Capitolo 5

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Capitolo 5

Quello che vidi mi pietrificò totalmente: non era un immagine chiara, ma mi bastò per capire che non era la mia immaginazione.
Era un ombra nera, alta come un uomo, nascosta nell'oscurità dietro ad un albero; erano caratteristiche abbastanza irrilevanti, se non fosse stato per quello strano scintillio che si percepiva nell'ombra.
Era un coltello e io lo vedevo benissimo.
Non era un'ascia, né una motosega, ma un altrettanto pericoloso coltello da cucina che solitamente si usa per affettare l'arrosto, ed era puntato dritto nella mia direzione.
Una volta messo a fuoco quel terrificante arnese, riuscii a focalizzare meglio l'uomo che vi era dietro all'albero: era sicuramente più alto di me ed era tutto incappucciato, se non per gli occhi, che brillavano sotto al lampione vicino, di una spietata luce assassina.
Riuscii in tutto questo in meno di un secondo, prima di mettermi a correre come non avevo mai fatto.
Dall'albero ,vicino a cui mi trovavo, fino a casa mia, saranno mancati poco meno di 150 metri e in meno di 10 secondi ne corsi sicuramente più della metà, fino a quando non decisi di voltare lo sguardo verso il mio aggressore.
Non c'era più.
L'albero non nascondeva più nulla.
Rallentai e mi fermai per prendere un minimo di fiato prima di cominciare a guardarmi intorno.
Non rimasi fuori a lungo, anche perché quell'uomo sarebbe potuto tornare, ma l'ultimo pezzo di strada non lo feci di certo veloce come prima, se non per gli ultimi 10 metri, prima di entrare in casa sbattendo forte la porta.
"Ma che diavolo è stato?!" Sentii mia nonna urlare dalla cucina.
"Sono io nonna" le risposi con voce tremante.
Vidi mia nonna arrivare più velocemente possibile, anche se i suoi problemi di salute le impedivano di tenere un passo più veloce della camminata.
"Ma che è successo tesoro?"
Sul suo volto si vedeva chiaramente la preoccupazione per me e per quello che mi era appena successo; vedendo il suo viso non riuscii a reggere le emozioni dello spavento e scoppiai a piangere.
"No, no angelo mio, calmati".
A quelle parole riuscii a calmarmi un po' e a tornare in me stessa.
"allora raccontami, cos'è successo?"
Avevo paura. Ero spaventata. Ma volevo davvero raccontare tutto a mia nonna?
Si sarebbe preoccupata infinitamente e per la sua età non era di certo una cosa consigliabile; lei poi lo avrebbe, inoltre, raccontato a mio padre e a mio nonno, che vedendoci in pericolo avrebbero fatto i bagagli all'istante per portarci altrove.
Dove? Non lo so. Ma l'avrebbero fatto pur di difendere me e mio fratello.
"Nulla nonna, sono solo una sciocca" le dissi fingendo una risatina "in mezzo al campo c'era un cervo e credendo fosse "chissà cosa" mi sono presa un bello spavento"
A quelle parole fece un profondo sospiro di sollievo.
"Mamma mia vuoi farmi prendere un colpo?" Mi disse ironica
"scusami deve essere la stanchezza" le risposi abbracciandola.
Volevo un mondo di bene a quella donna , si chiamava Rosmarie ma noi la chiamavamo la "nonna mary" e con i suoi 80 anni era la vecchia saggia di casa. Lei e mio nonno erano i genitori di mio padre, mentre quelli di mia madre non li avevo mai conosciuti.
Una volta passato il panico decisi di andare a farmi una doccia, prima di cena, sperando di rilassarmi un po'.
Ma non ci riuscivo. Continuavo a pensare a quel coltello e me lo immaginavo sprofondato nella mia schiena se non mi fossi girata in tempo. Continuavo a pensare a quell'ombra, all'oscurità a quegli occhi luccicanti. Era un incubo ad occhi aperti.
Dopo 10 minuti sotto l'acqua decisi di uscire dalla doccia, anche perché dopo poco tempo sarebbe tornato mio padre dal lavoro e sarei dovuta scendere per la cena.
Corsi in camera tutta infreddolita e mi rivesti con un paio di pantaloni della tuta, una maglietta a maniche corte e una felpa, pronta per cenare.
Scesi le scale quando sentii mia nonna chiamarmi e arrivai in cucina insieme a mio nonno e mio fratello; mio padre era già seduto e da li a due minuti avremmo sicuramente cominciato a litigare. Non andavo d'accordo con mio padre. Avevamo entrambi due caratteri molto forti e questo era il motivo per cui litigavamo sempre.
Da quando mia madre ci aveva lasciato, il nostro rapporto si era incrinato sempre di più.
"Buona sera" mi disse con tono gentile per sottolinearmi il fatto che non lo avessi ancora salutato.
"Ciao" gli risposi fredda.
Non mi piaceva parlare con lui; era mio padre e si gli volevo bene, ma mi aveva fortemente deluso e non riuscivo a perdonarlo.
5 anni prima una volta rimasti soli, per circa un anno abbandonò me e mio fratello dalla nonna Mary e il nonno Paul che si presero cura di noi mentre lui non c'era; per superare quello che era successo aveva deciso di spendere tutti i suoi soldi per volare in Germania e darsi all'alcol dal quale diventò dipendente. Dopo un anno decise ti tornare e mettere la testa a posto.
Comprò insieme ai nonni quella che era la nostra casa e ci trasferimmo tutti insieme li.
Adesso non beveva quasi più ma era comunque un padre totalmente assente.
Ci mettemmo a mangiare e come al solito mio fratello si mise a raccontare tutto quello che aveva fatto durante il giorno fermandosi solo per deglutire; io mi fingevo interessata e quando mi guardava gli sorridevo per farlo felice, ma nella mia testa continuavo a ripensare a quello che mi era successo.
Ad un certo punto la nonna lo interruppe e mi disse:
"Violet perché non racconti a tutti che cosa è successo oggi? Sono sicura che sarà divertente ascoltare la tua avventura"
Ero scioccata. Non volevo parlarne, men che meno con mio padre.
Lei però non poteva saperlo, le era sembrato uno spunto carino per far tacere quella radiolina di mio fratello.
"No nonna non credo che sia il caso" le dissi in modo più cordiale possibile
"Io credo di si" interruppe mio padre.
Detto ciò mia nonna prese in mano la situazione com'era suo solito fare e raccontò la storia al posto mio.
"AHAHAHAHAHAH" rise fortemente mio padre "e chi doveva esserci scusa un assassino?ahahah siamo in mezzo ai campi qui non c'è nessuno, sei tu che non ci sei con la testa!"
Non potevo farcela! Avevo appena passato un momento di inferno e sentirmi dire quelle cose mi fece scoppiare.
"E TU CHE NE SAI?!! A CASA CON NOI NON CI SEI MAI!!"
Mi alzai da tavola e sbattendo i pugni sul tavolo corsi in camera mia in lacrime.
Ero stanca, arrabbiata e ancora spaventata per quello che era successo; una volta arrivata mi buttai sul letto e piansi fino ad addormentarmi stremata.

Angolo autrice:
Ciao a tutti :) allora, la nostra povera Violet si è trovata in una situazione decisamente sconveniente che la porta a ripassare al suo passato.
Spero infinitamente abbiate apprezzato il capitolo e ancor di più che mi facciate sapere con dei commenti come vi è sembrato.
Come dico sempre fatemi sapere anche se c'è qualcosa che non vi piace o se avete qualche critica, sempre che sia costruttiva.
Da questo capitolo comincia a vedersi il lato horror della storia, che spero vi spinga a continuare a leggere; come ho già detto in precedenza scrivo un "horror", nel senso che sono una grande appassionata del genere e che mi rifaccio principalmente a ciò che leggo e che piace a me, ma caratterizzandolo con il mio lato da "fangirl".
Per ora non ho altro da aggiungere, ci risentiamo al prossimo capitolo ;)
Un bacione @louisjuliet_ ♥

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