4. Fire on fire

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Sdraiato a pancia in su nella sua stanza d'ospedale, Simone fissava il soffitto, spaesato e confuso. Era frastornato dalle emozioni contrastanti che provava e per via di tutti i farmaci che stava assumendo. Doveva essere stato un incidente terribile, a giudicare dai lividi che gli percorrevano il corpo e dalle fitte lancinanti che accompagnavano ogni suo movimento, eppure non ricordava assolutamente nulla di quanto era successo, né dei mesi precedenti. I suoi ricordi si arrestavano alla fine di settembre: il terzo anno di liceo era appena cominciato e la sua vita era stata sconvolta dall'inaspettato arrivo a Roma di suo padre, nonché suo professore di filosofia. Un incubo, a tutti gli effetti.

Con fatica si mise a sedere sul letto. I medici avevano detto che il trauma cranico dovuto all'incidente e il coma prolungato gli avevano causato una temporanea perdita di memoria: presto avrebbe potuto parlare con suo padre e con il resto della famiglia.

Laura dov'era? Aveva voglia di parlare solo con lei in quel momento - era l'unica di cui si fidasse davvero: era la sua fidanzata, dopotutto. Tuttavia, pensare a lei non gli provocava affatto il tipico rimescolamento interiore che sentono le persone innamorate. Percepiva una sensazione ben diversa: nutriva nei suoi confronti quello che avrebbe potuto definire un profondo affetto, ma niente di più - o forse era solo l'effetto dei farmaci che gli avevano messo lo stomaco sottosopra?
Il ragazzo era visibilmente scosso.

Si alzò dal letto e andò verso la porta della stanza, per vedere cosa stava succedendo fuori. In fondo al corridoio, vide Laura. Era arrivata da poco: notò che stava parlando con suo padre, il quale la guardava preoccupato, gesticolando nervosamente. Non riusciva a capire quello che si dicevano, ma sembravano entrambi molto tesi. Dopo una mezz'ora che gli parve interminabile, Laura abbracciò Dante: suo padre pareva decisamente sollevato. Dopodiché, la ragazza si girò verso Simone: gli fece un cenno d'intesa con il capo, poi corse verso la sua stanza ed entrò.
Simone aveva mille domande da porle, fiducioso che almeno lei potesse districare i dubbi e gli interrogativi che gli affollavano la mente.

- Simone ! Finalmente... Mamma mia, che spavento che ci hai fatto prendere !

Laura gli corse incontro e lo abbracciò forte. Simone gemette per il dolore: con il braccio destro rotto e il corpo pieno di lividi, persino respirare gli costava un'immensa fatica.

- Ti ho fatto male? Oddio scusami...

Simone le rivolse un sorriso di incoraggiamento.

- Non ti preoccupare, davvero !

Era felice di vederla: al di fuori di medici ed infermieri, era la prima persona con cui parlava dopo il suo risveglio.

- Grazie per essere venuta subito. Ho mille cose da chiederti. Ho visto che stavi parlando con mio padre, poco fa...

- Sì, mi ha spiegato quello che ti è successo.

- Bella merda, eh? Non ricordo nulla da fine settembre ad oggi.

- Povero Simone...

Laura gli fece una carezza.

- Tuo padre mi ha detto che io sono stata una delle prime persone che hai nominato al tuo risveglio... È vero?

- Sì, è così. Sei la mia ragazza, è normale, no?

Laura abbassò lo sguardo, senza rispondere. Dante l'aveva pregata di dire a Simone come stavano realmente le cose, visto che al momento era la persona di cui Simone si fidava di più. Avrebbe potuto raccontagli una versione diversa dei fatti - dirgli che stavano ancora insieme, che si amavano come prima. Era ancora innamorata di lui... Ma prima ancora di questo, era sua amica: gli voleva bene e voleva il suo bene, perciò gli avrebbe detto la verità - anche se ciò implicava perderlo.


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