Capitolo 1 - Vengo con te!

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Dimitri mi chiamò dall'altra stanza del bilocale: "Tom! Vieni qui!"
Io mi alzai svogliatamente dalla poltrona e vi abbandonai il computer.
"Eccomi" esclamai entrando in cucina.
"Quando hai intenzione di partire per le vacanze?"
"Tra una settimana, perché?"
"Vengo con te."
Io lo scrutai attentamente cercando di scovare qualche indizio che mi dicesse che stava mentendo, ma non ne notai alcuno:
"Sei sicuro? Stiamo insieme da poco e i miei ancora non lo sanno, anzi non sanno nemmeno che sono gay... cosa faccio? Mi presento da loro dicendo: - guardate mi sono fidanzato con un uomo, eccolo! - ? Gli verrebbe un colpo."
Lui rimase in silenzio qualche secondo, poi mi guardò con i suoi occhi azzurri da dietro gli occhiali:
"Tom, non puoi nasconderglielo per sempre! Stiamo insieme da un anno e ancora non sanno nulla di noi!"
Dimitri si alzò dalla sedia sulla quale stava seduto e si avvicinò a me senza mai staccare gli occhi dai miei, io cominciai:
"Senti, io..."
Ma lui mi posò un dito sulle labbra:
"Tom, noi andremo a casa tua per Natale e glielo diremo. È deciso."
Io sbottai:
"Dim, tu non capisci! I miei sono omofobi e non fanno nulla per nasconderlo... ho paura ok?"
Mi sedetti lentamente sul tavolo e abbassando lo sguardo riuscii a spezzare quel filo invisibile che incatenava i nostri occhi. Dimitri si limitò ad avvicinarsi ancora di più a me fino ad arrivare a solleticarmi il mento con la barba , poi sussurrò:
"Ormai ho deciso, Tom. Con me non succederà nulla, vedrai"
Infine annullò la distanza tra le mie labbra e le sue lasciandomi un bacio.
Successivamente uscì dalla cucina e io, rimasto solo, mi misi a riflettere sulle sue parole e su di noi. Io e lui eravamo totalmente diversi: io moro con gli occhi scuri, lui biondo con gli occhi azzurri; io alto nella media, lui un armadio di due metri; io timoroso di ogni cosa, lui oltremodo cazzuto. Come avrei fatto a presentarmi ai miei con un uomo russo al mio fianco quando loro speravano che io mi mettessi con una donna americana?
Mi alzai e tornai in salotto sulla mia poltrona dove il computer mi aspettava. Mi ero rimesso al lavoro da pochi minuti, quando Dimitri uscì dal bagno in accappatoio:
"Ma lavori sempre tu?"
Mi prese in giro.
Lo trovai bellissimo: i capelli ancora gocciolanti gli arrivavano alle spalle, la barba alla Chris Hemsworth faceva da cornice ad un sorriso fantastico,gli occhi azzurri risaltavano dietro gli occhiali tondi leggermente appannati.
Lui si avvicinò a me:
"Che fai, piccoletto?"
Io sbuffai:
"Secondo te? Sto lavorando ad un nuovo progetto per la tesi."
"Sei nervoso, piccoletto?"
"Lo sarò se tu continui a chiamarmi così"
Gli risposi stizzito.
"Ah già che sei permaloso!"
Continuò lui.
"Lasciami concentrare, deficiente!"
Ordinai io. Lui annuì e, dopo avermi lasciato un bacio sulla testa, andò a vestirsi mentre io continuavo il mio lavoro.

Quella sera, dopo cena, ci sedemmo sul divano e Dimitri mi chiese:
"Prima hai detto di avere paura. Di cosa?"
Io sospirai:
"Ho paura che non mi accettino, che ti trattino male: ti riterranno colpevole di avermi traviato; ho paura che non vogliano più vedermi, Dim."
Lui mi prese la mano e mi disse:
"Tom, guardami. Sai benissimo che questa bomba prima o poi dovrà esplodere... è quasi certo che farà male, ma questo ostacolo prima o poi dovrai affrontarlo, anzi dovremo affrontarlo perché io lo affronterò con te." Fece una pausa, poi continuò: "Tom, io sono pronto a starti accanto in ogni momento. Ci sarò sempre, te lo prometto."
Io sorrisi con le lacrime agli occhi:
"Ti amo, Dim"
"Anche io, Tom"
Disse lui allungandosi verso di me e tirandomi dentro ad un abbraccio.
Ci addormentammo così quella sera, mentre fuori iniziava a piovere.

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