6- duvet

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capitolo 6- duvet

Miko entrò nella propria abitazione, chiudendosi lentamente la porta alle spalle.

Le luci nella casa erano tutte spente, segno che i genitori della ragazza non fossero ancora rientrati.

Miko sali nella sua stanza, velocemente nascose il vestito e si infilò il pigiama per non destare sospetti nei genitori.

Era stata una serata intensa, di come Miko non ne aveva mai vissute.
Non sentiva più la strana sensazione di vuoto che solitamente le attanagliava il petto durante la notte, non sentiva più l'ansia che di solito governava i suoi pensieri, sentiva solo la pace, la pace di essere finalmente riuscita a sbloccare un nuovo capitolo della sua patetica esistenza.

La porta d'ingresso cigolò, segno che i genitori della mora fossero tornati.

Miko si immobilizzo all'interno del letto, serrando il fiato per non fare troppo rumore.

La porta della sua camera di aprì, rivelando la figura di una donna dalle forme sinuose e dai lunghi capelli neri tenuti legati in una coda.

<Miko stai dormendo vero?> chiese la donna alla ragazza.

Miko rimase zitta, per non destare sospetti nella madre.

La luce della stanza si accese, segno che la donna aveva capito il trucco della giovane.

Miko aprì gli occhi spaventata, qualche attimo prima che la madre la buttasse giù dal letto.

<avevano imposto un'orario Miko, non va bene il modo in cui ti stai comportando.
oltre ad aver mentito a tua madre hai anche disobbedito a una delle regole più semplici che ti sono state date> disse la corvina, con i suoi occhi cremisi che facevano paura anche alle persone più temerarie.

Qualche attimo dopo, anche il padre della ragazza si presentò nella stanza.

A differenza della madre, lui esprimeva tutto il suo disappunto con un'espressione di pura delusione, una di quelle espressioni che ti fanno sentire in colpa per tutta la tua vita.

I genitori agivano in maniera diversa per punirla, ma tutti e due con il solo e unico scopo di ferirla, mascherando il loro comportamento con la sola e unica scusa che facevano tutto ciò per garantirle un futuro brillante.

Miko era stufa, stufa di essere trattata in quel modo, eppure subiva in silenzio i colpi ardenti dei genitori.

<domani niente cena, spero che questo ti sia di lezione> disse la madre uscendo dalla stanza chiudendo a chiave la porta.

——

Il giorno dopo era una normalissima domenica di aprile.

La scuola, come tutte le domeniche d'altronde rimaneva chiusa, per assicurare agli studenti un giorno di riposo.

Miko guardava fuori dalla propria finestra il sole che svettava nel cielo, immerso purtroppo da delle grandi nuvole grigie.

Desiderava uscire dalla propria stanza, ma a malincuore la sua porta era ancora completamente chiusa.

un messaggio sul suo telefono la risveglio dai suoi profondi pensieri, portandola a guardare verso la sua scrivania.

si alzò dal davanzale della finestra e andò a prendere il suo telefono a chiocciola.

-ti va di uscire?- era stato Wakasa a scriverle quel messaggio.

Miko era indecisa, l'ultima volta che era uscita con quel ragazzo -di cui oltretutto sapeva poco niente - non era andata affatto bene.

Ci penso sù, per poi digitare un semplice -no- sulla tastiera del suo telefono.

Non fece in tempo a mandare il messaggio che un rumore parecchio forte la fece voltare verso la finestra.

Di fretta l'aprí, trovandosi Wakasa sotto.

<sapevo che mi avresti risposto di no, quindi sono venuti qui per assicurarmi che tu esca di casa>disse il ragazzo.

<infatti la mia risposta è no, vedi di andartene> rispose la mora chiudendo la finestra.

Non era dell'umore giusto per stare a discutere con quel tipo, non erano nemmeno amici, perché continuava a stressarla?

Miko rimase a fissare il muro davanti a se per secondi quasi interminabili, per poi riaprire la finestra.

<va bene, vengo> disse titubante, spengendosi appena dalla finestra.

<ma la porta di camera mia è chiusa a chiave quindi non so come scendere> continuò ricordandosi quel piccolo particolare.

<buttati> le disse il ragazzo mettendosi proprio sotto alla finestra.

<eh? sei serio?> gli chiese la ragazza assottigliando gli occhi.

<ti sembro uno che scherza?> rispose Wakasa.

<si> disse secca Miko squadrando dall'alto in basso il suo interlocutore.

<fidati e basta, va bene?>sbuffò il ragazzo.

Miko non si fidava di lui così tanto da buttarsi dalla finestra di casa sua, eppure, il suo corpo reagì completamente da solo facendola scivolare lentamente fuori dalla sua stanza.

Non era tanto distante dal suolo, ma era comunque un salto spaventoso.

La mora raccolse tutto il coraggio che aveva e si buttò, venendo poi presa dal ragazzo.

<sia chiaro, non mi fido di te> gli disse Miko, respirando affannosamente.

Wakasa la poggiò a terra, per poi iniziare a parlare.

<ti va di rivedere i ragazzi di ieri? se non ti va facciamo altro> le chiese.

Miko annuì, sistemandosi la camicetta bianca, ormai tutta stropicciata.

angolo autrice

aiuto, scusatemi, più di un mese di assenza.
è stato forse il capitolo più noioso da scrivere, ma soprattutto il più difficile.
questo periodo è stato uno dei più stressanti dal punto di vista scolastico (ho letteralmente 6 materie sotto) e ora sto cercando di recuperare.
oltretutto mi sono persa via con bungo stray dogs e le sue angst del cavolo che mi fanno piangere 24/24h.
l'unica mia soddisfazione è stata trovare ganyu e la lancia di zhongli ( perché darmi l'arco per ganyu era troppo difficile, vero gioco?)
la smetto di lamentarmi della mia vita e mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto almeno un po'.

ci vediamo tra un mese (ti prego red non fare la procastinatrice e aggiorna settimanalmente)

parlare da sola mi aiuta. ;)

poetica- wakasa x ocDove le storie prendono vita. Scoprilo ora