8. City of stars

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"... Cara Virginia,

Non ci conosciamo, o meglio: tu non conosci me, mentre io ti conosco da sempre.

Mi chiamo Virginia e sono la figlia maggiore di Margherita.


Come vedi, abbiamo lo stesso nome: ovviamente non si tratta di un caso... Mia madre ha avuto tre grandi amori nella sua vita: i suoi figli, la letteratura e te (non necessariamente in quest'ordine).

In questa lettera voglio raccontarti tutto quello che la tua Margherita non ha potuto dirti, ma che sperava un giorno tu sapessi. Ho ricostruito la vostra storia grazie ai suoi diari, ma devi sapere che il tuo nome non mi era affatto sconosciuto prima di leggerli: mia madre ha sempre parlato a me e ai miei fratelli di te - per noi eri "zia Virginia", la mitica compagna di avventure di mamma, straordinaria attrice di teatro e donna dalle mille qualità.

La prima pagina del suo primo diario si apre con una tua foto, ritagliata da un giornale, seguita da alcune battute del monologo che avevi pronunciato in un teatro di Milano anni e anni fa, quando lei ti sentì parlare per la prima volta e si innamorò perdutamente di te. Aveva descritto per filo e per segno i due meravigliosi anni che avete trascorso l'una al fianco dell'altra - le tournée, i viaggi, i momenti solo vostri, i suoi pensieri, tutte le stelle che ti ha dedicato.

Il racconto della vostra vita insieme si interrompe quella terribile sera di ottobre, quando il nonno (mi duole doverlo chiamare così, perché per me lui non esiste più - non lo perdonerò mai per quello che vi ha fatto) vi ha viste scambiarvi un bacio. Da lì, la vita di mia madre è cambiata per sempre. LEI è cambiata per sempre.


Costretta dalla famiglia, incalzata dal suo futuro marito (nonché mio padre), dovette partite con lui per l'America, dove si trovava un amico di famiglia che si era offerto di ospitarli e di aiutarli a trovare casa, per la loro futura famiglia. A mia madre però non importava granché - l'unica famiglia che avrebbe voluto avere le era stata portata via: eri tu.

Un anno dopo il loro arrivo in America nacqui io: quando mamma vide che ero femmina, non ebbe dubbi su quale nome darmi - mi sarei chiamata come l'amore della sua vita, di modo che, vedendo me, potesse ricordarsi sempre anche di te. L'anno dopo ancora nacquero i gemelli, Davide e Damiano.

Mio padre era un uomo semplice, di poche parole: a modo suo amava la mamma, ma sapeva che lei non l'aveva davvero scelto - gli voleva bene, questo senza dubbio, ma non era LUI la sua persona. Mio padre ne era consapevole, e se lo fece bastare: fu felice con lei, nei pochi anni che passarono insieme. E furono veramente pochi, perché mio padre morì in un tragico incidente sul lavoro: all'epoca io avevo poco più di tre anni, i gemelli due anni appena compiuti.

E così mamma si ritrovò da sola, con tre figli a carico. Ma non si perse d'animo, nemmeno per un istante. Sì rimboccò le maniche e si fece letteralmente in quattro per noi - si mise persino a svolgere un doppio lavoro: al mattino teneva la contabilità di un negozio di scarpe vicino a casa nostra, mentre al pomeriggio faceva le pulizie per alcune famiglie ricche del quartiere. Era una forza della natura, la nostra Margherita.


Sono sicura che se non fossimo nati io e i miei fratelli, alla prima occasione possibile lei sarebbe tornata in Italia da te: se non lo fece fu solo per "colpa" nostra - per senso di responsabilità, per abnegazione, per amore. Tra la propria felicità e quella dei suoi figli, scelse la nostra: lei era fatta così, aveva un cuore puro e metteva sempre gli altri al primo posto... Ma a che prezzo? Mi sono chiesta decine e decine di volte come sarebbe stata la sua vita se noi non ci fossimo stati... Sarebbe stata più felice? Solo Dio può saperlo.


La sera dopo il lavoro arrivava a casa sempre distrutta, ma il sorriso non le mancava mai. E dopo aver preparato la cena e averci messo a letto sai cosa faceva, ogni volta? Si metteva a scrivere. Scriveva pagine su pagine, in soggiorno, sui suoi diari.

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