Gli Astoria

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Sua madre cinguettò un leggero "Siamo arrivati!", proprio mentre la macchina rallentava per accostarsi ad un imponente edificio a quattro piani. Se era antico o se voleva solo sembrarlo, Lizzie non avrebbe saputo dirlo.

Dentro furono accolti da un maggiordomo alla cui vista Lizzie rimase completamente basita.

Mettendo per un momento da parte il pensiero di Xander, si guardò attorno.

Sua madre doveva essere seriamente impazzita!

Cosa ci facevano loro in una casa come quella? Il soffitto alto mostrava cieli al tramonto e cornici barocche adornate da putti dispettosi.

I mobili, immensi, si sollevavano da terra facendo peso su sottili gambe intarsiate, come animali che allungavano il collo per sbirciare con curiosità i nuovi arrivati.

Il maggiordomo indossava occhiali ramati che si abbinavano perfettamente ai bottoni della sua livrea.

Infine, di fronte all'ingresso, monopolizzando l'attenzione di chiunque entrasse, un'enorme statua di una donna bellissima, con un vestito lungo fatto dagli stessi capelli che le scendevano sulle spalle e sul corpo, intrecciati in una sensuale rete.

I coniugi Astoria li stavano aspettavando. Erano vecchi, pensò Lizzie, lontani dal ricordo che aveva lei dell'eccentrica coppia che veniva alle cene di natale.

Il viola però era rimasto, notò divertita.

Il maggiordomo li fece accomodare in un salotto con grandi finestre che davano su un cortile interno. La luce filtrava attraverso pesanti tendaggi color panna.

La signoria Astoria era una donna magra, vestita con una lunga vestaglia viola scuro, fermata in vita da una cintura dorata. Il signor Astoria invece indossava un completo che si armonizzava perfettamente con il vestito della moglie, con il panciotto elaborato dai grandi bottoni in oro.

Stare seduta nel loro salotto, sembrò ad Lizzie, più surreale dei lupi nel bosco.

"Madre, sono qua!" cantilenò alle sue spalle una voce che Lizzie non conosceva.

Un ragazzo dai folti capelli ricci e biondi stava entrando in quel momento.

Lizzie trattenne il respiro senza accorgersene e sentì il fantasma di una risatina provenire da sua madre.

"Oh, Ottavius! Vieni pure!" disse la signora Astoria.

Lui entrò e si sedette su una delle poltrone che facevano da contraltare ai due divani sui quali erano seduti tutti loro.

Il signor Astoria battè le mani, attirando l'attenzione dei Thompson. Lizzie, sentendolo parlare, ebbe la sensazione che fosse un uomo davvero sgradevole.

"Benvenuti nella mia casa, signori Thompson!" disse, "Signorina!" aggunse facendo un cenno della testa nella direzione di Lizzie, senza però girarsi nella sua direzione.

"Sapete che non sono un tipo che ama perdersi in convenievoli, perciò propongo di andare direttamente al motivo della vostra visita!"

Inaspettatamente, il padre di Lizzie prese la parola, "In realtà, signor Astoria, nostra figlia non è al corrente del motivo per cui siamo qui. Preferivamo prima farle incontrare Ottavius e vedere come andava."

Lizzie fissò suo padre con una strana sensazione allo stomaco. Di cosa stava parlando? Sapeva che erano lì perché suo madre sperava di farla mettere con Ottavius, non ne aveva certamente fatto mistero. C'era dell'altro? Si girò a fissare Ottavius, per vedere se anche lui mostrasse segni di confusione.

Il legame tra di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora