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É la sera del venticinque dicembre, fra le strade c'è odore di festa, d'amore, il calore che solo la famiglia sa regalarti, le luci sono accese lungo le vie e dalle finestre possono sentirsi i bambini ridere e gli alberi di natale risplendere in tutta la loro bellezza.
Venticinque dicembre, natale, il giorno in cui tutti sono più buoni, il giorno in cui ci si avvicina alla propria spiritualità, il giorno in cui il proprio custode porta il suo dono a ciascuno di noi e ci dona una nuova forza per ricominciare un altro anno.
Tutti vivono questo giorno con speranza e felicità, tutti tranne lui.
Shigaraki Tomura, ormai ventunenne, continuava a chiedersi il senso di tale festività.
Perché essere più buoni in un giorno?
Un villain di sicuro non smette di compiere crimini solo per il bene di qualcun altro, anzi, a chi compie scempi tutti i giorni del parere degli altri non gliene frega proprio nulla.
Mentre gli hero? O i "buoni"? Non dovrebbero aiutare le persone tutti i giorni? E la stessa cosa non vale per tutto il resto della popolazione?

Shigaraki non riusciva proprio a capire l'ideale della gente, quelle persone con un piede in due scarpe, non sopportava proprio chi non riusciva a perseguire un ideale, le doppie facce, i traditori.
Per non parlare del fantomatico "custode" di adulti e bambini, in ventun anni di vita, mai una volta l'aveva percepito sentito o tantomeno visto.
Il tuo custode doveva proteggerti no? Doveva aiutarti e sostenerti ed allora perché...perché a lui non si era mai manifestato nessuno? Nemmeno...nemmeno l'anno in cui ne aveva più bisogno, nemmeno l'anno in cui la sua famiglia venne brutalmente uccisa da lui stesso.
Shigaraki iniziò a pensare che insieme alla sua famiglia avesse distrutto chiunque e qualsiasi cosa fosse legata a lui, abbandonandosi al mondo, al suo destino, potendo contare solo sulle sue forze.
Shigaraki camminava per le strade dei bassifondi di kamino, in quei luoghi, non c'erano regole, niente giorno speciale, nessuna speranza.
Si sfregava convulsivamente le mani cercando di scaldarsi, le temperature erano basse e se c'era una cosa che Shigaraki non sopportava quello era il freddo, per questo quando notò un bar mal ridotto ma accessibile, decise di fermarsi dalle sue ricerche sperando di riprendere almeno un po' di calore corporeo.
Era seduto al bancone mentre aspettava il suo ordine, quando una mano gli fu posata sulla spalla e quando si girò, una figura, un ragazzo, distava pochi centimetri dal suo volto.

X: "stellina pronto a..."

Il ragazzo non fece neanche in tempo a finire la frase che la mano di Shigaraki si posò con le cinque dita su quel volto.

Ecco l'ennesimo rifiuto umano che pensa di poter fare quello che gli pare solo perché l'ultimo orgasmo non l'ha soddisfatto a dovere, tsz... Schifo.

Ma i pensieri di Shigaraki vennero presto destabilizzati, quando, il ragazzo sotto la sua mano, non si mosse di un millimetro né tantomeno si disintegrò

X: "stellina datti una calmata, non mi sembra il modo migliore di rivolgersi al proprio custod-"

La mano di Shigaraki tornò ad aprirsi e a chiudersi su quel volto per diverse volte, come poteva non morire? Perché era ancora lì?.

Preso dal panico shigaraki fece l'unica cosa che gli venne in mente
Caricò un pugno e colpì in pieno volto il ragazzo, che anche questa volta però, non fece una piega, anzi gli afferrò il braccio e glielo bloccò al bancone.

X: "abbiamo finito? stavo dicendo, Stellina, sono il tuo custode, non puoi colpirmi o uccidermi come tanto vorresti, ma fidati la cosa non ti dispiacerà più di tanto, però puoi chiamarmi Dabi, piacere di conoscerti tomura"

Il ragazzo dai capelli azzurri rimase immobile, ormai si era arreso all'idea di riuscire a fargli del male e finché non attentava alla sua vita, per quanto seccante, non poteva fare nulla.
Si prese qualche secondo per sbattere le palpebre e osservare minuziosamente quel volto

Fra Le Ali Del DemoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora