[ 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟔 ]

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Ophelia era stesa sul divano a fissare il soffitto, una coperta tirata fino al mento. Ora che sia Druig sia Kingo erano in altre stanze, era rimasta sola con i suoi pensieri, che iniziavano ad assalirla.

Non riusciva a chiudere occhio, non riusciva neanche a muoversi. Sembrava quasi un cadavere, tanto che era immobile. Anche Jupiter si era addormentato, acciambellato sul pavimento accanto a lei. Avrebbe quasi voluto svegliarlo, solamente per avere una compagnia. Ma non lo fece.

L'orologio segnava le tre del mattino. Rimase a fissarlo, sperando che in qualche modo il tempo di velocizzasse. Ma le lancette camminavano lentamente, troppo lentamente. Allora Ophelia si alzò. Pensò che Kingo e Druig dovessero essersi addormentati già da tempo, poiché dalla loro stanza non proveniva alcun suono. In realtà tutto l'appartamento era diventato stranamente silenzioso, come se qualcuno o qualcosa avesse risucchiato via tutti i suoni.

Si guardò intorno, e si ricordò solamente in quel momento che probabilmente i suoi genitori erano preoccupatissimi per lei. Non si era fatta sentire neanche una volta, da quando era uscita dalla libreria. Andò verso l'armadio che era proprio accanto all'ingresso ed estrasse il suo telefono dalla tasca del cappotto che aveva indossato quel giorno. Lo aprì e, come aveva previsto, trovò una decina di chiamate perse da suo padre. Si voltò sbuffando, e trovò Druig steso sul divano che sfogliava uno dei suoi libri, sicuramente preso dalla libreria in camera sua. Con un urletto di sorpresa, Ophelia lasciò cadere il telefono, che cadde a faccia in giù sul pavimento.

-Oh, cavoli- disse Druig, mettendosi a sedere e chiudendo il libro -Spero che non fosse niente di importante-

-E' il mio telefono- spiegò lei arrabbiata, recuperandolo da terra. -Spero solamente che non si sia rotto-

Ophelia non era affatto dell'umore giusto per continuare a discutere. Si sedette sul divano accanto a Druig e prese il libro, rigirandoselo tra le mani. -Di solito nessuno si dimostra così interessato ai miei libri-

-Perché no?- Druig aveva un'aria arruffata, gli occhi ancora impastati dal sonno. -I tuoi libri non sono affatto male-

-Sono sempre stati come un diario. Ecco perché ho sottolineato così tanti passi- spiegò, aprendo una pagina a caso e mostrandogli ciò che stava dicendo. -Comunque è una cosa privata-

Si domandò se sembrasse pazza, e sospettò che fosse proprio così.

-E come mai i tuoi libri non dicono nulla su di me? Insomma, le storie struggenti d'amore, i romanzi rosa che tutte le ragazze adorano, le...-

-Ma tutte le ragazze che incontri si innamorano di te?- chiese Ophelia, interrompendolo.

La domanda sembrò sgonfiarlo, come un ago che punge un palloncino. -Non è amore- disse dopo una breve pausa. -Non credo di averlo mai provato veramente, in tutti questi anni. Eccetto forse una sola volta-. Il suo sguardo si fece lontano, irraggiungibile. 

-Ma comunque- riprese dopo un pò -non sono venuto qui per questo, ma perché ho sentito che eri ancora sveglia. Se sei davvero stanca posso metterti a letto io- continuò, con tono quasi gentile.

-In che modo, se posso chiedere?-

-Controllandoti la mente-

Ophelia si fermò a riflettere, domandandosi come aveva fatto ad essere così stupida.

-Ovviamente- commentò.

-Coraggio, sdraiati- le disse Druig, e lei lo fece. Lui poi si alzò in piedi.

Chiuse gli occhi, inspirò a fondo e tese una mano, in modo tale che fosse esattamene sopra la testa della ragazza. L'ultima cosa che Ophelia ricordava erano gli occhi di Druig spalancarsi e risplendere d'oro, poi solo buio.


                                                                                            ***


Ophelia fu svegliata dalla luce del sole che filtrava dalla finestra della cucina. Jupiter, non appena notò che la sua padrona era sveglia, iniziò ad abbaiare e a girare intorno al divano.

-Si si, buongiorno anche a te Jup- disse lei, sbadigliando. Si alzò dal divano, scostandosi le coperte di dosso, per poi incamminarsi verso la finestra. Nonostante il freddo di dicembre alle porte, quella che si ritrovò davanti sembrava essere una bellissima giornata. La luce del sole si rifletteva sull'acqua del fiume davanti a lei, che si increspava al passare dei battelli e delle piccole navi a vapore. Sembrava essere un giorno normale in tutto e per tutto, se non fosse che due Eterni erano seduti al tavolo della sua cucina.

-Buongiorno- la salutarono in coro, Kingo con una tazza di caffè in mano e Druig con le mani incrociate dietro la nuca.

-Buongiorno- li salutò lei, mentre Kingo le riempiva un'altra tazza con del caffè. -Dormito bene?-

-Moltissimo- rispose lui, sorridendo. Druig non aprì bocca.

-Quali sono i piani della giornata?-

-Per prima cosa devo chiamare mio padre e assicurargli che va tutto bene. E' da ieri pomeriggio che non mi sono fatta viva. Per seconda cosa andremo a comprare qualcosa per voi. Non potete rimanere a New York con questi vestiti, anche se sarò solo io a vedervi-

-Certo, lo stile prima di tutto- rispose Kingo annuendo. Sembrava realmente eccitato dalla cosa.

-Poi andremo a cercare Sersi- aggiunse Druig, facendo quasi andare storto il caffè ad Ophelia. -Devo farle una domanda-

-E dove dovremmo cercare? Insomma, non abbiamo sue notizie da quell'incidente con i Devianti...-

-Ma io so dov'è Ikaris- lo interruppe l'altro, alzando una mano. -Chi più di lui vorrebbe rivedere Sersi?-

❝ 𝐇𝐔𝐌𝐀𝐍 ❞ || 𝑫𝒓𝒖𝒊𝒈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora