#34 If I Were She.

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“Ho la sensazione di conoscerti da tempo.”

Yvette mi accarezzò le guance infreddolite e si avvicinò più a me coprendoci con la coperta:

“Mi conosci già, più di chiunque altro.”

“No. A me sembra di averti tra le palle da sempre.”

Mi alzai e le buttai il cuscino in faccia:

“Che amore che sei.”

Ridemmo entrambe e Dana e Julia ci interruppero entrando nel salottino della suite. Si avvicinarono a noi e poi ci porsero delle chiavi:

“Bene, ragazze. Sapete che dovete fare le brave anche se siete in viaggio, vero?” Annuimmo: “Bene, allora eccovi le chiavi della vostra stanza:non fate troppo chiasso.”

“E se avessi bisogno  di qualcosa?”

“Hai 25 anni, Rita.”

“Giusto.”

Mi alzai in piedi caricandomi Yvette sulle spalle e corremmo lungo il corridoio dell’albergo. Eravamo arrivate a Parigi per girare alcune scene nelle location degli studios: Katie e Gregg ancora non si erano fatti vedere. Feci scendere la ragazza dalle mie spalle ed infilai la tessera nell’apposito contenitore in ferro attaccato alla porta:

“Mi chiedo perché proprio a Parigi.”

“Non lamentarti, Rita.”

Dandomi una pizza sul fondoschiena, Yvette si fece largo nell’ampia stanza luminosa buttandosi subito sul morbido divano in pelle. Mi guardai attorno confusa dall’immensità della stanza e, vedendo le vetrate che si prolungavano lungo le pareti, mi ci appiccicai sconvolta guardando quella città stupenda sotto la luce delle stelle. Qualcuno cominciò a bussare ed Yvette sbuffò alzandosi:

“Che bello.”

Mi voltai ed Yvette mi indicò Katie:

“Non avete idea di quanto cazzo mi dispiaccia; ma Dana e Julia mi hanno chiesto di …”

No, Dio ti prego no. Tutto, ma non quello:

“Mi hanno chiesto di dirvi che io dovrò dormire con voi.”

Accidentalmente, sconvolta, sbattei la testa sul vetro e subito mi rimisi dritta cercando di riprendermi. Yvette soffocò una risata e fece cenno a Katie di entrare:

“Vieni, ti mostro il resto della stanza.”

Le due ragazze mi lasciarono da sola ed io, vedendole allontanarsi, infilai la testa sotto l’acqua gelata sentendomi soffocare. Arrancando sotto i brividi dell’acqua, chiusi il rubinetto fracicandomi  completamente:

“Che fai?”

Yvette si sedette sul ripiano accanto al lavandino e mi porse un asciugamano continuando a masticare una caramella:

“Cerco di uccidermi, ecco cosa faccio.”

Mi diede una botta sulla nuca e scese incrociando le braccia al petto. Sospirò e mi avvolse i capelli nel morbido telo afferrandomi i lati della maglietta. Alzò un sopracciglio come per chiedermi il permesso ed io annuii. Cominciò a tirare su la maglia bagnata e Katie fece il suo solito ingresso:

“Dio, scusatemi.”

Sbuffai ed Yvette lasciò la maglia al suo posto:

“Non è niente, tranquilla. Stavo solo aiutando Rita con la maglia: è completamente zuppa.”

“Si, lo vedo.”

Katie mi indicò con gli occhi il reggiseno nero che si intravedeva nella trasparenza della maglia bianca che, a causa dell’acqua, era diventata trasparente. Afferrai di corsa la felpa che Yvette teneva legata alla vita e me la poggiai sul petto:

Woah.I know.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora