Capitolo 21

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RICHARD

Sento qualcosa colpirmi il mento e apro leggermente gli occhi, Pete si è appena girato nel sonno colpendomi. Adoro dormire con lui ed è così carino quando dorme, peccato però che si agita spesso e finisce per svegliarmi. Mi volto per guardare l'orologio riposto sopra il comodino, segna le due di notte.
Pete continua a dormire profondamente anche se il suo volto non è per niente rilassato e da come stringe la mano a pungo capisco che sta avendo un incubo. Lo copro meglio con la coperta e gli massaggio la schiena finché non vedo che si rilassa un po' di più.
Mi alzo senza disturbarlo e scendo al piano di sotto per bere un bicchiere di acqua fresca notando però che una delle luci è già accesa e quando entro vedo Zag seduto da solo mentre mangia una fetta di torta.
Con il tempo ho capito che sfoga il suo malessere mangiando e Pete mi ha raccontato anche dei suoi precedenti problemi di peso causati dalla sua pessima situazione familiare.
Zag ha impiegato molto tempo ed impegno per perdere quel peso in eccesso al punto che a vederlo adesso sembra impossibile crederci visto come il suo corpo sembra scolpito nella roccia. Gli è rimasta solo una forte dipendenza dai dolci.

"Zag..." Lui alza lo sguardo dal cellulare e mi osserva sorpreso.

"Oh sei tu Richard... che ci fai sveglio?"

"Pete ha il sonno agitato e mi ha svegliato... tu invece? Lo sai bene che non ti fa bene mangiare tutti questi zuccheri a quest'ora." Prendo un bicchiere d'acqua e mi siedo vicino a lui.

"Pensieri." Si porta un po' di torta alla bocca.

"April vero?" Lui abbassa lo sguardo e continua a mangiare.

"Riesco a gestire delle situazioni complicate a lavoro, gestisco l'azienda di mio padre, ma lei è impossibile e non fa altro che darmi problemi..."

"È lei a dare problemi a te o sei tu a crearne a lei? Perché a me sembra più che sia tu a crearne a lei, è felice con quel ragazzo e poi anche a Pete piace."

"È felice ma non lo ama..." Ed ecco che si taglia un'altra fettina di torta dal nervoso, sta per metterla nel piatto ma io gli blocco la mano e lo guardo dritto negli occhi.

"Forse perché qualcuno non le dà la libertà di amarlo, e so che quel qualcuno la ama ma è talmente orgoglioso e accecato dalla gelosia che non riesce a vedere oltre... basta con la torta o ti sentirai male." Gli tolgo il piatto e la torta davanti. "Zag sul serio devi fare ciò che ti rende felice." Si alza e fa un finto sorriso.

"Da quando sono nato non ho mai conosciuto la vera felicità, mi è sempre stata strappata via e non cambierà mai la situazione." Pete è in piedi vicino alla porta che si stropiccia l'occhio.

"Che succede ragazzi? Zag tutto bene?" chiede sbadigliando e sorrido da quanto sia tenera la scena. Ogni giorno rimango meravigliato da quanto Pete possa essere la tenerezza fatta persona e allo stesso tempo sexy, gentile e premuroso.

"Sì, non preoccuparti avevo solo un po' fame, ora torno a dormire." Pete lo ferma con il braccio e lo guarda negli occhi.

"Zag, sarò ancora assonnato ma capisco comunque quando mi menti, che ti succede?" Lui si libera il braccio.

"Non ti preoccupare, va tutto bene," dice lui ma Pete non demorde.

"Centra tuo fratello Ivan o i tuoi genitori? Zag ti prego dimmi cosa ti succede, siamo amici e voglio aiutarti?" Lui gli scompiglia i capelli amichevolmente.

"Sono quasi le tre di notte, dai andiamo a dormire, facciamo domani questo discorso magari quando ti svegli un pochino, adesso sei tutto assonnato."

"Promettilo o non mi muovo di qui, promettimi che domani mi spieghi tutto..." Pete alza il mignolino ma Zag è titubante. "Zag, promettilo."

"Va bene prometto che ti racconterò tutto." Gli stringe il mignolo come per sigillare la promessa e Pete sorride trionfante. "Adesso però andiamo a dormire o si sveglieranno anche gli altri." Usciamo dalla cucina e ci dirigiamo nelle nostre camere, una volta dentro Pete mi guarda.

"Di cosa avete parlato?"

"Te ne parlerà lui domani... dai adesso torniamo a dormire."

"No, se Zag sta male sto male anche io, stava mangiando a quest'ora e lo fa solo se qualcosa lo logora dentro e non capisco perchè non si apre più come prima con me... gli avrò fatto qualcosa, forse è stufo della mia amicizia... Ho fatto sicuramente qualcosa per questo non vuole dirmi cosa gli succede... ma non so cosa." Pete si muove avanti e indietro per la camera nervosamente.

"Ehi, ehi, no Pete, non hai fatto nulla, vedrai che domani ti dirà ogni cosa... non preoccuparti, Zag ti vuole molto bene." Lui si avvicina e lo stringo in un abbraccio.

"Zag è mio fratello, senza di lui non potrei andare avanti, lo capisci?" Annuisco e cerco di tranquilizzarlo.
George mi ha raccontato che quando erano bambini Pete non faceva niente senza Zag e viceversa continuando così fino a oggi, sono cresciuti così uniti uno all'altro che se in futuro si separassero ne uscibbero distrutti, sono uno il sostegno dell'altro.
Con il tempo ho anche capito che Pete ha una specie di catalogazione affettiva, dove troviamo in cima 'gli intoccabili ' che comprendono suo padre, April e per l'appunto Zag, quando si parla di loro bisogna sempre andarci piano perchè se sente anche una sola parola fuori posto Pete si trasforma in una belva e potrebbe non rivolgerti nemmeno la parola per mesi.
Poi ci sono le 'persone speciali ' che comprenderebbero le persone di cui si fida e con cui riesce ad aprirsi ed essere sereno anche se si possono contare sulle dita di una mano, tra cui penso di essere incluso, non ho ancora ben capito io dove sono situato.
Poi ci sono 'i fan' , Pete ama ogni suo singolo fan ogni volta quando lo fermano per una foto o un autografo lui si intrattiene anche a chiacchierare amichevolmente con loro.
Per finire poi ci sono tutti gli altri.

"Lo so e lo stesso vale per Zag. Non preoccuparti."
Torniamo nel letto, lo stringo a me, gli accarezzo i capelli dolcemente e Pete si lascia coccolare teneramente. "Lo sai non avrei mai creduto che dormire vicino alla persona che ami fosse così bello ormai credo che non riuscirei più a dormire da solo in un letto senza di te." Lui si volta leggermente per guardarmi.

"Grazie di essere sempre qui al mio fianco...” fa una lunga pausa prima di riprendere a parlare "...Sai, parlandone con Zag ci ho pensato e se il tuo desiderio è quello di andare a studiare in Italia non preoccuparti vai, io sarò qui ad aspettarti."

"Pete, prima di conoscerti quello era ciò che volevo ma adesso il mio unico desiderio è quello di starti a fianco... e poi non scherziamo, Stanford è una delle migliori università del mondo." Gli do un bacio sul braccio e lui si rannicchia come un riccio.

"Grazie ma non voglio essere la causa della tua decisione, sul serio fai tutto ciò che ti senti di fare e non pensare a me... perché un giorno se tra noi non funzionasse tu te ne pentiresti."

"Cosa vuoi dire Pete?"

"Che non voglio che resti qui solo per me." Alle sue parole sento un brivido percorrermi il corpo capendo che Pete ha paura che lo abbandoni e sta cercando di distanziarsi emotivamente, come difesa da una possibile perdita, avvicino i nostri corpi azzerando le distanze tra noi e prendo il suo viso tra le mani guardandolo dritto negli occhi.

"Ne sono sicuro, Pete. Questa è la scelta migliore e mi pentirei del contrario perché stare al tuo fianco mi rende felice e sono fortunato ad averti." le sue orecchie diventano rosse e nasconde il volto sul mio petto.

"Richard..." più di una volta Zag mi ha ripetuto che Pete ha delle ferite ancora aperte e credo che questa sua improvvisa difensiva provenga da una di quelle.
Lo bacio dolcemente sulla fronte ma lui si allunga per un bacio sulle labbra, che ricambio immediatamente. Pete mi guarda negli occhi e mi accarezza la guancia per poi afferrare le mie labbra in un altro bacio stavolta lento e intenso. Rimaniamo abbracciati addormentandoci stretti uno all'altro.

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