capitolo 10

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era passata una settimana da quando ero tornata a casa mia e a vivere, oggi c'erano gli allenamenti del Chelsea decisi allora di andare a vedergli facendo una sorpresa ai ragazzi; "Madison sei pronta" urlò la mia migliore amica dal piano inferiore, affermai e dopo aver preso gli occhiali da sole e una borsa scesi di fretta ansiosa di rivedere i ragazzi.
"ma come sei bella" disse la mora di fronte a me accennando dei fischi, "che è, ti sei fatta bella per riccioli d'oro" mi chiese e io sapevo benissimo di chi stava parlando, di Kai, di chi altro sennò.
accennai un sorriso ma comunque la contraddetti: indossavo semplicemente i 501 crop jeans, chiari, della levi's, una canottiera bianca a spalline fini e le air force 1 del medesimo colore della maglietta; la borsa era nera, a mezzaluna di Prada, e gli occhiali dello stesso colore.
ero appena arrivata al campo, i ragazzi erano ancora negli spogliatoi così mi sedetti e inizia a guardare Instagram, essendo un mese e qualche settimana che non aprivo codesta applicazione; vidi subito le notifiche strabordare.
erano la maggior parte menzioni: nei post, nei commenti, nei video, tutti con una domanda al loro interno "tra Madison e Kai c'è qualcosa" solitamente la frase era accompagnata dal goal e la dedica fatta per me da parte del tedesco: sbiancai.
Shall se ne accorse immediatamente e senza aspettare un suo quesito a riguardo girai lo schermo verso di lei; ero sulla pagina Instagram di webboh.it: come sfondo c'era l'esultanza al goal che poi il tedesco dedicò a me, in parte una mia foto e in grande era evidenziata di rosso la famosa domanda: "ship or dip?"
la mia migliore amica non fece tempo a commentare che i ragazzi fecero il loro ingresso nel campo; mio fratello era davanti, affianco a lui vi erano: Jorginho, Kepa e proprio lui, Kai; lo guardai, uno sguardo che però, inizialmente, non sembrava essere ricambiato "amo non ti avrà visto" esclamò la mia migliore amica vedendo il mio sguardo rattristirai, non ebbi il tempo di darle una risposta che "MADISON!!" sentii il mio nome urlato da una voce che sapevo riconoscere tra altre mille, quella del centrocampista che giocava nella nazionale italiana: la voce di Jorghino.
non l'ho citato molto nelle conversazioni, ma nei miei pensieri era sempre presente; avevamo legato molto, sin dal primo istante, quest'anno però i nostri rapporti sono stati un po' alti e bassi ma nonostante tutto gli vorrò sempre bene.
lo vidi avanzare velocemente nella mia direzione, mi alzai di scatto e mi catapultai nelle sue braccia muscolose che attendevano solo di stringermi forte.

non dovevo innamorarmi di te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora