Night coffee (revisionato)

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Alice e Marianne mi raggiungono preoccupate.

<<Ho visto Chloè andare via, tutto bene?>> Lancio uno sguardo di fuoco a Marienne, è sicuramente stata lei a dire a Chloè che sarei uscita questa sera. Lei intuisce i miei pensieri e alza le mani per difesa <<Ehi, noi siamo amiche di entrambe.>> Ha ragione, non è giusto farle entrare nei nostri battibecchi. Le liti nel nostro gruppetto ci sono sempre state, ma mai ci siamo chieste di schierarci con l'una o con l'altra. Le chiedo scusa, sono confusa e adirata dalla situazione, potevo gestirla meglio ma le parole di Chloè mi hanno ferita davvero. Le braccia delle mie amiche si stringono attorno a me, assaporo il loro profumo familiare e non posso che chiedermi se anche loro pensano che io sia egoista. Vorrei saperlo, ma non so se riesco a reggere una risposta positiva. Mi schiarisco la voce, la testa mi gira e ho bisogno di uscire.

<<Credo di aver bisogno di un po' d'aria.>>

<<Vuoi che veniamo con te?>> Domanda Alice. Le faccio cenno di no con la testa, voglio essere sola a leccarmi le ferite. Prendo una bottiglietta d'acqua sul tavolo e mi avventuro verso l'esterno del locale. Mi sorprendo dal freddo che mi sferza la pelle sudata che mi crea brividi lungo tutto il corpo. Scruto, con la vista annebbiata dall'alcol, un posto in cui sedermi. L'esterno del locale è ancora più bello dell'interno. Piccole piattaforme circolari, ognuna con un divanetto circolare che la definisce e un tavolino centrale, sono poste su tutta la terrazza sospesa sulla piscina azzurra. Le scarpe che ho scelto questa sera non sono tacchi molto comodi e i piedi mi bruciano a causa del tempo trascorso in piedi e immobile. L'unica piattaforma vicina a me a cui posso sedermi dall'esterno e che non mi farà cadere in acqua per un mio passo falso, si trova alla mia destra. Un gruppo di ragazzi è seduto all'interno, chiacchierando allegramente.

<<Scusate.>> Mi avvicino, sedendomi all'esterno, senza nemmeno aspettare un cenno da parte loro. La ringhiera nera che circoscrive la piattaforma è perfetta per appoggiarci la testa, così mi lascio andare per un momento. Apro la bottiglietta d'acqua, prendendo piccoli sorsi che quasi mi vanno di traverso quando sento una voce provenire alle mie spalle.

<<La ragazza del Casinò.>> Mi giro e il volto del ragazzo moro sporto verso di me, con un braccio poggiato alla ringhiera, mi è familiare. Ci metto qualche secondo a focalizzare i suoi lineamenti spigolosi, il naso lungo e sottile, le labbra rosate che sembrano disegnate.

<<Charles Leclerc.>> Commento, il mio tono è piatto, privo di emozioni. Una costatazione della persona che ho di fronte. Le labbra di Charles si aprono in un sorriso soddisfatto, è felice che l'ho riconosciuto. Mi sembra uno a cui piace molto essere riconosciuto in ogni luogo che visita ma, a Montecarlo dovrebbe averci fatto l'abitudine, anche i muri sanno chi è.

<<Stai bene?>> Mi chiede. Annuisco sinceramente grata per la sua domanda, ma non ho voglia di parlare con qualcuno. Chloè pensa che io sia egoista, quante cose non mi ha detto perché pensava che non l'ascoltassi o che non mi interessasse la sua vita? Conosco lei tanto quanto lei conosce me? Certo, anche io le ho nascosto alcune cose, ad esempio quando sono talmente triste che sento mancarmi il pavimento sotto i piedi e i polmoni privi d'aria per qualche secondo. Non le racconto questi momenti perché so gestirli da sola e non voglio causarle inutili preoccupazioni. Ma lei conosce le cause di quella tristezza, l'odio che provo verso mio padre, la paura di non essere all'altezza, il caos che c'è nella mia mente quando provo a convincermi che studiare economia è la scelta giusta. A me lei non ha raccontato nulla, le farfalle nello stomaco, l'ansia prima di vederlo, nulla. La rabbia torna a bruciarmi il petto. Bevo qualche altro sorso d'acqua, ho bisogno di riacquistare lucidità per esaminare la situazione, per cercare rimedio al danno che ho creato. Devo essere meno emotiva, più pragmatica, come Leonardo non smette mai di ripetermi da tenera età. Mi porto una mano alla fronte chiudendo gli occhi, un conato di vomito mi sale alla gola, incendiandola. Non sono passate nemmeno 24h e sono di nuovo accasciata su me stessa con lo stomaco in mano.

Blue Flames - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora