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Ero sveglia da almeno dieci minuti mentre guardavo Igor dormire; mi accoccolai a lui prima accarezzargli il viso e, poco dopo, aprii gli occhi. Mi guardò confuso prima di abbracciarmi, -ancora nuda- commentò vagando con le mani lungo la mia schiena, -cosa devi fare oggi?- domandai ma rimase in silenzio, -due giorni e ce l'ha festa- mi ricordò ma annuì, -e oggi cosa fai?- ripetei ma sbuffò, -sai che lavoro faccio, perché me lo chiedi se la risposta è minacciare e uccidere?- chiese nervoso, -scusa se speravo facessi altro- ribattei per mi venne un dubbio: -il trasporto delle auto?- domandai, -lo gestisce mia sorella, per me- spiegò, -e perché non me lhai mai detto?- continuai facendolo sorridere, -perché non è molto importante- disse sicuro alzandosi poi dal letto. -Vai all'università, o che cosa?- chiese facendomi annuire, -faccio due lezioni, studio in biblioteca poi alle sei ci vediamo- spiegai ma sbuffò, -alle sei è tardi- mi avvertì, -cazzi tuoi, impari a sparire per cinque giorni- risposi ma mi sorrise . Mi lavai e poi mi vestii indossando un paio di jeans, con degli anfibi neri, una top a maniche lunghe, una felpa e poi una giacca in pelle con dentro il pelo.
Preparai la mia solita borsa prima di andare in cucina, -vuoi qualcosa da mangiare?- chiese facendomi annuire, -allora ti porto a fare colazione- mi avvertì, -solo che tu prendi una macchina ed io un'altra, se tu torni alle sei magari poi faccio qualcosa e non posso venirti a prendere- aggiunse dopo facendomi annuire, -se tu non devi mangiare nulla vado da sola a fare colazione- lo avvisai ma scosse la testa, -non ti preoccupare- sussurrò accarezzandomi una guancia, -a pranzo vengo da te- parlò sopra le mie labbra, -e se restassimo entrambi a casa?- sussurrai allacciando le braccia al suo collo, -alle undici devo fare una cosa importante- ribatté, -sono le nove- insistetti ma appoggiò la sua fronte contro la mia, prima di sorridermi, -ci sarai tu nel letto nuda, non mi alzerò neanche se me lo chiedi tu- immaginò facendomi sorridere, -allora usciamo, poi quando tu devi andare io vado all'uni- spiegai ma mi guardò indeciso; -non sono sicuro con questa cosa dell'università, avevi già rischiato- mi ricordò facendomi annuire, -ora ho questa- dissi felice tirandola fuori dalla borsa. Mi guardò paralizzato spostando lo sguardo dalla pistola ai miei occhi per un pó di volte, -devi farmi vedere come la usi- disse sicuro spostandosi da davanti a me. -Sparo?- domandai stranita facendolo annuire, -li al muro, non ribalza- disse sicuro e dopo avermi convinto, visto che poteva essere pericoloso, sparai. -Devo capire la mira, però sei brava, braccio fermo, senza paura, tranquilla- spiegò facendomi ridere, -non serve che tu veda se io so sparare, sono una Sokolov, certo che sono brava, lo è perfino mia madre- lo avvertii facendolo ridere, -troviamo qualcosa da fare se no rientriamo in casa e per tutto il giorno di scopo fino a farti tremare pure gli occhi- sussurrò facendomi rimanere paralizzata, -apprezzo l'entusiasmo, di meno la cattiveria- scherzai, -anche se mi ispira il tremore agli occhi- continuai baciandolo.

Dopo la colazione al bar, salimmo in auto con l'intenzione di andare a cercare un vestito per me, ma rimase un'ora a guardare una moto che aveva visto passando fuori da una concessionaria. -Se la vuoi prenditela, te lo pago io, basta che andiamo- lo pregai, stanca di aspettare li, sopprattutto perché avevo bevuto già cinque caffè. -La moto è pericolosa, mi sparerrebbero in testa e sarei morto, solo che è meravigliosa- disse indeciso facendomi sbuffare, -io vado, a piedi piuttosto- lo avvisai ma dopo aver varcato la soglia della porta mi girai per poi vederlo uscire.

Eravamo entrati nel centro commerciale per comprare un vestito, e visto che l'ultima volta che ci ero stata avevo visto delle belle cose da prada, decisi di ritornarci. -Questo- parlai sicura facendoglielo vedere; era un abito a spalline larghe, con scollo a u, grigio perlato e nero, con il marchio in mezzo al petto. Lo guardò prima di annuire, così andai subito a provarlo e mi piaceva molto, stava bene con qualsiasi tacco fosse nero, grigio o semplicemente bianco.
-Guarda che sono passate le undici- gli ricordai appena salimmo in auto, -lo so, ho organizzato un pranzo così almeno non ti devo lasciare, tu parla solo con me e basta, fai quello che vuoi e ordina quello che ti pare, mentre parliamo però non dire nulla e se hai bisogno fammelo capire toccandomi- spiegò, facendomi sorridere divertita.
Arrivati al ristorante, entrai con Igor davanti a me, che mi fece sedere prima di mettersi accanto; -non sederti accanto a lei- avvisò un uomo che probabilmente stava facendo quello che gli aveva detto di non fare. Ero imbarazzata, e per non farglielo notare iniziai a controllare delle cose mie, per scuola: -guarda che puoi parlarmi- mi avvertì divertito appoggiando la mano sopra la mia coscia, -sei dimagrita- sussurrò iniziando a farmi le carezze sulla gamba, -impossibile, ho iniziato a mangiare di più, sarà la pillola- pensai facendogli corrugare la fronte, -che pillola?- chiese ma senza neanche farmi rispondere diventò arrabbiato. -Ne parliamo dopo- mi tranquillizzò visto che avevo insistito nel sapere cosa gli fosse successo; finimmo di mangiare, e dopo aver salutato quelli che erano con lui, mi raggiunse fuori. -La pillola per non rimanere incinta, potevamo almeno parlarne- mi rinfacciò subito facendomi spalancare gli occhi, -no invece, avresti potuto parlare se fossimo sposati, a minimo 20 anni, io ne ho 18, e sono la tua fottuta fidanzata- sbottai, -va bene, ma almeno dimmelo- mi diede ragione facendomi annuire, -anche se non so che ti cambia- sussurrai, -mi cambia, rimango più tranquillo, solo che, ti dico la verità, mi sarebbe piaciuto prima o poi scoprire che sei incinta- ammise ma rimasi lì a guardarlo stupita, -avevi detto che non volevi- gli ricordai, -si, perché ho paura- rispose infilando le mani nelle tasche dei jeans, -comunque se poi vogliamo smetto di prenderla- lo avvisai facendolo sorridere.

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