3.1 - LA BAMBAAAAAAAAAAA

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    Eragon si svegliò per merito dei raggi del sole che gli stavano bruciando la faccia. Il nostro eroe sbadigliò e si stiracchiò osservando le spoglie pareti di camera sua. D'un tratto lo colpì la rivelazione che quel giorno era molto probabilmente il suo compleanno. Non se lo ricordava di preciso, dopotutto erano passati ben sedici anni.
   
    Apprendiamo il passato tragico del nostro eroe che subì l'abbandono della madre. Che lacrima strappastorie (infatti c'è stato scritto non un libro, non due e nemmeno tre, ma bensì quattro libri. Tutti rigorosamente sopra le 700 pagine... Grande, Paolini).
   
    Il povero Eragon, quindi, era stato adottato dai suoi zii. Questa cosa mi ricorda tanto un certo mago, ma sarà soltanto una coincidenza.
    Tornando al nostro eroe, apprendiamo anche che il padre non si era mai fatto vedere. Non l'aveva nemmeno cercato.
    ALLEGRIA!
   
    Finalmente il giovane si riscosse dallo stato catatonico in cui era caduto pensando alle cose depresse della sua vita. Decise di alzarsi e andare al catino che aveva in stanza. Si lavò la faccia con l'acqua gelida e si ghiacciò per bene viso e mani come un vero genio.
   
    Poi si ricordò per un attimo del suo tesssssssssssssssoro che aveva messo sotto al letto. Recuperò il sasso e lo osservò alla luce del sole, la superficie era liscia come il cervello di un koala. Stava guardando l'oggetto con smania, quasi fosse tutto ciò che lo teneva ancora in vita.
    Eragon era morboso, e ora lo sappiamo.
   
    Gli ci volle una mezz'ora buona di contemplazione per ricordarsi che esisteva altra gente dentro quella catapecchia e che, guardacaso, erano suoi parenti.
   
    Spinto dal senso di colpa e soprattutto dalla fame, si fiondò in cucina per la colazione. Garrow e Roran stavano mangiando pollo. Di prima mattina.
    Capiamo che Eragon era scemo poichè cresciuto con gente strana.
   
    Roran era un bodybuilder, e sì che aveva solo due anni più di Eragon. Era così grosso e muscoloso che doveva per forza prestare attenzione ad ogni cosa che faceva per non distruggere tutto. Non per nulla la loro casa era sempre da aggiustare in qualche punto.
   
    «Yo, sono felice che tu non sia morto!» esclamò Roran al cugino «Com'è andata la caccia, bro?»
   
    «Una merda, fra. Ho recuperato soltanto un sasso enorme...» rispose Eragon, trattenendosi dal dire "il mio tesssssssssssssssoro" ad alta voce. Sarebbe parso un idiota.
   
    «Non ci nutriamo di minerali, bro...» si lamentò il maggiore «Che aria tossica tirava sulle montagne? Ti sei drogato prima di catturare un sasso?» scherzò ridendo, finendo il suo pollo (farvi un caffè no, eh. Troppo da ricchi. Almeno una cacchio di minestra... Ma non il pollo a colazione, vi prego.)
   
    Eragon aveva fame, e soprattutto era uno zotico cresciuto tra zotici, quindi si mise ad azzannare anche lui un pezzo di pollo mentre il cugino parlava.
   
    «Mo' Garrow te racconta, zì.» fece il nostro eroe tra un boccone e l'altro.
    Poi il povero Garrow raccontò tutto l'accaduto e il fallimento stratosferico di Eragon a caccia.
   
    «Però ha preso un sasso enorme.» lo giustificò il vecchietto «Ma davvero enorme! Ci possiamo fare molti soldi!»
   
    «Famme vedé, zì, peppiacere.» lo supplicò Roran con ancora un pezzo di pollo in bocca.
   
    «Viè.» lo invitò garbatamente Eragon, lasciando il povero volatile a metà nel piatto.
   
    Andarono in camera del nostro eroe e la pietra pomice fu rivelata al terzo e ultimo povero della catapecchia. Era come se dei topi avessero trovato e aperto un baule d'oro.
    L'ora seguente Roran si complimentò col compare senza sosta. Poi se ne fregò altamente.
   
    «Yo, ehm... Hai parlato con Katrina, fra?...» chiese imbarazzato.
   
    «Non ce sò riuscito, bro, me spiace.» si scusò Eragon «Stava per picchiare a morte il macellaio che stava per picchiare a morte me. È troppo tosta, bro.» mentì il ragazzo, nascondendo al cugino che l'unica arma di Katrina era la capacità di fare tisane e camomille.
   
    «Hehehe, modestamente lo so.» si vantò il palestrato bodybuilder con un ghigno compiaciuto sul viso.
   
    «Però l'ho detto all'altro palestrato del villaggio, sai, no? Quello che ha la forgia e che ieri mi ha parato il culo in modo assurdo.» fece il nostro eroe.
   
    «L'HAI DETTO A HORST?!» sbraitò Roran diventando rosso dalla testa ai piedi «TU SEI FUORI DI TESTA, I MIEI DRAMMI ADOLESCENZIALI NON SI TRATTANO IN QUESTO MODO! IRRISPETTOSO.»
   
    «Bro, chill. Quello non è uno che sparla tanto in giro come te.» cercò di tranquillizzarlo Eragon, più perchè sentiva già la catapecchia tremare pericolosamente a causa delle grida disperate del cugino.
   
    La discussione terminò. Roran non voleva parlare con l'eroe fallito, ed Eragon non voleva far crollare la casa cercando di esporre le sue ragioni al cugino imbottito di riso, pollo e steroidi.
   
    Tornarono in cucina per finire di mangiare la loro colazione dei campioni con la compagnia dello zio catatonico e poi si fiondarono a zappare la vigna tutti insieme appassionatamente.
   
    Tutto quello che c'era da raccogliere lo raccolsero, non senza distrarsi tirandosi pacche sulla nuca a vicenda e prendendosi felicemente per il culo.
    Raccoglievano una zucca e si facevano smorfie. Con un pugno di barbabietole avevano l'onore di tirare un calcio nelle palle ad una persona a loro scelta. E via così. S'intrattenevano, dato che ancora non esisteva la radio, né tantomeno le canzoni napoletane da cantare a squarciagola durante i lavori nei campi.
   
    Una volta raccolto tutto, tornarono in casa e iniziarono a stipare i vari ortaggi in vasetti di conserve o a fare sughi alquanto maleodoranti con cui condire il loro stramaledetto pollo della colazione.
   
    Nove giorni dopo venne giù l'ira di Galbatrony sottoforma di potente bufera di neve perchè si. Tutto di colpo. Così fa meglio.
   
    Dopo qualche giorno di nullafacenza passato davanti al camino, la bufera interminabile - stranamente - terminò. Il panoraggio esterno era una distesa infinita di bamba, ma per ragioni narrative Paolini l'ha chiamata "neve". Diffidate dal libro originale, sono solo menzogne.
   
    «Ah, ragazzi...» sospirò il vecchio zio catatonico del nostro eroe «Quest'anno non arriveranno erranti, il tempo fa troppo schifo. Dovremmo aspettare ancora un po' per esserne certi, ma sono già convinto che non arriveranno affatto.»
   
    «Quindi?» domandò ignaro il palestrato Roran.
   
    «Quindi saremo costretti a mangiare il pollo gommoso e secco che ci vende Sloan...» si rassegnò Garrow «O i polli tutti ossi che cattura Eragon.»
   
    «Ma zio, io ho un'idea pe-»
   
    «Stai zitto tu che l'ultima volta che hai avuto un'idea hai quasi buttato giù tutta la casa.» lo spense il vecchissimo, rientrando in casa.
   
    Tornarono tutti in "casa" e si arresero all'attesa. Si parlavano sempre meno, bevevano più caffè del normale, continuavano a mangiare pollo a colazione, Roran e lo zio Garrow stavano per mettere mano alle loro riserve di allucinogeni pur di non ascoltare quello che il nostro eroe aveva da dire...
   
    Quando l'ottavo giorno, udite udite, gli erranti non erano ancora arrivati. Così si prepararono per andare a comprare i polli marci da Sloan.
   
    Impacchettarono roba da vendere ed Eragon portò il suo tessssssssoro per capire quanti money potevano guadagnarci.
   
    Per dire addio al sasso, il nostro eroe s'incantò da solo e rimase ad osservarlo per ore intere mentre gli altri due facevano il resto.
    Eragon scansafatiche.
   
    Roran notò questa strana ossessione, anche se per pochi attimi. Però oramai era arrabbiato col cugino, così lo spedì sul sentiero per vedere se i fattoni chiamati erranti fossero passati.
    Eragon, a malincuore, andò fuori e vide delle impronte sul sentiero.
   
    «LA BAMBAAAAAAAAAAA!» gridò di gioia tornando in casa, e tutti si rimisero al lavoro per impachettare quello che mancava.
    Si, "la bamba" era il segnale per dire che gli erranti erano arrivati. Non fatevi domande.

Eragon - parodiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora