Capitolo 2.
MARIO SINDACO DEI SEMPLICI.
“Così come Alex?” domandò Giorgiana.
“Che c’è un uomo destinato per ciascuna di noi, che quello giusto nessun’altra ce lo potrà portare via, che c’è un disegno stabilito per ciascuno e che facciamo parte di un grande puzzle, del quale siamo gli elementi unici e irripetibili?” Concluse Alex.
Tutte rimasero in silenzio.
La stanza era scaldata dal fuoco che scoppiettava allegro nel camino e le loro belle figure si stagliavano sulle pareti in un gioco di luce soffusa e ombre. Sedute davanti al caminetto si stavano raccontando le loro anime.
Fuori, la neve copriva tutto, e avvolgeva la montagna di un immenso silenzio freddo.
“Bene tocca a me” rise maliziosa Giorgiana “vi racconterò qualcosa che non ho mai confessato nemmeno al mio analista. Si tratta di fatti avvenuti quasi dieci anni fa, che mi hanno fatto vivere sempre con la paura, il panico sia di vivere che di morire, forse oggi – raccontandolo a tutte voi – mi libero di un peso, finalmente la catarsi.
Giorgiana si mise seduta alla maniera orientale a gambe incrociate, si schiarì la voce e girò la grande clessidra, poi prese coraggio e cominciò.
“Mario apprezzava molto questa canzone, uno dei pezzi all’inizio della carriera di Renato Zero:
Il carrozzone
Il carrozzone va avanti da sé
con le regine, i suoi fanti, i suoi re
ridi buffone per scaramanzia
così la morte va via.
Musica gente cantate che poi
uno alla volta si scende anche noi
sotto a chi tocca in doppiopetto blu
una mattina sei sceso anche tu.
Bella la vita che se ne va
un fiore, un cielo, la tua ricca povertà
il pane caldo, la tua poesia
tu che stringevi la tua mano nella mia.
Bella la vita dicevi tu
è un po' mignotta e va con tutti si però
però, però
proprio sul meglio ti ha detto no
e il carrozzone riprende la via
facce truccate di malinconia
tempo per piangere no non ce n'è
tutto continua anche senza di te.
Bella la vita che se ne va
vecchi cortili dove il tempo non ha età
i nostri sogni, la fantasia
ridevi forte e la paura era allegria.
Bella la vita dicevi tu
e t' ha imbroglio e t' ha fottuto proprio tu
con le regine, con i suoi re
il carrozzone va avanti da sé.
Il carrozzone è una metafora della vita. È un inno alla vita…e...invita a non mollare la presa, a non scendere per propria iniziativa dal carrozzone, è quindi contro il suicidio sia fisico che morale, infatti esorta a continuare a proseguire, anche a costo di grandi delusioni, riservate proprio a chi nella vita ci mette in gioco sia l’anima che il cuore. Ma la vita è bella, splendore grande e stupore continuo.