10. L'amore è una cosa semplice

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Manuel riaprì gli occhi, si guardò intorno e notò che la sua stanza era vuota: Simone se n'era andato. Si maledisse per essersi addormentato: avrebbe voluto stare ancora un po' con lui - senza dire o fare granché, ma beandosi semplicemente della sua presenza, che aveva il potere di confonderlo e al tempo stesso di calmarlo, di mandarlo in crisi e di farlo sentire sempre al posto giusto nel mondo.

Dopo essersi stiracchiato, si alzò dal letto e si diresse verso la scrivania, dove trovò alcuni fogli pieni di calcoli e un biglietto. Gliel'aveva lasciato Simone.


"Stavi dormendo e non ho voluto svegliarti. I passaggi sono tutti giusti: copiali sul quaderno, imparali a memoria e vedrai che domani se ti interroga ti mette come minimo 8. Non ringraziarmi, so di essere il migliore.

Dovremmo proprio fondare una società: io faccio i compiti di matematica, tu li vendi agli altri e poi ci dividiamo i soldi che guadagniamo. Una bella idea, non trovi?

Simone"


Quelle parole riuscirono a strappargli un sorriso. Si ricordò della Manuel e Simone associati: sembrava passata una vita da quella proposta che Manuel aveva fatto a Simone all'inizio dell'anno scolastico. Quante cose erano successe in quei mesi: cose che Simone non ricordava ancora, eppure...

In quel momento, qualcuno bussò alla sua porta, interrompendo il corso dei suoi pensieri.

- Manuel, sono io ! Posso entrare?

Era Anita.


- Vieni, Mà.

Anita entrò, richiudendo la porta dietro di sé.

- Che ci fai qui? Dante non ce sta?

- Dante e Simone sono usciti a fare un giro, avevano bisogno di stare un po' da soli e di parlare. Virginia è al piano di sotto, sta guardando un film. Ed io... Avevo voglia di passare un po' di tempo con il mio figlio preferito.

- Capirai, Mà, so' il tuo unico figlio...

- Sei sempre il solito. Posso?

Anita fece un cenno con il capo in direzione del letto di Manuel, che annuì.


La donna allora si avvicinò al letto e vi si sedette, prese il cuscino e lo appoggiò dietro la schiena - poi con un gesto della mano invitò Manuel a venire vicino a lei. Si aspettava che il ragazzo rispondesse con tono sarcastico, come era solito fare, cercando ogni scusa possibile pur di evitare le sue coccole. Invece, stranamente Manuel non se lo fece ripetere due volte: si sdraiò sul letto, poggiando la testa sulle gambe di Anita e lasciandola per un attimo spiazzata. Questo comportamento poteva significare solo una cosa, ovvero che Manuel aveva qualcosa di importante da dirle.

Anita approfittò della posizione in cui si trovava per iniziare a giocare con i capelli del figlio, come era solita fare quando era bambino. Sorrise.


- Ti ricordi? Lo facevi sempre quand'eri piccolo e c'era qualcosa che ti preoccupava: venivi a cercarmi nella mia camera, ti sdraiavi, mettevi la testa qui, sulle mie gambe, e mi raccontavi tutto.

- Vabbè Mà, ora non t'allargà, non so' più un bambino. Non farci l'abitudine perché non so quando ricapiterà. E sappi che se parli troppo me ne vado.

- Va bene, va bene, come vuoi tu.

- Prometti. Croce sul cuore?

- Cuore sul cuore.

Anche quella era una cosa che Manuel faceva sempre da piccolo.

- E comunque per me sarai sempre il mio bambino.

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