The liberation

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Seduta nella sua Bmw, Azzurra, cercava di fermare il tremore delle sue mani. La sua rabbia aveva preso il controllo del suo corpo gettandolo in tremori incontrollabili, sentiva il panico salirle lungo la gola, ma non voleva cedergli, non questa volta, non per Charles. Prese un grande respiro, aspirando con il naso, i polmoni le si riempirono d'aria, un'aria che profumava di estate, di serate in riva al mare con un cocktail fresco tra le mani. Contò fino a tre ed espirò dalla bocca. Continuò per qualche momento, finché le mani smisero di tremare e il panico sparire.

Per la seconda volta Charles le si era avvicinato, le aveva sfiorato il collo, le aveva toccato i capelli.

Aveva ragione, il biondino non le faceva lo stesso effetto e si odiava per questo. Lèo non le aveva mai fatto lo stesso effetto che le faceva Charles. Charles le faceva venire voglia di essere toccata in ogni centimetro di pelle. Voleva lasciarsi avvolgere dalle sue braccia e scomparirgli nel petto, era una passione diversa che però non sapeva categorizzare. Con Lèo la passione era immediata e si consumava nel momento stesso in cui arrivava, con Charles il suo cuore diventava selvaggio. Continuava a sentire il suo respiro anche ore dopo che si erano lasciati, i punti in cui l'aveva sfiorata continuavano ad urlare il suo nome, continuavano a chiederne ancora, sempre di più. Si odiava e si malediceva per quei pensieri assurdi. Lasciarsi manipolare, l'aveva fatto una volta, promettendosi che non sarebbe più accaduto di nuovo, ma eccola lì. Seduta nella sua auto a gettare occhiate allo specchietto sperando di vederlo ancora lì, di vederlo correre verso di lei urlandole che gli dispiaceva, che era uno stronzo e se ne pentiva.

Ma Charles non c'era.

Charles non sarebbe mai corso da lei, Azzurra lo aveva capito, doveva solo accettarlo. Ma perché le sembrava così difficile? Si sfregò il viso tra le mani dimenticandosi del mascara che ancora le ricopriva le folte ciglia. <<Ottimo, ora si che il mio aspetto esteriore assomiglia a quello interiore.>> Sussurrò tra sé mentre guardava il suo riflesso nello specchietto retrovisore e rise quando si rese conto che il mascara sfregato le aveva creato un alone nero intorno ai suoi occhi, assomigliava ad un panda. Prese una salviettina struccante dalla pochette d'emergenza posta in uno degli scompartimenti della sua auto e con delicatezza iniziò a togliere tutte le sbavature del makeup. Se c'era qualcosa che Lucrezia, sua madre, le aveva insegnato era proprio di apparire perfetta in ogni circostanza. Nel tempo, Azzurra, aveva trasferito questo insegnamento in ogni aspetto dalla sua vita, anche quelli che non riguardavano l'aspetto esteriore. Con il tempo aveva imparato ad essere ossessionata dalla perfezione, diventando il suo più grande critico, non c'era da meravigliarsi se questo aveva portato con sé tanti aspetti negativi, come quei momenti in cui le si mozzava il respiro e il mondo sembrava schiacciarle il petto. In quegli stessi momenti non riusciva mai a fermare il cervello da determinati pensieri: Quando avrebbe smesso di essere una bambola?

Quando avrebbe tolto il volante della sua vita dalle mani degli altri?

Quando avrebbe preso il controllo? Soprattutto, c'era mai stato un giorno in cui il controllo l'avesse avuto lei?

Certo, il controllo è un'idea illusoria, questo lo sapeva bene, anche se la mancanza di quell'illusione la faceva cadere in un vortice buio di ansia e terrore. Pensava e ripensava costantemente alla sua vita, a tutti gli episodi che le erano accaduti nel corso degli anni e in nessuno di questi sentiva di aver preso una decisione solo per se stessa, c'era sempre dell'altro. Come quando a dieci anni doveva scegliere se andare a lavoro con suo padre o al parco con i suoi nonni. Desiderava con tutto il suo cuore di andare al parco con i suoi nonni, li adorava e loro adoravano trascorrere del tempo con lei, eppure, alla fine, aveva deciso di accompagnare il padre a lavoro. Leonardo aveva un viso così speranzoso e lei non voleva deluderlo, aveva paura di deluderlo. Anni dopo, situazioni simili le si ripetevano. Un giorno una sua vecchia amica la chiamò, erano almeno un paio di anni che Azzurra non la sentiva, l'amica si era allontanata dal gruppo per passare tutto il suo tempo con il fidanzato. Azzurra le aveva provate di tutte per salvare il loro rapporto, alla fine dovette cedere, ma quel giorno rispose al telefono. Aveva in programma tante cose eccitanti per quella giornata, voleva andare a fare un giro in barca con le sue amiche, pranzare e ballare a ritmo di musica sullo yacht privato di suo padre, ne aveva bisogno, la settimana passata l'aveva messa a dura prova, ma decise di annullare tutto perché in quella chiamata, la sua amica piangeva a dirotto, le comunicava che il suo fidanzato l'aveva lasciata. Ancora una volta Azzurra mise il bene degli altri davanti al proprio.

Blue Flames - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora