Emma e Julian.

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|| Ambientato 5 anni dopo "Città del Fuoco Celeste". Emma e Julian hanno 17 anni. ||

"Emma fallo!" Le disse Julian con voce roca. La ragazza continuava ad osservare il morso di demone che il suo parabatai aveva sulla gamba, era immobile e bianca come un lenzuolo mentre la sua paura più grande stava prendendo vita.
Tre ore prima, in un momento di noia i due amici avevano deciso di andare un po' a caccia di informazioni, erano usciti e avevano incominciato a camminare per le strade di una Los Angeles calda e soleggiata.
"Ems!" Aveva urlato ad un tratto Julian catturando l'attenzione della cacciatrice, che era concentrata a guardare le spalle al proprio migliore amico in quel vicolo stretto.
"Vieni, ho visto qualcosa." Emma si era subito girata verso di lui e gli aveva fatto un sorriso da alleata, come tutte le volte che trovavano un demone. Avvicinandosi lentamente con in mano le loro spade angeliche avevano notato che non si trattava di un semplice demone, era un demone superiore, Sammael, e ormai non c'era modo di scappare perché gli aveva visti.
"Guarda guarda... Un altro Blackthorn." Disse una voce proveniente da dietro il demone.
Avvicinandosi piano i due ragazzi capirono che faceva parte del popolo fatato.
"Tale e quale al tuo caro fratellino, sta facendo un ottimo lavoro nella Caccia Selvaggia." Continuò la donna, Emma vide Jules al suo fianco irrigidirsi. Avevano cercato Mark ovunque, si erano scontrati con tutti i tipi di demoni che avevano a che fare con il popolo fatato per sapere dove si trovasse quello che per Emma era praticamente un fratello, ma nessuno era mai riuscito a dirgli qualcosa di più del 'Chi fa parte della Caccia Selvaggia non torna indietro'. Poi erano incominciati gli omicidi dei Cacciatori di Los Angeles, Cacciatori che sparivano nel nulla, come i suoi genitori, e dopo un po' erano stati presi di mira anche i Nascosti.
"Abbiamo un patto tanto, noi troviamo chi sta uccidendo le persone del mondo Nascosto e voi ci ridate Mark." Disse Julian con i pugni chiusi intorno alla sua spada angelica, era pronto all'attacco, Emma strinse tra le mani Cortana, preparandosi anche lei.
La fata ridacchiò leggermente, come per prenderli in giro, Julian iniziò a correre verso di lei, ma il demone lo scagliò in aria buttandolo dall'altro lato della strada.
"Julian!" Quello che doveva essere un urlo uscì più come un sussurrò dalla bocca di Emma, che sentiva la runa parabatai in fiamme. Fece un respiro profondo e pensò a Jace, lui era il suo modello di ispirazione. Emma era la più brava cacciatrice della sua generazione, e non si sarebbe lasciata scoraggiare semplicemente. Girò la testa per vedere il corpo di Julian per terra, aveva del sangue intorno a una ferita sulla gamba, e la giovane Cacciatrice provò una fitta lancinante al cuore. Impugnò Cortana e saltò addosso al demone piantandogli la spada angelica nel collo. Sammael emise un gemito barcollando all'indietro, e in quel breve momento di distrazione Emma gli verso in bocca la boccetta che le aveva regalato Magnus. Il demone scomparve e lei cadde a terra sbattendo il ginocchio, Sammael era tornato nella sua dimensione proprio come aveva detto Magnus. La ragazza si era pentita di aver usato quel raro antidoto così, ma doveva pensare a Julian. Si alzò trascinandosi con la gamba sinistra e lo raggiunse piagandosi su di lui, aveva gli occhi chiusi e il battito debole.
"Cura la tua gamba Ems." Le disse in un sussurro, la voce che quasi si perdeva nel vento.
"Stai zitto Julian, chiamo i Fratelli Silenti." Gli rispose Emma con un tono carico di preoccupazione.
"No! Emma no, loro non sanno del nostro accordo con il popolo fatato."
"Julian stai morendo, e non guarderò il mio parabatai morire." Lo sguardo della giovane ragazza era determinato, ma anche pieno di stanchezza per tutte le notti insonni passate a pensare ai suoi genitori e ad avere incubi.
"Prendi il tuo stilo e fai un Iratze."
Le disse lui stringendole debolmente, troppo debolmente, la mano.
"Non funzionerà una semplice Iratze."
"Si invece, l'hai detto tu, siamo parabatai." Emma si lasciò convincere dal suo migliore amico e prendendo fuori il suo stilo lo posizionò sopra la ferita che Sammael aveva lasciato sulla gamba di Julian.
Una volta, due volte, tre volte, niente. Emma continuava a disegnare la runa della guarigione, ma essa dopo un po' scompariva sempre.
"Basta Julian, chiamo i fratelli."
"No Ems! Io credo in te, ce la fai, devi solo concentrarti di più sulla runa e di meno sulla mia morte." Emma accennò un sorriso, era incredibile come Jules riuscisse sempre a farla ridere. Un urlo la fece trasalire e solo dopo si rese conto che quell'urlo proveniva proprio da lei, guardò la sua spalla e vide solo sangue sopra ad una runa che andava piano piano a scomparire. La runa parabatai.
"Julian." Sussurrò pregando il ragazzo, che stava come lei provando lo stesso dolore lancinante.
"Emma fallo!"
Prese il suo stilo e si concentrò come non aveva mai fatto nella sua vita. Non poteva perdere Julian, non voleva perdere Julian, erano parte l'una dell'altro, ed era l'unica famiglia che le rimaneva. Premette lo stilo sulla pelle di Julian ed iniziò a disegnare un Iratze con tutta la forza di volontà che possedeva,
iniziarono a passarle davanti tutti i momenti che aveva passato insieme al suo migliore amico. Julian in fondo alla Sala d'Addestramento la prima volta che si erano incontrati, Julian a sette anni senza i due denti davanti, Julian a dodici quando le aveva proposto di diventare parabatai, Julian a quattordici quando aveva avuto la sua prima cotta, Julian che essendo il più grande si doveva prendere cura di tutti i fratelli Blackthorn, e poi semplicemente Julian, con quegli occhi color verde-azzurro e i capelli marroni sempre in disordine, con in bocca la sua sigaretta che Emma cerca disperatamente di togliergli, con in mano il pennello che faceva correre sulla tela candida. Lui che era l'unica persona che il Conclave le aveva vietato di amare, ma di cui si era innamorata lo stesso.
Emma sentiva che le sue forze si stavano esaurendo e desiderò di finire in fretta la runa.
"Sapevo che ce l'avresti fatta." La voce di Julian la svegliò dai suoi pensieri. Staccò lo stilo dalla sua pelle e l'ultima cosa che vide prima di accasciarsi tra le braccia del suo Parabatai, fu la sua runa che aveva completamente guarito la gamba di Julian.

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