"Zio noi usciamo!" Urlò Julian rivolto verso le scale.
Suo zio Arthur passava ore chiuso dentro lo studio nella zona est dell'Istituto e i ragazzi si chiedevano
cosa escogitasse lì dentro, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di chiederglielo.
Il rapporto che avevamo instaurato con Arthur Blackthorn non era di certo uno dei migliori.
Julian sapeva quanto l'uomo fosse affezionato a loro, ma era come se lo zio del giovane cacciatore vivesse in un mondo a parte, e alla fine era sempre lui ad occuparsi dei suoi fratelli.
Non ricevette risposta, ma d'altronde non se ne aspettava una.
"Dove andate?" Chiese Tiberius spuntando da dietro l'angolo con in mano un succo d'arancia.
Stranamente era da solo, probabilmente Livvy era ad addestrarsi.
"Facciamo solo un giro, ci stiamo annoiando." Rispose Emma al posto di Julian.
Il ragazzo si girò per osservarla. Quel giorno Emma Carstairs aveva intrecciato i capelli biondi in una semplice treccia che le cadeva morbida sulla spalla e delle ciocche ribelli le incorniciavano il viso, troppo pallido in quel periodo. Era vestita normale ma Julian sapeva che aveva sicuramente un coltello nascosto nello stivale e un altro incastrato nella cintura, non usciva mai disarmata. Emma, a differenza di Julian, non aveva problemi a mentire e ci riusciva anche molto bene, alcune volte Jules si chiedeva come facesse la ragazza a sembrare sempre così calma. Solo una volta aveva visto la sua Parabatai andare nel panico e Julian ricordava bene l'espressione di puro orrore sul viso di Emma al solo pensiero della sua morte.
E sapeva che sarebbe morta piuttosto che provare il dolore della perdita di Julian, o di qualsiasi altro Blackthorn.
"Perché ti incanti sempre quando la guardi?" Chiese Ty che si era avvicinato al cacciatore.
Julian rinsavì e si accorse che Emma si era allontanata, si guardò intorno sperando che nessuno avesse sentito la domanda di Tiberius.
"Cosa stai dicendo?"
"Che la guardi sempre." Rispose con fare ovvio Ty.
"Chi dovrei guardare, te?" Chiese Jules. "Sei geloso? Non ti presto troppe attenzioni, piccolo?" Stavolta un sorriso spontaneo si distese sulle labbra di Julian.
"Oh, ti odio Jul!" Ty alzò gli occhi al cielo e si incamminò verso la palestra.
"E non sono piccolo." Urlò senza girarsi quando ormai era lontano.
Emma appoggiò una mano sulla spalla di Julian, che stava ridendo lievemente per la risposta del fratello.
"Andiamo? Siamo già in ritardo, mi ha appena mandato un messaggio Malcolm." Lo informò. Jules annuì e aprì il pesante portone dell'Istituto tenendolo aperto per far passare prima Emma. La ragazza rise e scosse la testa, odiava quando qualcuno le agevolava le cose.Malcolm era appoggiato ad un muretto e di fianco a lui sedeva Cristina, stavano parlando tranquillamente e Julian si sorprese.
Malcolm e Cristina non erano mai andati d'accordo, in effetti Malcolm non era mai andato d'accordo con nessuno, odiava gli Shadowhunters.
"Ripetimi, perché ci facciamo aiutare?" Chiese Jules, mentre lui e Emma si avvicinavano sempre di più allo stregone e a Cristina.
"Perché ne abbiamo bisogno e possiamo fidarci di loro." Rispose lei rassicurandolo, poi gli prese la mano stringendola con le sue dita sottili e Julian si fidò di lei, come faceva sempre.
"Finalmente, non ho tutto il tempo del mondo!" Esclamò Malcolm appena li vide, si alzò in fretta e la cacciatrice fece lo stesso.
Cristina era arrivata solo da pochi mesi a Los Angeles, ma a Julian e ad Emma sembrava di conoscerla da una vita.
Cresciuta con genitori troppi restrittivi nell'Istituto di Città del Messico, era scappata appena compiuti i diciotto anni. I capelli ondulati e scuri erano raccolti in una coda, aveva la pelle color cioccolato e se messa a confronto con quella di Malcolm diventava ancora più scura.
La ragazza sorrise ai due Parabatai e Julian ricambiò il sorriso cercando di tranquillizzarla, anche se forse tra tutti quello più agitato era lui.
"Allora andiamo." Disse Emma al suo fianco battendo le mani, Julian la guardò sorridendo, sembrava così buffa.
Malcolm si incamminò verso il riflesso della luna e sparì, lo stesso fece Cristina e Julian riuscì persino a convincere Emma ad andare prima di lui. Rimasto da solo prese un lungo respiro e poi cadde all'indietro nell'oscurità mentre la luna lo inghiottiva.
Emma afferrò la sua mano, era anche lei zuppa come il ragazzo. Si trovavano nello stesso corridoio tutte le volte che andavano alla Corte Seelie. Non che ci andassero tutti i giorni, ma era ormai qualche mese che avevano un patto con le fate e spesso chiedevano di loro.
Stavolta però erano stati Emma e Julian a chiedere di incontrarsi e erano rimasti molto sorpresi quando le fate avevano accettato la richiesta.
Alyssa, la fata che di solito andava a prenderli, si presentò puntuale anche quella volta.
Era bellissima. Aveva lunghi capelli di un biondo così chiaro che poteva essere scambiato per bianco, la pelle, chiara anch'essa, brillava sotto la poca luce che entrava nel corridoio.
Julian qualche volta aveva filtrato con lei, ma dopo l'ultima volta che ci aveva provato e Emma non gli aveva parlato per giorni interi, aveva capito che forse sarebbe stato meglio smetterla.
"Salve Cacciatori, Stregone." La voce di Alyssa era carica di rispetto e Jules faceva fatica a credere che una fata provasse quel genere di sentimenti nei confronti degli Shadowhunters.
"Alyssa." Disse Malcolm facendole cenno con la testa. "Ci fai strada?" Chiese poi indicando verso l'entrata della Corte Seelie.
La Fata non rispose, si limitò ad annuire incamminandosi verso la destinazione desiderata.
Julian amava la Corte Seelie, amava come anche nell'oscurità ci fosse sempre un po di colore, amava i dipinti che correvano lungo le pareti e che rappresentavano la storia delle fate.
Forse gli piaceva anche perché riusciva a sentire più vicino suo fratello e sua sorella maggiori.
Kealie Whitewillow aspettava i ragazzi seduta su una comoda poltrona al centro della sala.
"Vi stavo aspettando." Disse appena notò la loro presenza nella stanza. Le fate che la circondavano si allontanarono velocemente e lei si alzò per venirci incontro.
"Non mi dire." Julian sentì Emma sussurrare al suo fianco e non riuscì a trattenere una leggera risata.
Kealie si girò immediatamente verso di lui e Jules si maledisse mentalmente.
"Julian Blackthorn, diventi sempre più bello." La donna si avvicinò a lui e gli accarezzò col dorso della mano la guancia. Il cacciatore percepì Emma irrigidirsi al suo fianco e cercò immediatamente la sua mano per tranquillizzarla.
"Grazie, non posso lamentarmi in effetti." Rispose Jules accennando un sorriso alla Fata.
Kaelie rise e si allontanò tornando a sedersi sulla sua poltrona.
Julian osservò la sala e notò come le fate stessero guardando da tutte le parti tranne che verso di loro, ma riusciva a cogliere un piccolo particolare che confermava il fatto che li stessero ascoltando, le orecchie a punta erano tese in avanti.
"Allora, avete scoperto chi sta uccidendo tutta la mia gente?" Chiese Kaelie prendendo un sorso dallo strano liquido contenuto nel bicchiere che gli aveva passato una fata lì accanto.
"Ci siamo vicini, ma non possiamo scoprirlo se la 'vostra gente' ci ostacola." Rispose Emma col suo solito tono da superiore. Era uno dei suoi piccoli difetti, essere scortese a prescindere, ma a Julian piaceva anche quello.
"In che senso vi ostacola?" Kealie si sporse in avanti, la frase di Emma aveva attirato particolarmente la sua attenzione. Julian rimase perplesso, la donna che aveva cercato di ucciderli qualche giorno prima non era forse una fata?
Anche sulla faccia di Emma, che di solito non lasciava vedere nessun emozione, era dipinta un espressione confusa.
"Ma come..." Cristina incominciò a parlare ma venne interrotta da un fischio molto forte.
I tre cacciatori si tapparono immediatamente le orecchie, mentre le fate e Malcolm rimasero fermi quasi come non sentissero l'intenso rumore proveniente da quello che a Julian sembrò un corno da caccia.
Delle fate passarono sopra di loro nel cielo ricoperto da stelle, solo due fermarono i loro cavalli sopra il grande salone dove si trovavano.
Un ragazzo moro scese dal cavallo e baciò Kaelie su una guancia, mentre l'altro ancora a cavallo lo seguiva con lo sguardo. Jules non riusciva a vederlo bene, ma sembrava avere i capelli biondi come quelli di Alyssa e quelli di sua sorella Helen.
E appena capì spalancò gli occhi.
Quella appena passata era la Caccia Selvaggia.
"Dai vieni giù!" Esclamò il ragazzo moro all'altro, che all'istante scese da cavallo.
A Julian si fermò il respiro, Emma sobbalzò al suo fianco e all'istante si girò verso il suo Parabatai.
Il cacciatore non riusciva a pensare a niente in quel momento, tranne al fatto che quello davanti a lui era Mark, il fratello che non vedeva da ormai cinque anni.
Aveva pensato tante volte, disteso sul letto di camera sua, a cosa dire a Mark una volta che l'avesse rivisto. Aveva preparato delle vere e proprie discussioni e anche delle accuse, ma era come se le sue corde vocali si fossero spezzate.
"Ciao Kaelie." Disse Mark passandosi una mano tra i capelli biondi e almeno lui si limitò al solo saluto.
"Mark!" Forse non era esattamente così che Julian si era immaginato di rivedere suo fratello, ma non poteva lasciarlo andare via ora che ce l'aveva davanti.
Mark si girò di scatto e i suoi occhi si spalancarono nel vedere il fratello minore.
Julian però pensò di essersi solo immaginato quella reazione, perché Mark lo osservò per pochi secondi prima di chiedergli se si conoscessero.
Jules sapeva come la Caccia Selvaggia cercava di farti dimenticare la tua vita da umano, ma aveva sempre pensato che Mark non si sarebbe mai scordato di lui, di Helen, dei gemelli, di Dru e del piccolo Tavvy.
Senza rendersene conto saltò in avanti prendendo dalla cintura uno dei coltelli che si portava sempre dietro, era accecato dalla rabbia.
Emma si buttò davanti a lui, per impedirgli di fare qualcosa di cui si sarebbero tutti pentiti amaramente, ma Julian non riconoscendola la ferì alla spalla col coltello.
L'urlo della ragazza fece sparire tutta la rabbia di Julian, che guardò Emma che si trovava lì davanti e vide che dalla spalla partiva il taglio da lui fatto che arrivava fino a metà schiena e dal quale usciva molto sangue.
"Em.. Emma, no no no. Ti prego no." Cercò di prenderla tra le sue braccia, ma Malcolm l'afferrò prima di lui e la appoggiò al muro.
Julian cercò di andarle incontro ma Cristina lo bloccò.
"Julian non riesci a controllarti." Cercò di tranquillizzarlo ma riuscì ad ottenere solo l'effetto contrario.
"Ti prego, Cristina. Emma!" Urlò il nome della Parabatai e non sentendo nessuna risposta si agitò ancora di più.
Malcolm lo afferrò per le spalle e poi si rivolse a Kaelie.
"Noi usciamo, ti farò sapere io." Usò il solito tono di uno stregone che non intendeva scendere a compromessi e poi trascinò Julian fuori dalla Corte Seelie.Emma era seduta per terra, la schiena ferita a contatto con la parete gelida la faceva sentire meglio, ma allo stesso tempo le faceva un male incredibile.
Vide Cristina avvicinarsi ma le fece cenno di fermarsi, non le serviva l'aiuto di nessuno.
Si alzò a fatica quando sentì due mani prenderle la vita e aiutarla ad alzarsi.
"Cristina ti ho detto di..." Incominciò a parlare ma le faceva troppo male la schiena per lamentarsi.
"Emma, non sono Cristina." La voce di Mark la fece tendere come una corda di violino, ma non disse niente.
"Mi ricordo di voi, non posso dirlo davanti a loro, ma mi ricordo di tutto. Ti prego, diglielo." La voce del ragazzo sembrava distrutta e tutta la rabbia che provava verso di lui, verso la persona che aveva appena ferito Julian, svanì.
"Ti prego fallo. E digli anche cosa provi per lui." Emma annuì, ma quando si rese effettivamente conto di quello che Mark le aveva appena detto lo guardò, cercando di capire come facesse a saperlo.
"L'ho sempre saputo, Emma." La ragazza non negò e non confermò, fece un veloce cenno con il capo e raggiunse Cristina, per poi uscire in fretta dalla Corte Seelie.
Appena l'aria calda di Los Angeles le invase i polmoni si sentì di nuovo viva.
"Emma! Dio mio, Emma." Julian le corse incontro abbracciandola e Emma pensò di non voler essere da nessun altra parte se non tra le sue braccia, ma la schiena le faceva troppo male.
"Jules, disegna un Iratze." Disse in un lieve sussurro. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, prese il suo stilo e lo impugnò come se fosse un pennello.
Emma l'aveva rimproverato così tante volte, una stilo andava impugnato da stilo, non da pennello. Ma Julian era un artista, la vernice sporcava tutti i suoi abiti e gli scorreva ormai nelle vene.
Emma sentì la ferita sulla schiena rimarginarsi e il dolore affievolire sempre di più.
Una volta finita l'Iratze Julian la prese tra le sue braccia e le spostò le ciocche, uscite dalla treccia, dal viso.
"Andiamo a prendere dell'acqua." Disse Malcolm prendendo Cristina per il braccio e trascinandola all'interno del bar che si trovava lì di fianco.
Era notte e il cielo era ricoperto di stelle.
"Scusa, mi dispiace tanto." Incominciò lui, ma Emma si affrettò a fermarlo.
"Non è niente, era solo un taglio." La cacciatrice aveva ormai ripreso voce e forza, ma il petto di Jules era comodo e non voleva alzarsi.
"Solo un taglio, Emma? Sono il tuo Parabatai dovrei difenderti non ferirti." La voce di Julian era piena di rammarico, si stava struggendo come era suo solito fare.
"Non so cosa mi sia preso, davvero"
"Jules..."
"No, niente Jules. Lui non si ricorda."
"Julian..."
"Stiamo cercando di riportare indietro una persona che non sa neanche chi siamo."
Emma girò di poco la testa e ritrovò la faccia di Julian a pochi centimetri dalla sua, il ragazzo continuava a parlare mentre guardava davanti a se il mare che sbatteva contro gli scogli.
Emma si sporse di poco verso di lui e fece combaciare le loro labbra dolcemente. Jules rimase immobile per pochi secondi prima di capire che Emma lo stava baciando, lo stava baciando davvero!
Prese il viso della Cacciatrice tra le mani e ricambiò il bacio, dapprima dolce e poi un po più appassionato.
Emma chiese l'accesso con la lingua alla bocca di Julian e lui glielo concesse, poco dopo però si staccò malvolentieri.
Emma lo guardò aspettandosi uno sguardo di puro orrore, invece negli occhi di Julian vide solo una scintilla eccitata e sorpresa.
"Cosa stai facendo?" Le chiese Jules, che sembrava non riuscire a togliersi il sorriso dalla faccia.
"Tu non stavi zitto." Si difese lei, sorridendo a sua volta.
"Allora forse dovrei parlare sempre se questo è il tuo modo di far tacere le persone." Disse lui per poi scoppiare a ridere.
Emma gli tirò un pugno leggero sul braccio ma alla fine rise anche lei.
Non aveva voglia in quel momento di pensare alle conseguenze, voleva solo pensare a lei e Julian come due persone normali e innamorate.
"Julian lui si ricorda di noi, me l'ha detto. Te lo giuro."
Il sorriso del ragazzo vacillò per qualche istante, però tornò subito ad illuminargli il viso.
"Mi fido."
Le rispose per poi alzarsi e porgendo la mano ad Emma, la ragazza istintivamente prese la mano di Julian e si diressero verso il bar per raggiungere Malcolm e Cristina.-----------------------------------------
In America è ufficialmente uscito Lady Midnight! Qualcuno di voi lo sta leggendo in inglese? Com'è?
Io ho deciso di aspettare l'uscita Italiana, ma sono davvero in ansia!
Comunque la parte iniziale di questo capito è scritta dalla parte di Julian, ditemi se vi piace o se preferite di più quando parla Emma.
Grazie a tutti.
-Car.
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Pulvis et umbra sumus.
FanfictionUna serie di racconti ambientati dopo e prima della Guerra Oscura contro Jonathan Morgenstern che vede come protagonisti Emma Carstairs e Julian Blackthorn. ------------ Mi scuso in anticipo per eventuali errori contenuti nelle storie. Gli eventi so...