Capitolo 5

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Il volto di Jungkook occupava il foglio, e i suoi incisivi sporgenti sbucavano in un sorriso dolce e sincero, costringendo gli occhi a socchiudersi. Deglutii. I miei pensieri erano spesso occupati dal ragazzo, che quasi ormai mi tormentava e anche in quel momento evidentemente io pensavo a lui. Afferrai il foglio, osservai l'ultima volta il viso del ragazzo e poi feci per strapparlo, però il rumore della porta attirò la mia attenzione. Sollevai gli occhi dal foglio e quello che vidi fu proprio Jungkook. Battei le palpebre, vagando con lo sguardo sul foglio e il ragazzo che ancora stava davanti la porta immobile, quello era proprio uno scherzo del destino. Uno scherzo bello e buono.

Era come se pensandolo e disegnandolo lo avessi evocato, era come se il mio disegno si fosse materializzato e i tratti sottili della grafite sul foglio avessero preso vita, con un'unica differenza: il ragazzo che sorrideva nel foglio con gli occhi allegri, mi comparve davanti con espressione seria e sguardo triste. Mi allarmai e immediatamente nascosi il foglio all'interno del taccuino. Anche Jungkook deglutì, poi scosse la testa e sospirò chiudendo la porta alle sue spalle, avanzando all'interno della stanza e prendendo posto, scegliendo lo sgabello che distava da me solo di due posti.

Si accomodò, aprì lo zaino tirando fuori un raccoglitore di disegni e lo poggiò a cavalletto, recuperando successivamente la matita. Non riuscivo a crederci, uno come lui in un posto del genere. Aggrottai le sopracciglia e senza farci caso dissi ciò che pensavo.
<<Che ci fai qui? Mi segui?>>
il ragazzo alzò un sopracciglio voltando il capo verso di me.
<<Come scusa? Perché dovrei seguirti?>>
ancora più confusa io chiesi di nuovo.
<<Che ci fai qui allora? Sei un tormento!>>
lui sorrise sarcastico.
<<So di essere un tormento, grazie.>> allora io infastidita gli risposi acidamente.
<<Non in senso positivo! Intendo che mi dai i tormenti! Non dovevi starmi lontano?>>

Il suo sorrisino scomparve, ritornò serio e rispose.
<<Per tua informazione io non sapevo che tu avessi deciso di frequentare il club di disegno... se lo avessi saputo... io... aah lasciamo stare!>>
si alzò di scatto e recuperò il suo zaino, pronto ad abbandonare l'aula ma lo fermai.
<<Aspetta!>>
rimase immobile come pietrificato, fissava il pavimento davanti a se e non muoveva un muscolo, solamente il suo petto si abbassava ed alzava ritmicamente in segno della sua agitazione. Mi morsi il labbro dispiaciuta dal mio comportamento. Facevo tanto la predica a lui, quando la prima a fare la prepotente ero proprio io.

Stavo costantemente sulla difensiva e quello ero un modo eccellente per far finta che non mi importasse di niente e di nessuno, ma non era così. Il mio cuore ne risentiva, tutto ciò mi faceva male. Strinsi gli occhi e poi parlai facendomi coraggio.
<<Scusami io... sul serio voglio sapere perché sei qui... non c'entra con me, sono semplicemente curiosa. Ti piace disegnare?>>
lui voltò la testa lentamente verso la mia direzione e annuì.
<<Si, mi piace molto disegnare. Mi aiuta a sfogarmi e a svuotare la testa dai miei pensieri, li trasferisco sul foglio e ciò mi libera, mi toglie un peso enorme.>> persi un battito a quelle parole così profonde e mi sentii solo più in colpa.

Forse quello che mancava a quel ragazzo era soltanto un po' di comprensione in più, qualcuno che lo ascoltasse, qualcuno che rimanesse al suo fianco. Abbassai il capo, stringendo forte il taccuino e la matita.
<<Io... non ti facevo tipo da disegno.>> un'altra risatina triste uscì dalle sue labbra.
<<Alla gente non importa di sapere cosa mi piace. Loro mi temono e basta. Si fermano alle apparenze. Non gli interessa sapere come sono veramente.>>
la mia testa scattò in alto e i miei occhi si spalancarono incontrando i suoi malinconici. Il mio cuore si frantumò e il mio respiro si mozzò. Boccheggiai più volte ma l'aria non voleva saperne di arrivare ai miei polmoni.

La consapevolezza che quel ragazzo fosse totalmente solo e incompreso mi sfinì. Tutti lo giudicavano senza motivo. Tutti lo temevano senza alcuna ragione. Nessuno si degnava di avvicinarsi solo per paura. Nessuno si preoccupava di lui, perché visto come un nemico. Volevo scusarmi, volevo chiarire, volevo dirgli di esserci per lui, volevo essere diversa dagli agli, volevo stare al suo fianco e dimostrare a tutti che fosse diverso. Il mio istinto me lo urlava, me lo urlava disperatamente e io l'avevo ignorato. Lo avevo sempre saputo che lui non fosse cattivo eppure mi ero lasciata condizionare. Il giorno prima, Jungkook mi stava solamente difendendo da quell'arrogante di Hyeong e io l'avevo ripagato in quel modo crudele.

Cercai di parlare.
<<J-Jungkook...>>
ma lui mi interruppe, gelido come il ghiaccio.
<<Sono Jeon per te.>>
quelle parole mi congelarono il sangue e d'istinto spalancai gli occhi. Il ragazzo non mi degnò più di uno sguardo, non disse più nulla, afferrò il suo zaino e andò via. Mi alzai in modo spedito per poterlo fermare ma poi mi resi conto che forse la cosa migliore da fare era lasciarlo in pace. Lo avevo ferito, era più che evidente. Ero stata una stupida e non me lo sarei mai perdonata. Mi lasciai cadere sullo sgabello, con un profondo senso di vuoto che mi divorava il petto.

Mi voltai verso il posto che poco prima era occupato da Jungkook e aggrottai le sopracciglia rendendomi conto di una cosa: un raccoglitore da disegno si trovava abbandonato a se stesso sul cavalletto. Quel raccoglitore era di Jungkook, che nella foga del momento, forse per la rabbia, forse per la delusione, la tristezza, il dispiacere, uscì dalla stanza non ricordandosi dei suoi disegni. Lasciai il mio sgabello e mi avvicinai al raccoglitore. Lo presi e tornai a sedere. Osservavo quell'oggetto come se fosse la cosa più enigmatica del mondo. Avrei dovuto restituirlo a Jungkook e il giorno dopo lo avrei fatto sicuramente, senza pensarci due volte.

Disegno Il Mio Amore Per TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora