Ophelia prese un grande respiro, poi si allontanò di qualche passo dal ragazzo sul suo divano. Aveva perso i sensi, quello era ovvio. Aveva gli occhi chiusi, le lunghe ciglia nere che si arricciavano verso l'alto. Le sue labbra erano semiaperte, come se fossero state interrotte durante un urlo. Cosa che probabilmente era successa, considerando le sue condizioni.
La ragazza lo sollevò delicatamente, poggiandogli una mano sul petto e una dietro la schiena, e lo sistemò in modo tale che potesse ripulirgli e medicargli le ferite. Proprio in quel momento il suo cagnolino, Jupiter, corse nel salotto, abbaiando contro lo sconosciuto.
-Jup, no! Jup, fai silenzio per favore...- tentò di pregarlo, prendendolo in braccio e allontanandolo. Lo riportò nella sua stanza e chiuse la porta, ma non a chiave. Jupiter era talmente piccolo che non sarebbe mai riuscito ad aprirla. Ritornò in salotto, e per poco non perse l'equilibrio nel vedere il ragazzo con gli occhi aperti, in piedi in mezzo alla stanza.
-Carino il tuo cane- furono le sue prime parole, mentre il suo sguardo vagava per tutto il salone. Ma non si posò mai su di lei, che si schiarì la voce come infastidita da quel suo menefreghismo.
-Anche le tue ferite non sono niente male- rispose -sarebbe meglio se gli dessi un'occhiata-
Solamente in quel momento i suoi occhi incontrarono quelli di Ophelia. E la ragazza, per la seconda volta in quella giornata, ebbe la strana sensazione di avere già visto quegli occhi e quel ragazzo da qualche parte.
-Oh, fidati, non ce n'è bisogno. Guariranno da sole-
-No no, non se ne parla neanche. Io ti ho salvato la vita, ora tu per ricambiare il favore ti siederai su questo divano e ti farai medicare quelle ferite-
Lui la guardò di nuovo, le labbra piegate in un mezzo sorriso. Ophelia non sbatté ciglio, aspettando che facesse esattamente quello che gli aveva chiesto. Alla fine si incamminò, a passo volutamente lento, verso il divano. Vi si lasciò cadere, senza staccare per un attimo gli occhi da quelli della ragazza.
-Hai ragione- disse, con tono di voce improvvisamente molto meno spavaldo di prima -tu mi hai salvato la vita, e io ti sarò eternamente grato per questo-
Ophelia sorrise, quasi controvoglia.
-Beh, l'eternità è un bel pò di tempo, non trovi?-
-Passa subito, se sei con le persone giuste-
-Parli come se avessi vissuto per mille anni- commentò, con un risolino -Stai fermo e immobile lì dove sei, io vado a prendere dell'acqua e delle bende- e si incamminò verso il bagno, dove riempì una bacinella con dell'acqua non troppo calda, un asciugamano pulito e un rotolo di bende. Poi ritornò in salone e, con un sospiro di sollievo, notò che il ragazzo era rimasto esattamente dove lo aveva lasciato.
-Vedi, sono ancora qui- disse, mentre Ophelia si sedeva accanto a lui sul divano. Le sembrò estremamente imbarazzante una vicinanza così, perciò si allontanò di un pò, avvicinandosi al bracciolo.
-Quando vorrai, mi dovrai spiegare due cose. La prima è come avete fatto tu e il tuo amico ad entrare il libreria senza che il portiere vi dicesse nulla. La seconda è come hai fatto a ridurti così e come mai ti sei ritrovato proprio davanti alla porta del mio appartamento-
-In verità queste sono tre domande-
-Ma per ora- lo interruppe -la cosa più importante è medicare le tue ferite, e anche darti dei vestiti nuovi. Dovrei avere qualche vecchia felpa di mio padre, nell'armadio. Ti darò una di quelle-
Lui annuì, e Ophelia prese la bacinella e l'asciugamano.
-Potrei farti un pò male, ma giuro che non è mia intenzione-
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❝ 𝐇𝐔𝐌𝐀𝐍 ❞ || 𝑫𝒓𝒖𝒊𝒈
Fanfic"𝘐𝘯 𝘱𝘳𝘪𝘯𝘤𝘪𝘱𝘪𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘤'𝘦𝘳𝘢 𝘯𝘶𝘭𝘭𝘢. 𝘚𝘰𝘭𝘰 𝘰𝘴𝘤𝘶𝘳𝘪𝘵𝘢̀, 𝘥𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘶𝘯𝘲𝘶𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘴𝘪 𝘷𝘰𝘭𝘨𝘦𝘴𝘴𝘦 𝘭𝘰 𝘴𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘰. 𝘗𝘰𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘭𝘶𝘤𝘦 𝘦𝘳𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘢𝘳𝘴𝘢 𝘪𝘯 𝘧𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭'𝘪𝘯𝘧𝘪𝘯𝘪...