Capitolo 1 - Riflessioni

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Fu un'idea di Wan-san.

Per esperienza personale, Atsumu sapeva che le idee di Wan-san erano da ascoltare, prendere con delicatezza e buttare direttamente nel secchio, ma nessuno lo voleva mai ascoltare.

Wan-san aveva pensato bene di introdurre Shou-kun al caffè, sicuro che l'eccitazione perenne dell'esca dei Black Jackals, unita a quella che portava la caffeina naturalmente, avrebbe annullato tutta la sua energia e sarebbe crollato a dormire in qualche angolo. Secondo lui, il sovraccarico sarebbe stato così eccessivo che il sistema di Shou-kun non ce l'avrebbe fatta e si sarebbe scaricato come un robottino con la spina staccata.

Non aveva preso in considerazione, però, che in matematica più per più risultava sempre e comunque positivo, quindi dovettero sorbirsi uno Shou-kun odiosamente energico che schizzava da una parte e l'altra della palestra, riuscendo addirittura nella storica impresa di far stancare Bokkun. Decisero di metterlo davanti alla Wii con una versione infinita di Just Dance fino a che non fosse svenuto. O morto, quello che sarebbe arrivato prima.

Fortunatamente sopravvisse.

Wan-san aveva anche proposto di regalare, per il compleanno di Meian-san, un pacchetto super romantico per le terme in Hokkaido da utilizzare con la sua storica fidanzata per un finesettimana da sogno. Fu orribile scoprire, una volta che il capitano scartò il regalo, che la ragazza aveva deciso di troncare ogni rapporto soltanto quattro giorni prima, prendendo baracche e burattini e scappando senza più voltarsi indietro. Il risentimento per la rottura era secondo solo a quello della perdita della poltrona che la tizia aveva avuto l'ardire di rubare, a cui il capitano teneva neanche fosse sua figlia.

Le lacrime di Kita-san, dopo aver perso la sua ultima partita all'Inarizaki, erano niente in confronto a quelle uscite dagli occhi di Meian-san al ricordo della fidata poltrona che lo accompagnava dalle superiori.

Atsumu, quindi, aveva con il tempo imparato a diffidare delle idee di Wan-san.

Ma lui aveva quell'istinto di sopravvivenza sovrasviluppato che era insito nel DNA di ogni bambino non figlio unico, meglio se primogenito. Quello che ti salvava la vita a scapito di quella di tuo fratello, quel brivido ancestrale che saliva su per la spina dorsale e ti convinceva che, tutto sommato, rasare i capelli di Osamu durante la notte, contando sul suo sonno comatoso, avrebbe portato più mali che gioie non appena si fosse svegliato l'indomani.

Shou-kun era il primo figlio, ma aveva avuto la fortuna di una sorellina adorabile come Natsu-chan. Non sapeva cosa significava dover crescere con un gemello, maschio in particolar modo. Non aveva dovuto difendersi da morsi, calci e spinte giù dagli alberi.

Bokkun era il bimbo più piccolo, quindi non avrebbe capito a prescindere.

Così quando un mercoledì di allenamento Wan-san si alzò dai suoi piegamenti e disse, con tono quasi sorpreso dalla propria ridicola idea, "Ragazzi, che ne pensate della serata cinema?" ecco, Atsumu avrebbe dovuto dar retta al suo istinto e fuggire a gambe levate per mai più voltarsi indietro.

Era una domanda innocente.

Tutte le idee di Wan-san partivano come innocenti, poi avrebbero dovuto passare i successivi venti giorni a rimediare ai problemi che, inevitabilmente, sarebbero spuntati fuori e avrebbero fatto piangere gente con tempra d'acciaio.

Mandò una richiesta mentale di scuse ad Aran-san, che si era trovato tragicamente impigliato nel più recente disastro di Wan-san.

Inoltre si trovavano a dicembre, mese concentrato di partite di beneficenza e comparsate negli ospedali, non avevano tempo per correre ai ripari prima che il grassone in rosso decidesse di far visita in città.

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