Natale a casa raq

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Mi hanno chiesto cosa fosse, per me, il Natale.
Ebbene, a casa raq, ci sono due versioni.
La pre e post mia figlia.

1) Versione pre figlia

La versione pre è quella delle Madonne, delle «Svegliati presto che dobbiamo preparare» e lo "svegliati presto" corrispondeva alle sette circa del mattino di un giorno festivo e, quindi ecco che scendevano le sopracitate Madonne e lo facevano anche allegramente in fila per tre col resto di due. E con loro venivano sempre pure i parenti. Quelli che non caghi mai fino alla settimana più ipocrita dell'anno. Quella del "semo tutti più boni"
E via con i "Quanto sei cresciuto', "Quanto sei diventato bello" e, per ultima, "Quando ci porti una brava ragazza a casa?"
«A zì e fatte i cazzi tua no? Prima de tutto casomai la porto a casa mia (e se nun ce stanno i miei se fa pure robba nda), mica vengo da te che l'urtima vorta che semo venuti a casa tua è scoppiata Chernobyl... E poi a zì, te ricordi quanno l'anno scorso m'hai regalato quelle mutanne co i ciucci? Belli vero? Si pe uno che c'ha 6 anni. Ora a 20 te posso mannà a fanculo o no? Ah no? Dovemo esse tutti più boni... A zì magari te annassi a fa un viaggetto a Montecatini pe quer problemino intestinale che c'hai sempre... spe come se chiama? No #parolapsi , quella è robba de gramma.tiche . Ce l'ho sua punta dea lingua! A si stipsi cronica vero. Ecco magari te sturassero, però, poi, fischi eh... Eh no a mà, j'ho augurato de cacà mejo mica de morì sur cesso...."
E dopo tutto ciò non vedi l'ora che se ne vadano tutti a fanculo.
Oppure, un'altra versione pre è quella che te metti seduto a tavola alle 12 e ti rialzi da quella stessa tavola alle 17 lanciando strali venusiani e maledizioni varie perché, come ogni anno si mangia troppo e dici, ovviamente, che il prossimo Natale sarà diverso, più "modesto" di cibo pensando a tutti quei poveri cristi che non hanno le nostre stesse fortune. E, mentre ci si alza faticosamente dalla sedia, per raggiungere il divano a ben ventotto centimetri di distanza, cadi distrutto su di esso imprecando per quell'oliva mangiata alla fine del pasto più per gola che per fame vera e propria. E non pensi ai tre quintali di fritti che hai mangiato dalle dodicipuntozerozero fino alle dodicipuntozerodue, oppure ai sette cannelloni ingurgitati dalle 12.47 fino alle 13.01, oppure alle quattro porzioni di lasagna divorati dieci minuti più tardi. Poi, dopo un piccolo culin break e, cioè, una pausa chiappe ormai sedimentate più che sedentarie, si riparte con un piatto di tortellini in brodo, quattro costolette di abbacchio alla scottadito, cinque cotolette panate, due forchettate di insalata con cipollotto fresco ammazzavampiri e ammazzaparenti serpenti, dodici noci in attesa del tiramisù fatto in casa da zia Rosina con trentasei uova fresche prelevate dal culo delle galline alle quattro del mattino e, per ultimo, il pandoro rigorosamente tirato fuori da nonna e comprato al discount del discount. Marca: Vero Pandoro di Mosca, made in Siberia, dove al posto dello zucchero a velo ci sono veri granelli di ghiaccio secco siberiano. E sei costretto a mangiarlo perché nonna è nonna. È quella che ti regalava 50 lire quando già all'epoca non valevano un cazzo e mamma ti guardava con le lacrime agli occhi e ti diceva "E il pensiero che conta". È vero ma al tabaccaio, quando gli chiedo le Big Babol, non è che basta il mio pensiero di fare il pallone più grande del mondo per andarmene a fanculo da solo. Eh no. Però quelle sei fettine di pandoro le mangi e, per ultima, quell'oliva. Quelli'nfima oliva che ti guardava sfidandoti.
Bastarda tutta colpa sua che alle sei meno un quarto mi fa stare sdraiato in fin di vita sul divano adducendo che, per me, la.giornata mangereccia sarebbe terminata in quel preciso istante.
Ma il Natale è bastardo. Se non hai l'animo natalizio lui è lì pronto a vendicarsi e quando, alle diciannove spaccate tua madre comincia a dire "Riscaldiamo un po' di lasagna o uno dei centoottantre cannelloni che sono avanzati che riscaldati sono più buoni?", il tuo stomaco ha un sussulto, come se, le farfalle che una volta avevi nello stomaco, e che ormai sono diventate pterodattili assetati di sangue e cibo, chiedono ancora qualcosa da sgranocchiare. Una cosa leggera però, tipo due o tre cotolette panate e un paio de costolette così rimane ancora un po' di spazio per il torrone e per il panettone al cioccolato. L'insalata no però, che il cipollotto di Tropea mi si ripropone... E poi le mie orecchie odono:
"Dai tiriamo fuori la tombola"
Ed io vomito e non per il cibo o, almeno, non solo per quello...

2) Versione post figlia

La versione post figlia è quella tutta cuoricini rossi e bianco neve. È quella che prepari insieme a lei il presepe e ti chiedi perché, in un metro quadro, hai millesettecento pecore e mentre ti gratti la testa dovuto al fatto che le pecore sono tutte made in terra dei fuochi, tua figlia fa:
«Papà sono tanto teneri gli agnellini vero?»
«È vero amore mio» e intanto pensi che co' du' patate so ancora piu tenere.
È quel natale dove sali anche l'ultimo piolo della scala, quello che neanche Yuri Chechi ha avuto intenzione di affrontare per un medaglia d'oro e mentre tu, impavido, l'affronti per mettere l'ultimo filo di lucette der cazzo che se bruciano ogni anno.
È quel Natale che alle ventidue esatee, facendo finta di andare in bagno per un cagotto improvviso, prendi tutti i regali di natale di tua figlia e li metti sotto l'albero e, contemporaneamente, porti le lancette in avanti di due ore che manco in Australia è ancora Natale ma, a casa raq, bisogna far presto. E poco importa se tua figlia ti fa notare che la sveglia della cucina segna le 22 e, per risposta, sei costretto a dare la colpa a quella befana di tua suocera che ha manomesso l'orologio (mi scusi signora Befana se l'ho chiamata suocera).
E poi è quel Natale che, dopo aver aperto tutti e settantasette i regali (solo per mia figlia e, ovviamente, per la mamma della figlia) ringrazio Babbo Natale che ha portato tutti i doni (io, invece, ringrazio Mamma Mastercard che adesso fa pure i pagamenti rateali così pagherò un po' per volta fino al prossimo indebitamento di natale 2022). Buon Natale a tutti. Ah dimenticavo... a Nicò ma manco st'anno un regalo pe me? Come? Me lo porta la Befana de mi socera? Mazza che sfiga... Pure st'anno sarà er solito dopobarba demmerda.

3) Versione pre (2021 edition)

Eppure, ieri, quel Natale pre figlia è tornato. Tipo ritorno al futuro. Ho incontrato, per caso, un mio cugino di terzo grado insieme alla nonna della sorella della zia del cugino del padrino del fratello dello zio di terzo grado della compagna, di cui neanche sapevo l'esistenza.
E lei che vuole fare? Come tutte le nonnine e vecchine, mi vuole baciare per forza e la vedo lì, davanti a me, con un sorriso che mi rivela l'ultimo dente rimastole in bocca più per disgrazia che per voglia di rimanerci, e la vedo avvicinarsi ma, fortunatamente, la fermo accusando il covid di non poter sfruttare questo momento di cotanta grazia. E lei di rimando
«Ma sono vaccinata! Mi hanno pure inculata tre volte col freezer»
Rido a mezza bocca. Povera nonnina che non capisce più un cazzo:
«Nonnina si dice inoculata e, poi, Pfizer non freezer»
Mi fissa in modo così fermo che le si intravedono perfino le cataratte...
«Lo so come si dice ma il bel virologo settantenne, conosciuto su IG, l'ha voluto fare lì, all'aperto, con solo un grado di temperatura... Aveva il siringone freddo... Capisci a me. E quando mi ricapita di farlo con un toy boy simile»

Buon Natale a tutti

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