La runa

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Lizzie rimise i piedi in camera sua dopo due giorni esatti da quando aveva deciso di uscire per correre. Si stupì di trovare ancora sul suo letto il post-it. Solo due giorni, ma le erano sembrati sei mesi, un periodo di tempo molto più accettabile in proporzione al cambiamento che aveva subito la sua vita.

Prima di andare a letto, Lizzie sentì i genitori che al piano di sotto chiudevano la porta con un doppio giro di chiave e sorrise al solo pensiero di uscire di nuovo. Solo immaginare di mettere di nuovo piede fuori le dava un senso di vertigine. Qualcuno direbbe che ho imparato la lezione.

La casa si spense, la luce e i suoni cessarono mentre Lizzie, distesa a letto, si godeva tutti i piccoli rumori che la notte portava con se, come il fruscio del vento tra gli alberi vicino casa. Quel suono era come un filo che la trascinava nei ricordi di una vita passata.

Poi un rumore diverso, come una pietra che lasciata in acqua disturbasse l'armonia di quel momento.

Si sollevò a sedere e allungò il collo per guardare fuori dalla finestra. Il suono si ripeté.

Un sasso contro la sua finestra. Banale.

Lizzie si alzò e corse a sollevare il vetro. Mentre l'aria fredda entrava prepotente, lei vide Xander, giù, che le sorrideva complice.

Xander prese la rincorsa e con un unico salto riusci ad aggrapparsi ai bordi della finestra, infilandosi dentro con un agile movimento del busto. Lizzie non si stupì, il suo lupo era in grado di fare tutto.

Non appena fu dentro lei si gettò tra le sue braccia. Non aspettarono neanche di salutarsi che Xander le sollevò il viso cercando le labbra di lei. Fu un bacio di puro fuoco.

Quando Lizzie gli morse un labbro lui si staccò e scese a baciarle la linea della mascella, il collo, la clavicola. Le mani, che non l'aveva lasciata un solo momento, adesso le accarezzavano la schiena, infilandosi sotto la maglia del pigiama.

Lei lo strinse a sé, bruciante della stessa fiamma che l'aveva già accecata nel bosco e in ospedale. Era un dolore a cui semplicemente non poteva sottrarsi, che le annebbiava la mente e le toglieva qualsiasi equilibrio. Era puro desiderio di lui, animale.

Xander la stava per prendere in braccio quando qualcosa attirò la sua attenzione ed Lizzie lo lasciò di malavoglia allontanarsi da lei. Lo vide guardarsi attorno nella stanza, disturbato chiaramente da qualcosa. Un basso ringhio gli salì dal petto ed Lizzie poté vedere i suoi muscoli irrigidirsi.

"Xander, tutto bene?"

Lui si staccò da lei, lasciandole le mani bruciare per il freddo senza il calore di lui.

Xander annusò l'aria, chinato leggermente in avanti, ed Lizzie arrossì violentemente mentre cercava di ricordarsi quando era stata l'ultima volta che aveva fatto cambiare aria alla stanza. Tornando dal college aveva spalancato la finestra per far uscire l'aria stantia di chiuso, ma dopo? Nel panico cercò di attirare di nuovo l'attenzione di lui. "Xander?" sussurrò nella sua direzione.

Lui si giro verso di lei, i grandi occhi scuri guardinghi, "C'è puzza di magia" disse solamente.

Lizzie rimase interdetta a quelle parole. Di che stava parlando? Di magia magia? Cioè quella magia? Quella di maghi, bacchette e cappelli a punta?

Lo fissò sconcertata dai suoi stessi pensieri, doveva aver capito male, "Di cosa stai parlando?"

Xander ringhiò di nuovo ed Lizzie non poté fare a meno di sussultare.

Lo vide ergersi in tutta la sua altezza, mentre raddrizzava la schiena, e le sembrò enorme nella sua piccola stanza di quando era adolescente.

"Sono sicuro che ci sia della magia in questa stanza, Lizzie!" ripeté a bassa voce.

Il legame tra di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora