VI

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- Hey, lupo! – chiamò Seth, lanciando sulla schiena di Jacob, una manciata di sassolini neri, raccolti sulla battigia.
Jacob dopo aver fatto da scudo al corpo di Renesmee, si voltò verso il giovane con gli occhi di brace.
- La smetti o no? E’ da quando siete arrivati che le stai appiccicato … - continuò il ragazzo, prendendolo in giro.
- Seth, piantala! – gli intimò, con voce bassa ed autoritaria.
- E tu lasciala respirare … - sghignazzò, avvicinandosi.
- Seth! – ripeté l’alfa incattivito, serrando la mascella.
Il giovane lupo alzò le mani in segno di resa.
- Ti vuole Billy … - si giustificò.
Jacob si alzò, seccato per l’interruzione e, lasciando un bacio leggero sulle mani di Renesmee, fece per allontanarsi.
- Tranquilla, ti faccio compagnia io. – disse Seth, rivolgendole uno sguardo attento. Seth era forse il più dolce dei lupi, delicato nei lineamenti e anche nei modi, aveva sempre avuto un atteggiamento rispettoso ed educato nei confronti della piccola Cullen, fin da quando era bambina. Era stato un buon amico ed un fidato compagno di giochi, anche di quelli che Jacob riteneva inadeguati alla sua piccola.
- Seth! – lo richiamò perentorio, - Non tirare troppo la corda … - suggerì di spalle, mentre raggiungeva il suo vecchio.
Quando furono vicini, i due presero a parlare: il vecchio Quileute gli porse poi il suo cellulare e Jacob, chiaramente fuori di sé, si allontanò per poter parlare in pace. Tornò sui suoi passi dopo qualche minuto, lasciò cadere il telefono sulle ginocchia di Billy e si diresse verso Leah, che sedeva poco distante. Le rivolse solo poche parole e poi proseguì, con un’andatura minacciosa e pesante verso Renesmee e Seth.
A pochi passi da loro, con uno sguardo infuocato ed un cenno del capo, intimò alla ragazza di seguirlo.
Quando furono abbastanza lontani dagli schiamazzi del branco, Jacob si voltò di scatto verso di lei e, serrando i pugni, per contenere la rabbia che gli bruciava le membra, gridò : - Dannazione, Renesmee, come hai potuto? –
- Jake … - sussurrò lei, sorpresa ed intimorita da quello scatto d’ira che mai gli aveva visto dipinto in volto.
- Mi hai mentito! – urlò ormai fuori controllo. – Hai detto di avere il loro consenso! – continuò con un tono rabbioso che ad ogni sillaba si colorava di delusione.- Dannazione! – imprecò ancora. – Se tua madre fosse stata viva, le avresti fatto saltare le coronarie …  - concluse, cercando malamente di imprimere un ritmo regolare al respiro concitato.
- Io … - cercò di dire con le lacrime che ormai non davano più tregua agli occhi. - Io … volevo solo stare con te … - terminò mentre, colpevole, abbassava il volto sulle proprie mani, che continuava a tormentare.
- Ti hanno cercato per ore, fino a che non hanno immaginato che fossi qui. – continuò, come se neanche avesse sentito il tentativo di Renesmee di giustificarsi. - Dici di essere cresciuta … ma sei solo una ragazzina, una ragazzina egoista e viziata che crede di poter avere tutto ciò che vuole … - disse, con un filo di voce, deluso, amareggiato e con una voglia incontrollabile di fuggire.
- Jacob … - la voce di Leah, a pochi passi alle sue spalle, fece sobbalzare Renesmee, che con gli occhi pieni di lacrime pungenti, tentava di ripristinare un contatto con quelli chiusi e disperati del ragazzo.
- Starai con Leah ed Embry, a casa di Billy, fino a che non arriveranno i tuoi … - le disse dandole le spalle, ancora scosso dalla rabbia, che aveva miracolosamente tenuto a freno, soltanto per l’esperienza di anni di convivenza col lupo che era in lui.
- Jake … - lo chiamò ancora, mentre la lupa si avvicinava per eseguire l’ordine.
- Ho bisogno di stare da solo adesso. – la freddò, allontanandosi e sparendo dopo pochi secondi nel buio della boscaglia.

Renesmee se ne stava seduta sul piccolo letto di Jacob, il suo profumo era forte, ma non  aveva nulla di rassicurante e caldo, come lo aveva sempre percepito sin dal primo istante di vita.
Ogni volta che respirava ed esso si faceva strada nei suoi polmoni, attraverso le narici, era come un ferro incandescente, che la bruciava dall’interno.
Le parole che le aveva riservate, erano state crude lame che continuavano a ferirla ogni volta che, nella mente, si riappropriavano dei suoi pensieri. Gli occhi erano umidi per le lacrime, che continuavano a scendere costanti e silenziose, come gocce d’acqua piovana che le erodeva l’anima.
- Cosa c’è, principessa … - l’apostrofò Leah, - … La servitù ti si è rivoltata contro? – continuò, affondando, acida nella ferita.Renesmee non rispose: la sua mente era completamente prostrata al dolore che sentiva.
- Perché non mi dici cosa hai combinato? – provò addolcendo il tono.
Ma l’altra continuò, silenziosa a puntare lo sguardo nel vuoto.
- Ok, scusa … - le sussurrò la lupa senza guardarla. - … Sono davvero … acida. Hanno ragione i miei fratelli, ma che vuoi farci: ognuno ha il suo dono, no? – cercò di giustificarsi.
- Sono scappata di casa … - le rispose. - Mi mancava, mi mancava troppo … - continuò, passando l’indice di una mano sulle lenzuola stropicciate.
- Uh, l’hai fatta grossa stavolta! – disse abbozzando un sorriso.  – Ma a Jacob passerà. – cercò di rassicurarla.
- Non mi aveva mai parlato così … - sospirò Renesmee, cercando conforto negli occhi neri di Leah.
- Ok, forse dovreste chiarirvi. Andiamo. – disse, porgendole la mano. – So dov’è! – le rivelò.
- Ma l’ordine che ti ha dato? – si preoccupò l’altra.
- Non era un ordine alfa. – le spiegò, scrollando le spalle, come se non fosse veramente importante. – E poi … - continuò con un guizzo di indipendenza negli occhi. - … Io sono la sua beta, ho diritto ad un minimo di autonomia, no? – le sorrise e, aprendo la finestra, la invitò a seguirla silenziosamente, mentre Embry, stravaccato sul divano di Billy, seguiva la telecronaca di una partita di baseball.

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