capitolo 3

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"ragazzi che volete da bere?" domandò Mase poco dopo che entrammo nel Pub.
"un bayles" risposi io, adoro questo tipo d'alcolico; "vengo ad aiutarti" disse Shell inseguendo mio fratello, lasciandomi così sola con Kai.
"allora che ti prende" mi chiese proprio quest'ultimo, "niente" gli dissi fredda, fortunatamente mio fratello e la mora arrivarono pochi istanti dopo, già iniziavo ad odiare il pivello.
"andiamo a ballare?" propose la mia migliore amica sorridente come sempre: dopo aver ottenuto l'approvazione da parte di ognuno di noi, andammo nella pista da ballo e iniziammo a scatenarci.

"raga vado un attimo al bancone" informai io i ragazzi affianco a me, e senza aspettare una replica da parte loro, andai verso il barman.
"cosa desidera?" e questa volta fu proprio l'uomo di fronte a me a parlare.
"vodka alla fragola e pesca grazie" risposi io; inizia a bere il bicchierino, poi continuai, uno, due, tre e poi persi il conto.
volevo divertirmi, ubriacarmi, essere ubriaca fradicia, lasciarmi andare, essere libera.
mentre stavo per portare un altro bicchierino alla mia bocca, un ragazzo, alto molto più di me, con i capelli mori, ricci e gli occhi verdi, interruppe i miei piani.
"e basta, sarà il decimo che ti scoli" disse il riccioluto che aveva un'area famigliare ma che a causa dei troppi bicchierini bevuto non sapevo identificare del tutto; "l'ultimo" dissi io bevendo il composto tutto d'un fiato.
***
mi sveglia la mattina dopo in una camera che non seppi riconoscere e che di certo non era la mia.
avevo una voglia irrefrenabile di alzarmi e catapultarmi in doccia, mi sentivo uno schifo, l'odore di alcol distruggeva le mie narici e il mal di testa si faceva sempre più fitto; ma non riuscivo a muovermi, a causa di ostacolo sotto il mio seno.
guardai meglio, un braccio muscoloso ed una mano grade e calorosa con dita lunghe e affusolate mi teneva stretta a se.
cercai di capire chi fosse, ma il post sbornia mi impediva di riconoscere a pieno il ragazzo che mi teneva abbracciata al proprio petto.
mi guardai attorno e "Kai, chi altro sennò" pensai tra me e me: le pareti erano nere, la tuta del Chelsea era ordinatamente appoggiata sulla sedia e qua e là c'erano dei libri, probabilmente messi per far scena.
il mio sguardo, casualmente, fini su di lui e non cambio più direzione: lui sembrava un opera, quella più bella di sempre, e io un artista, neo-artista, per la precisione, che ammirava la bellezza dell'immagine.
è davvero bello, ha degli occhi verdi speranza nei quali ti ci perdi dentro, i capelli che, anche se sempre spettinati, sono bellissimi; ha qualche riccio che li ricade sulla fronte.

non dovevo innamorarmi di te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora