Capitolo 12.
ANTONIETTA LA CIOCIARA.
"Rimarranno sempre fervide nella mia memoria quelle giornate di primavera quando con mia madre, i miei fratelli e mia nonna andavamo a casa di Antonietta sua cognata, per stare un po' all'aria aperta in campagna.
Partivamo subito dopo pranzato, in primo pomeriggio ed arrivavamo dopo una lunga camminata a casa di Lei.
Il villino aveva un giardino fatto all'italiana, con viottoli e aiuole piene di narcisi e giunchiglie, siepi di syringa dei giardini, si Lillà bianchi e color lavanda.
La cucina di Antonietta era come lei: una cucina all'antica senza pensili, ancora con la stufa a carbone, un grosso tavolo con la pietra in marmo e tante sedie di legno impagliate.
Mi piaceva da morire quella cucina e mi piaceva stare a sentire i discorsi che tra donne si facevano attorno al tavolo, sbucciando patate, pulendo carciofi o sgranando fagioli.
Spesso si spettegolava sulla coppia più chiacchierata del paese o si raccontava dell'ultima malefatta del prete o ancora di quel pranzo dai parenti serpenti.
Antonietta era una donna risoluta e forte, longilinea e volitiva, aveva un viso interessantissimo con gli zigomi molto accentuati, sembrava quasi una pellerossa, e le mani sempre spaccate dal gelo o dal sole, mani da contadina; cresciuta in ciociaria, venne al paese per sposarsi che era già una zitella per l'epoca.
Coltivava da sola l'orto di casa, vangava la vigna, allevava galline e conigli e magistralmente li uccideva per portarli, dopo averli sapientemente cucinati, sui piatti per i suoi cari, ed infine accudiva amorosamente suo marito Antonio, il quale si era ammalato di una malattia degenerativa del tessuto muscolare, quando era ancora giovane.
Lei se lo incollava, letteralmente, infatti se lo metteva sulle spalle lo caricava in macchina e tutte le mattine lo portava con se ad aprire il negozio di ferramenta che avevano al centro del paese.
Un amore silente, fatto di azioni concrete più che di parole e grandi dichiarazioni, costruito sulla rinuncia, sulla dedizione, nell'amorosa cura quotidiana.
Quando lui è venuto a mancare prematuramente, già si trattava di una morte annunciata, con la quale Antonietta condivideva i suoi giorni ormai da lungo tempo, quando Antonio è venuto a mancare, lei continuò a stare sempre con lui.
Ogni mattino si alzava e dopo aver terminato le faccende quotidine, lo andava a trovare al Camposanto e gli portava i fiori che coltivava per lui nel giardino della loro casa.
Parlava poco Antonietta e quei suoi brevi interventi erano ficcanti come l'assoluto immergersi di una dardo scoccato per fare centro, come il pensiero fisso di un amore nuovo nella mente di un adolescente, come l'esatta parola trovata per descrivere un sentimento, una passione.
Ho ancora l'immagine nei miei occhi delle sue scarpe da casa, due ciabatte di cuoio con un mezzo tacco e dei suoi scarponi per la terra. Antonietta portava sempre i capelli raccolti in una crocchia sotto un grande fazzoletto scuro, alla maniera delle ciociare.
Tutt'intorno alla casa campi a perdita d'occhio, coltivati a finocchi e broccoli e poi vigneti e ancora orti e piccole fattorie, frantoi e vinerie ed all'orizzonte monte Savello, ancora libero da tutte quelle costruzioni che di lì a qualche decennioavrebbero amputato la sua bellezza. Sono sicura che il suo spirito aleggia ancora per quei luoghi."
"Alex ma ci hai fatto vivere momenti di puro romanticismo!
Sono estasiata!" concluse Sofia.
La notte volgeva al termine... forse il tempo di un ultimo episodio.