Capitolo 7

78 3 0
                                    

Tate's pov
Odiavo il silenzio.
Rimanere solo mi piaceva, ma avevo sempre la musica, evitandomi quella terribile sensazione di "nulla".
Non per altro mi ero sempre trasferito in città parecchio rumorose come Londra: ero stato a Roma, Berlino, Tokyo e avevo sempre cercato casa in centro.
Il rumore delle auto, dei passanti e della gente mi facevano stare bene, mi facevano sentire circondato dalla vita e mi trasmettevano sicurezza, soprattutto di notte.
Il silenzio, come si usa dire, "di tomba" era uno dei miei peggiori nemici e niente mi rendeva più nervoso e fragile.
Il silenzio era la causa dei miei mali: quei famosi sintomi. Con il silenzio loro tornavano sempre e difficilmente decidevano di andarsene. Erano cattivi, insistenti e pericolosi; nulla mi spaventava più di loro e proprio per questo odiavo il silenzio.
Quella sera sarei andato alla festa dell'istituto che sicuramente non sarebbe stata silenziosa e che, a quanto si vociferava, era anche la più importante degli ultimi anni.
Mi sarei dovuto vestire in modo elegante e la cosa non mi infastidiva: mettere lo smoking mi piaceva, mi faceva sentire calmo, per qualche strano motivo.
Da quando ero arrivato tutte le ragazze si erano subito dimostrate molto interessate nei miei confronti ma per quella sera non avevo una compagna; non mi era mai piaciuta l'idea di scegliere "una ragazza fra le tante" per portarmela da qualche parte facendo bella figura.
Se non ero interessato a nessuna preferivo andare da solo piuttosto che fingere uno degli stereotipi di "coppie perfette" che si vedevano al liceo.
Ma quella volta una ragazza che mi interessava c'era eccome, peccato che non ricambiasse, da quanto avevo capito.
Così andai con uno dei ragazzi con cui avevo fatto più amicizia in quegli ultimi giorni; si chiamava Mark Morrison e lo avevo conosciuto al pomeriggio nel parco vicino alla scuola dove ci eravamo incontrati praticamente tutti i giorni per fumare una sigaretta e fare due chiacchiere.
Dopo il martedì mattina, non ero ancora tornato alla pollock, avevo avuto parecchi problemi di salute che non mi permettevano nemmeno di uscire di casa; questo però accadeva solo al mattino, infatti al pomeriggio stavo bene e potevo uscire con gli amici come Mark per andare a fare una passeggiata o un giro in skate al parco.
Erano sempre loro a farmi stare male.
Loro mi impedivano di fare molte cose.
Loro mi impedivano di vivere, ma non mi avrebbero impedito di andare a quella festa; quella sera ci sarebbero stati tutti, anche la ragazza della 3^H.
Era la migliore amica della fidanzata di Mark e a quanto capii non andavano particolarmente d'accordo, ma sapeva che sarebbe venuta grazie al riferimento della sua morosa.
Non parlai molto di Lei con Mark quindi non sapevo nulla di più di quello che già avevo intuito dalla nostra breve conversazione, nemmeno il suo nome.
***
Anche se il mio fidato mezzo di trasporto era uno skateboard, di certo quella sera lo avrei lasciato a casa e avrei usato l'auto; avevo una cadillac tutta nera che ormai aveva accumulato parecchi chilometri, ma che comunque non avrei cambiavo, in primo luogo perché non potevo permettermelo e successivamente perché non la usavo così di frequente.
Essendo una festa di istituto avevano deciso di farla cominciare alle 9 per farla finire a mezza notte permettendo anche la partecipazione dei più piccoli; era stata organizzata in una delle sale più grandi e richieste della zona, che veniva spesso occupata per fare feste di compleanno, matrimoni e tutto quello per cui si possono invitare più di 200 persone a sbronzarsi tutta la notte.
Partii da casa per le 9 meno venti trovandomi davanti alla location alle 9:20.
"Ei tate!" Mi sentii chiamare.
Mi girai guardandomi intorno e vidi che la voce era di Mark che si stava avvicinando scortato da altri tre ragazzi alti più o meno come lui.
"Ciao Mark" mi affrettai a rispondergli.
"Ben arrivato, dai vieni andiamo giù a prendere qualcosa da bere"
"Certo" gli risposi.
Cominciammo ad incamminarci verso l'entrata dove ci stava aspettando un enorme uomo della security munito di auricolare che ci scrutò dalla testa ai piedi prima lasciarci entrare con un cenno della testa. L'ingresso sembrava quello per la notte degli Oscar al quale non poteva ovviamente mancare il tappeto rosso.
Una volta entrati la sala era al piano inferiore e dovemmo scendere le scale che si aprivano sull'immensa sala da ballo già quasi totalmente piena.
Sulla destra c'era il piano bar al quale ci precipitammo per ordinare un cocktail.
"Beh amico sei molto elegante sta sera, la tua fidanzata sarà molto soddisfatta" gli dissi scherzoso dandogli una gomitata.
"Grazie, anche tu" mi rispose "lo smoking ti dona, vedrai che farai faville"
A quelle parole vidi che gli suonò il cellulare e che era un messaggio di Cassandra.
"Le ragazze stanno arrivando" mi disse guardando verso le scale.
Gli feci un cenno con la testa e mi voltai.
Quello che i miei occhi videro scendere le scale non saprei spiegarlo a parole; su una sola cosa ero sicuro: era lei, ed era la cosa più bella che avessi mai immaginato.

Over AgainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora