Dopo essermi controllata per un paio di minuti allo specchio, presi il cellulare e controllai l'orario. Erano le 7:15. Quella mattina per la prima volta dall'inizio dell'anno ero puntuale per prendere l'autobus che sarebbe passato sotto casa mia per le 7:20.
Raccolsi lo zaino che tenevo appoggiato alla porta della camera, me lo misi su una spalla e scesi di corsa le scale; raggiunto il piano terra, recuperai qualche spicciolo per la colazione e mi misi le scarpe per poi uscire sul ciglio della strada ad aspettare il 13.
Arrivai a scuola per le 7:50, addirittura in anticipo. Era una strana sensazione, non ero abituata ad essere in orario.
La mia scuola si trovava a circa mezz'ora da casa mia, ma a causa del traffico e delle numerose fermate arrivavo sempre 10 minuti dopo quando prendevo l'autobus; Tutto questo era accentuato dal fatto che il 90% delle volte lo perdevo e quindi partivo da casa sempre per le 7:35.
Frequentavo la "Pollock High School" ed ero all'ultimo anno dei miei studi obbligatori; avrei dovuto dare gli esami verso la fine maggio, per poi festeggiare ,oltre alla fine di quello che per gli ultimi 3 anni era stato un incubo ad occhi aperti, il mio diciassettesimo compleanno.
Odiavo la mia scuola. Per me frequentarla era sempre stata una tortura. La maggior parte delle ore mi annoiavo a morte, non ero portata nelle materie scientifiche e non eccellevo in quelle umanistiche, se non in italiano dove ero abbastanza brava grazie alla mia passione per la lettura. Al contrario riuscivo a mettere tutta me stessa nelle materie artistiche, nelle quali mi applicavo al cento per cento.
Era un martedi, e tutto quello a cui riuscivo a pensare, una volta entrata in quella trappola, era l'orario di uscita 5 ore dopo.
Ogni giorno era la stessa storia che si ripeteva: appena arrivata prendevo qualcosa al piccolo bar davanti all'entrata che andavo sempre a gustarmi da sola nel parchetto vicino alla scuola per evitare di subirmi la presenza degli odiosi personaggi che frequentavano la mia scuola.
Essendo riuscita ad arrivare in anticipo, riuscii a mangiare con tranquillità e ad entrare in classe prima che suonasse l'ultima campanella godendomi addirittura 5 minuti di solitudine in quella triste classe. Approfittai del momento per continuare a leggere uno dei libri che avevo preso nella biblioteca della scuola il giorno prima, cosa che mi fece perdere totalmente la cognizione del tempo fino a quando non suonó quella maledetta campanella.
Entrarono tutti perfettamente in orario. Non potevo vederli, la loro presenza mi turbava incredibilmente. Erano tutti falsi e ipocriti, senza un briciolo di compassione o interesse per persone che non fossero loro stessi, convinti di essere al centro del mondo solo perché possedevano l'ultimo ritrovato tecnologico, che per loro non era comunque mai abbastanza.
Atteggiandosi e pavoneggiandosi come sempre tutte le ragazze si sedettero nelle prime file, mentre i ragazzi si trascinarono negli ultimi banchi; io ero nell'angolo opposto rispetto alla porta e ovviamente, essendo dispari, ero l'unica ad essere in banco da sola.
Quella mattina mi ricordo bene che alla prima ora avremmo avuto inglese, con quella civetta della professoressa Adams, ma ai miei occhi fu totalmente inesistente dal momento in cui bussarono alla porta dieci minuti dopo l'inizio della lezione.
Un acuto "avanti" echeggiò in tutta l'aula, intonato dalle galline della prima fila e accompagnato dalla stridula voce della prof.
Non ci fu una reazione istantanea, ma una decina di secondi di suspense prima che qualcuno aprì la porta.
"Buongiorno" fu tutto ciò che quel ragazzo riuscì a dire.
"Aaaaaah, mica male arrivare in ritardo il primo giorno signor Walker" disse in tono sarcastico la Adams.
Dal mio banco provavo una forte compassione per quel ragazzo che, esattamente come me, cominciò il primo giorno nel peggiore dei modi: deriso e umiliato.
"Vada pure a sedersi accanto alla signorina Harmon" disse la Adams "Credo che vi troverete bene insieme, da quel poco che ho visto avete molte affinità!"
Certamente! Ad arrivare in ritardo! Quando si trottava di sottolineare i difetti di qualcuno, quella strega era senza ombra di dubbio la numero uno.
Entrò lentamente portandosi sulle spalle uno zainetto e nascosto dietro alle gambe uno skateboard tutto rovinato che attirò immediatamente l'attenzione della prof, che l'aveva guardato con aria disprezzante e di disapprovazione, e la mia.
Per tutta l'ora rimanemmo in silenzio senza scambiarci una parola, ma dal mio posto notavo che ogni tanto mi guardava con aria interessata, come sperando che gli chiedessi qualcosa, ma tutte le volte che mi giravo per ricambiare lo sguardo lui smetteva immediatamente riportando la sua attenzione sulla lavagna.
Finalmente suonó la campanella segnando il termine di quell'ora interminabile che ci eravamo appena subiti; il nuovo ragazzo aveva scelto il giorno giusto per cominciare la sua avventura alla Pollock: quello dell'assemblea generale.
Odiavo i giorni di assemblea, venivano sempre organizzate nelle aule di arte impedendo lo svolgimento delle mie ore preferite; l'unico lato positivo era che la presenza non era obbligatori permettendomi così di uscire dopo la prima ora per andare nel parco. Adoravo quel luogo.
Era il mio rifugio da tutto e da tutti.
La maggior parte delle volte mi sedevo sul bordo della fontana, che fortunatamente non aveva un getto troppo potente, per disegnare o per leggere. Era un paesaggio da togliere il fiato: d'autunno le foglie erano caratterizzate da un caldo color zucca che trasmetteva allegria mentre in primavera, proprio come quella volta, le foglie erano verde smeraldo come il più bello dei campi del Tibet.
Anche quella volta mi sdraiai al mio solito posto e mi misi le cuffiette per la musica isolandomi dal mondo, fino a quando non mi vidi davanti due penetranti occhi marroni.Angolo autrice:
Ciao a tutti :)
Allora, finalmente è comparso l'anticipato Tate, non nei migliori dei modi, ma è arrivato.
Secondo voi che cosa ne pensa Violet? Le apparenze saranno corrette o vi stanno solo ingannando?
Spero che continuiate a leggere il mio racconto e che vi piaccia.
Un bacione a tutti louisjuliet_ ❤️
STAI LEGGENDO
Over Again
Fanfiction~Violet: la classica ragazza "strana", " diversa", piena di pericolosi ricordi. Ci racconta la sua storia con un flashback: ricco di dolore, passione e un'aspra nota di terrore. Lei ricorda tutto, soprattutto lui: Tate. Ragazzo bello e affascinante...