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Appena aprii la porta di casa mi tolsi i tacchi e il corsetto, rimanendo con solo il vestito addosso. -Amami e basta- disse ad un certo punto, facendomi corrugare la fronte, -ti ho vista pensierosa, sicuramente per quello che è successo prima- spiegò, -potevi lasciar provare me- dissi infastidita, -non ti ho mai vista incazzata- ammise stranito, -ma tuo padre mi raccontato qualcosa- ci scherzò su, notando che non ero di buon umore. -Dimmi che hai svetlyy- sussurrò prendendomi in braccio e sdraiandosi sotto di me, -ti amerò e basta- risposi cercando di cambiare argomento, -mi devi dire tutto- parlò serio costringendomi a guardarlo, mentre la sua mano accarezzava il mio ventre, -voglio, anzi, io ho bisogno che mi fai sentire parte della tua vita, e lo so che ne abbiamo già parlato, ma con tutta questa mafia io non reggo, ho troppa paura che ti capiti qualcosa- ammisi facendolo sospirare. -Mettiamo in chiaro una cosa, niente potrà influenzare quello che ti sto dicendo, tu per me sei il mondo, piccola e fragile, per me sei una roccia ed io ti difenderò sempre, anche a costo di morire e anche se tu mi impedirai di farlo, io ti proteggerò, quindi non ridirmi del fatto che non ti ho avvisato perché lho fatto solo per il tuo bene, per il vostro bene, anche oggi a cena, non sai quanto mi sono trattenuto- parlò nervoso mentre mi appoggiavo al suo petto, -quindi basta farmi il muso, abbiamo un vita intera davanti, io, te e poi vedremo chi si aggiungerà- disse baciandomi il collo. -Hai vomitato in questi giorni?- chiese facendomi annuire, -nulla di strano però- specificai affarendogli la mano e giocandoci; -ci sposiamo o no?- domandai facendolo scoppiare a ridere, -vuoi sposarmi?- chiese scherzosamente facendomi annuire, -dal primo momento che siamo stati insieme- ammisi subito facendolo diventare serio. Frugò nella tasca dei suoi jeans tirando poi fuori un cofanetto nero; -l'avevo fatto fare per una cosa più organizzata, ma mi hai dato la risposta ora- spiegò dandomelo in mano. Lo guardai dolcemente mentre aprivo la scatolina, trovandomi davanti un anello bellissimo. Era in oro, con incastonate tre pietre colorate abbastanza grosse, -non è proprio da matrimonio ma è meraviglioso- sussurrai divertita, -neanche io sono da matrimonio e guardami- commentò facendomi sorridere, -poi ti rispecchia, non sei molto normale- aggiunse facendomi alzare un sopracciglio, -è bello non essere normali- ammisi contenta facendolo annuire. Mi infilò l'anello al dito prima guardarmi, -io non ho nessun anello, mi merito altro- disse sicuro facendomi annuire subito. Mi strappò il vestito celeste prima di baciarmi il seno e salire sul collo, dove mi riempii di succhiotti e poi mi fece sua per almeno tre volte.

-Mi prepari qualcosa di caldo?- urlai da dentro la doccia; mi cambiai indossando il pigiama prima di ritornare in cucina, -ti ho fatto il the- mi avvertì facendomi annuire, -domani non lavoro, e partiamo- disse facendomi spalancare gli occhi, -dove?- domandai contenta, -non posso dirtelo- mi avvisò, -daii- insistetti facendolo sorridere, -no- ripeté, -mi dici almeno quanto tempo stiamo via, visto che decidi tutto tu senza dirmi nulla- gli rinfacciai, -ti vuoi rovinare la sorpresa?- chiese facendomi annuire, -che stupida, dai vieni- mi chiamò mentre si dirigeva in camera, -mi devi portare in braccio, e poi scoparmi- urlai e dopo qualche secondo ritornò, facendomi scoppiare a ridere per la faccia che aveva. Si infilò in mezzo alle mie gambe e mi guardò negli occhi, -andiamo alla gara di moto?- domandò facendomi annuire subito, -non dovevamo partire?- chiesi, -tu preparati- ordinò portandomi in camera da letto, -ma gareggi anche tu?- chiesi facendolo annuire, -con te dietro- concluse facendomi sorridere, -anche se sarebbe meglio davanti- sussurrò malizioso facendomi sorridere. Mi preparai indossando dei jeans semplici, una maglietta a maniche lunghe, una felpa nera e poi un giubbotto che mi passò lui, per andare appunto in moto. -Il tuo casco- disse passandomelo, -i jeans?- chiese infastidito, -eh che problema c'è?- domandai, -niente, dai andiamo- finì facendomi sorridere per quanto non fosse normale. -Sei mai salita?- chiese facendomi scuotere la testa, -su una cosa del genere mai- spiegai aspettando che salisse prima lui, così che potessi farlo io. Eravamo diretti non so dove ed era bellissimo avere tutta quell'aria in faccia, anche se non stava andando molto veloce; si fermò ad un semaforo e mi tocco la coscia, come anti stress quasi. Eravamo appena entrati in questa strada un pó abbandonata e dopo averla fatta tutta a manetta notai in lontananza un gruppetto, -li conosci?- urlai facendolo annuire, -è da quando sono ragazzino che corro in moto- spiegò mentre pian piano diminuiva la velocità, -ma guardate chi c'è, il riccone schifoso- urlò un ragazzo correndo verso di noi, -la tua cazzo di moto è sempre più bella- disse dopo guardando le ruote e tutto il resto, -oh, lei è?- chiese colpito, -Karine, lui è l'americano- parlò Igor aiutandomi a scendere, -ah, Sokolov giusto, tuo padre è famoso- disse sorridente, mentre io ero imbarazzatissima, -invece di là è pieno di figli di puttana, non ti avvicinare che sono quelli con cui corriamo sempre, invece di qui è la parte buona, i russi- spiegò facendomi sorridere, -sugli spalti?- domandai, -ci sono quasi tutte le accompagnatrici di Igor- sbottò facendomi fermare subito, visto che stavamo camminando verso il loro gruppo; -smettila di dire cazzate che poi me la fa pagare- lo rimproverò il ragazzo accanto a me, che poi mi guardò negli occhi prima di farmi l'occhiolino, -vedi che però è vero, è successo molto tempo fa, ma il tuo caro ragazzo qui presente se le faceva tutte, belle e brutte- ripeté facendomi sorridere di nuovo, solo che dal nervoso. -Lascia stare- lo liquidai appena l'altro ragazzo se ne andò e rimanemmo solo io e lui, -avevo 17 anni non puoi arrabbiarti per questo- mi fece notare, -infatti non sono arrabbiata- risposi facendolo sorridere, -invece si che sei arrabbiata- sussurrò avvicinandosi a me per baciarmi ma una voce insopportabilmente stridula ci fermò. -Da quanto tempo, come stai?- chiese saltandogli in braccio, ma Igor non riuscii neanche a reagire che la strattonai per un braccio e la allontani da lui, -ciao anche a te, sono sua moglie- mi presentai facendola rimanere a bocca aperta, -oh, piacere, noi eravamo amici- spiegò riavvicinandosi a lui, -e a me frega poco- ribattei riportandola davanti a me, -non ho mai ucciso nessuno ma mi sa che oggi ci penserò- pensai ad alta voce, facendole alzare un sopracciglio, -ah si, sai chi sono io?- urlò, -una puttana- risposi incominciando veramente ad incazzarmi, -mio padre è capo mafia- sbottò facendomi scoppiare a ridere, -e di quale organizzazione visto che ce n'è solo una?- domandai curiosa di sapere cosa potesse rispondere, -lascia stare, Irina vai- si intromise Igor, ma mentre stavo per ribattere si girò a guardarmi, -lascia stare, rischiamo una sparatoria e non siamo pronti- sussurrò al mio orecchio, -io una pistola, tu un'altra, chi cazzo è questa?- domandai facendolo sbuffare, -è la figlia di un vecchio capo mafia che tuo padre ha ucciso per tradimento, ha ancora qualcuno che lavora per loro e noi siamo qui da soli- spiegò velocemente mettendosi davanti a me per allontare la ragazza, che continuava ad alzare troppo la cresta.

-Io la ammazzo se non sta zitta- lo avvisai seduta sopra la sua moto, -stai ferma- ordinò arrabbiato tigliendomi la pistola dalla tasca, -chiama qualcuno che venga e facciamola finita- ripetei di nuovo ma mi trucidò con lo sgaurdo, -sei incinta- disse infastidito, -di neanche due settimane e non mi impedisce sicuramente di litigare- risposi ovvia, -eccoli- sussurrò girandosi a guardare dietro di me, ma quando vidi mio padre uscire dalla macchina alzai gli occhi al cielo, -sei una figlia di puttana, hai chiamato la squadra- urlò quella pazza facendomi definitivamente impazzire. Scesi velocemente dalla moto prendendo la pistola dalla cintura di Igor, -ripetimelo in faccia- la sfidai e in pochi secondi me la ritrovai davanti, solo che non fece neanche in tempo a parlare che la colpi in faccia con la pistola, -io non ho bisogno di nessuna squadra, sono la figlia Sokolov, questa è la mia famiglia- la avvertì facendole cambiare totalmente espressione, -avete ucciso mio padre- urlò disperata mentre ritornavo indietro; per un momento guardai mio padre negli occhi, che si stava avvicinando a noi con Igor, poi però mi rigirai verso di lei e la guardai, -tuo padre si è ammazzato da solo- rispose Stephen mettendosi davanti a me e puntando la pistola a dei ragazzi dietro di lei, -vi avevo detto di non continuare con sta cosa, e siete ancora qui con quel tatuaggio di merda in bella vista- parlò mentre Igor lo affiancava, -lei è la bambina con cui giocavo?- domandai a me stessa cercando di ricordarmi, ma non mi veniva proprio in mente la sua faccia, finché non mi spaventai per degli spari che fecero urlare la ragazza ancora seduta per terra.

-Io e lei eravamo amiche- pensai ad altra voce mentre mi ero allontanata con Igor, -non guardare allora- sussurrò lui facendomi spalancare gli occhi, -perché? La vuole uccidere?- domandai nel panico facendolo annuire, -no- urlai ma il ragazzo mi tirò per stringermi a se, -sua madre sta cercando di farvela pagare- sussurrò al mio orecchio, -e lei anche- aggiunse lasciandomi un bacio sul collo, -ed è stata solo colpa loro, suo padre voleva vendere il tuo- concluse cercando di calmare il mio respiro, -ma lei è giovane, ha quasi la mia età- spiegai, -lo so ma la vita nella mafia è così- disse appoggiandosi al moto con me in mezzo alle sue gambe.
Ero traumatizzata; il fatto di non averla riconosciuta subito, il fatto di averla colpita, il fatto che fosse totalmente diversa da come la ricordavo, mi faceva stare male, anche perché ho impresso ancora il periodo di quando non avevo nessuno con cui giocare, visto che era accaduto tutto ciò. Ed era lì, sdraiata sull'asfalto mentre mio padre mi guardava da lontano, -la volevi quasi uccidere- mi ricordò quest'ultimo, -perché non lho riconosciuta, è completamente diversa da come me la ricordavo, anche se era piccola- ammisi ancora appoggiata ad Igor, -io avevo avvisato, gli ho dato la possibilità di andare avanti nonostante il rischio che avete corso voi, il fatto che fosse qui con delle guardie, vuol dire che stanno ricrescendo, e non succederà- spiegò arrabbiato allontanandosi poi per ritornare alla sua macchina, -avresti mai ucciso una bambina?- urlai facendolo fermare, -io no, ma suo padre era disposto ad uccidere te- rispose incazzato, -e non ci è riuscito, perché lho ucciso prima io, ho risparmiato la sua famiglia, ho avvisato che se avessi sentito ancora i loro nomi le avrei ammazzate, ed ho mantenuto la parola- concluse risalendo in auto. Erano stati cacciati tutti, per questo rimanemmo solo io e lui; -sei bellissima- sussurrò appena lo guardai negli occhi, -ci facciamo un giro?- chiesi mentre allacciavo le braccia al suo collo, -se andiamo direttamente all'aeroporto?- domandò facendomi annuire, -però togliti questo muso lungo- scherzò dopo facendomi sorridere.

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