Calum's Moan.

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Lavanda è sempre stata una ragazza che non si sentiva molto "ragazza".

Non è mai stata una di quelle bambine a cui piaceva indossare i tacchi della propria mamma, coprirsi le labbra rosee da un lucidalabbra o da un rossetto rosso, anche quello probabilmente della mamma.

A Natale le regalavano sempre delle bambole, delle Barbie, precisamente.

E sinceramente non le amava molto.

Per lei erano troppo perfette, capelli biondi e occhi azzurri. Le odiava.

Ma doveva sorridere al mittente del regalo, è comunque una forma di cortesia.

Alla fine lei ci è diventata.

Lei è diventata una Barbie.

Una Barbie con dei difetti, ovviamente.

Voleva dimostrare che, comunque, anche una Barbie con dei difetti potrebbe essere apprezzata.

Lei semplicemente si è tinta i capelli di un biondo più chiaro, bianco.

Come era lei, in fondo.

Voleva essere colorata da qualcuno, qualcuno che possedeva dei colori vivaci.

Così da colorare i suoi capelli, le sue emozioni e la sua vita.

E ci è riuscita, più o meno.

Qualcosa che ama, di quando era bambina, erano i suoi lunghi capelli biondo rame.

Intrecciati ogni domenica mattina dalla propria mamma.

Le diceva sempre di avere dei capelli bellissimi, le faceva una treccia, lunga quanto i suoi sogni e le sue ambizioni.

Mano a mano questa treccia divenne sempre più corta e così, ahimè, diminuirono anche i sogni.

Ma non si diede mai per vinta.

Voleva, e vuole ancora, trovare i suoi colori.


Ricordo ancora il motorino che mi regalò mio padre qualche anno fa.

Disse "Quando diventerai abbastanza grande, potrai fare le tue scelte."

Ma non ho mai pensato che si riferisse solo al motorino.

Questa mattina mi sono svegliata presto, avrei voluto dormire di più, ovviamente, e ci ho anche provato, ma dopo dieci minuti di pensieri mai desiderati, ho deciso di alzarmi.

Metto dei Jeans, una felpa bianca e le mie Vans nere.

Mi dirigo verso il garage, prendo, decisa, la maniglia fredda del pannello scorrevole, faccio un respiro profondo e alzo con forza.

Pulisco la mano sui miei Jeans e strascico i piedi avviandomi verso il mezzo.

Sbadiglio per il sonno, salgo sul motorino e tolgo il cavalletto.

Accendo quest'ultimo e mi muovo verso l'uscita soltanto con l'uso dei piedi.

Metto il cavalletto e chiudo il pannello grigiastro del garage cercando di non fare troppo rumore.

Risalgo sul mezzo, metto il caschetto nero, sempre odiato perché non mi ha mai fatta sentire libera, ma grazie al motorino questa sensazione spariva.

Spingo il piede sull'accelleratore respirando regolarmente.

Faccio qualche giro per riprendere confidenza col mezzo e poi mi avvio verso la scuola.

Fire|| l.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora