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-Mi dici adesso dove stiamo andando?- chiesi appena mi sdraiai sopra al sedile, -dimmi dove vorresti andare tu e vediamo se ho azzeccato- rispose sdraiandosi accanto a me, -Madagascar, Thailandia, Brasile- pensai facendolo annuire, -due di questi tre-  disse facendomi sorridere, -quanto vuoi stare via?- domandai sedendomi sopra di lui, -abbastanza, magari il tempo di avere un pó più di pancia- rispose spostando lo sgaurdo sul ventre. -Non ci credo neanche che sto diventando padre, cerco di non pensarci perché poi mi viene ansia per tutto- spiegò facendomi sorridere, -scusa per come ho reagito quando l'abbiamo saputo- parlai ma scosse subito la testa, -avrebbe avuto senso avere un bambino senza che tu lo volessi?- domandò, -no, l'avresti vissuta una merda e non dovrebbe succedere mai- ammise guardandomi poi negli occhi, -lo so che ti dispiace- parlò cambiando argomento e facendomi annuire, -ma sapevano che cosa rischiavano, hanno sempre vissuto dietro questo stile di vita- spiegò, -non mi va di parlarne più, dimentichiamoci sta cosa- lo interruppi, -mh, so io come fare- sussurrò in risposta alzandosi con me in braccio. Eravamo sdraiati sul letto a baciarci finché Igor non iniziò a spogliarmi; mi tolse I jeans insieme alle mutande e poi la maglietta, rimanendo subito nuda visto che non indossavo il reggiseno. Mi guardò dall'alto, con il fiatone, per qualche secondo prima di riavvicinarsi a me, -non sai quante cose impossibili ti vorrei fare- sussurrò baciando il collo, -tipo cosa?- domandai spingendo il mio bacio contro il suo, -ti prego entra- lo pregai eccitata da matti, -ssh- mi zittì continuando a baciarmi il corpo, arrivando all'altezza della mia intimità; lo guardai e vedevo che voleva farmi talmente tante cose che alla fine non ne riusciva a fare neanche una. La accarezzò con due dita prima di lasciarci sopra baci leggeri, che poi si trasformarono in una vera e propria goduria.
Alla fine dopo i preliminari provammo nuove posizione che, anche se erano semplici e conosciutee, non avevamo mai fatto; ad esempio io a novanta, sapevo che a lui piaceva molto ma anche se in quel momento non ci pensavo dopo mi facevano malissimo le braccia, se no anche sdraiati entrambi su un lato.

-Mi hai distrutto- lo informai facendolo sorridere fiero, -ce ne faremo di più belle- rispose accarezzandomi l'interno coscia e salendo sul ventre. Eravamo sdraiati senza fare nulla finché non prese un foglio di carta dal suo portafoglio, che era dentro i pantaloni; -ti ho aperto questo conto, tutto a tuo nome, hai intestate due case in Russia, una a Roma e l'altra a New York- disse facendomi leggere, -perché?- chiese, -qualsiasi cosa accada hai i tuoi soldi- ammise facendomi annuire, -qualsiasi cosa accada non mi devi lasciare- ribattei nervosa, -amore lho fatto solo per prevenire- spiegò facendomi alzare le spalle, -non mi interessa, non mi devi lasciare neanche se mi stai proteggendo- lo avvertii, -se ti sto proteggendo non riescono neanche ad ammazzarmi, sei e sarai al sicuro solo con me- mi rassicurò facendomi sorridere. Mi alzai di scatto ed andai a vomitare; -fatti una bella doccia, ti preparo un panino va bene?- domandò facendomi annuire. Uscii bagnata e dopo aver indossato ciabatte e accappatoio lo raggiunsi al bar, che disponeva di frigorifero, alcolici e stuzzichini; -sei ancora nudo- gli ricordai ammirando cho che avevo davanti, -e ti piace molto quindi non ti lamentare- rispose baciandomi e andando a farsi una doccia. -Oh che figata, ci sono i fornelli- urlai contenta, controllando nel frigo che ingredienti ci fossero; -hai mai mangiato come fanno gli arabi?- chiesi facendogli fare una brutta faccia, -guarda che mangiano bene, sono molto sani, tranne per i dolci- lo zittì facendolo annuire, -però non ci sono le spezie, vabbe, facciamo che mangiano un bel panino con salame o c'è anche il prosciutto, le uova con i pomodori e boh, basta- spiegai girandomi a guardarlo, trovandolo che rideva. Iniziai a tagliare il pane e a riscaldarlo finché non mi sostituii quando andai a vestirmi; -che volo eterno- sussurrai appena mangiai l'ultimo boccone, -vuoi altro?- domandò ma scossi la testa.
-Hai mai visto tuo padre o qualcun'altro lavorare?- domandò ad un certo punto, -si ma penso che lui non mi voglia far vedere come si comporta davvero, crede che non gli parlerei più- spiegai facendolo annuire, -tua padre è bravo quando deve esserlo, anche troppo ogni tanto- ammise facendomi corrugare la fronte, -perché questa domanda?- chiesi facendogli scuotere il capo, -sinceramemte anche io temo che se mi vedessi lavorare ci rimarresti male, molto- rispose ma sorrisi andando a sdraiarmi sopra di lui, -siete la mafia, non mi aspetto mica chissà che cosa- gli ricordai baciandogli l'angolo delle labbra, -è praticamente il tuo lavoro fare il pezzo di merda, tiranno con la gente- continuai scivolando accanto a lui e appoggiando la testa sopra la sua spalla, -poi posso dirti una cosa? C'è tanta gente di merda che si comportata come te, e anche se sei nato in questa vita, hai ottime qualità, sai quante volte mio padre ha dovuto litigare perché mi sottovalutavano o mi davano della puttana? Tu appena mi hai visto ti sono piaciuta, hai un cuore e non è da tutti- sussurrai facendolo annuire, -chi ti ha trattato così?- domandò sistemandosi quei meravigliosi capelli, -non ne ho idea, io non gli davo neanche retta, è gente senza cervello e rispetto, dalla vita potranno avere quanto potere e soldi vogliono ma non si sentiranno mai appagati- ammisi infilando la mano dentro la sua maglia per toccare i suoi muscoli.

-Non siamo più a rischio se siamo solo io e te?- domandai preoccupata ma mi  guardò divertito scuotendo la testa, -non sarai mai in pericolo con me- disse sicuro, -non ho mai capito da dove arriva tutta la vostra sicurezza, anche mio padre è così- ricordai guardandolo, -io sono sicuro di proteggerti perché è la mia unica preoccupazione costante, se tu sei morta vuol dire che sono morto io prima di te, ma questo non succederà mai perché non muoio se tu sei in pericolo- rispose facendomi sorridere da tutti i suoi giri di parole.
Lavorò per quasi tutto il resto viaggio, anche se lo vidi più nervoso del solito, sembrava quasi preoccupato cosa che non accade mai, o è incazzato nero o non succede nulla di particolare. -Tutto bene?- domandai abbracciandolo da dietro, mentre era seduto sul sedile, -si vede parecchio?- chiese in risposta facendomi annuire, -è tanta roba da organizzare, solo la mia parte è tanto, in più tutta la Solncevskaja- disse frustrato, -ti posso aiutare- gli ricordai ma mi trucidò con lo sguardo, -siamo solo io e te, nessuno verrà mai a sapere che qualcosa l'ho vista io- gli ricordai ma mi guardò più incazzato di prima. -Sei incinta, studi e sei la mia ragazza, moglie, non so, secondo te ti faccio fare una cosa del genere?- domandò facendomi alzare gli occhi al cielo, -e lo sai che sta cosa mi fa incazzare- aggiunse ma lo abbracciai ancora più stretto a me, -non far mai incazzare una donna incinta, soprattutto se è la tua- sussurrai al suo orecchio, -tanto ti scopo anche se sei arrabbiata non mi cambia nulla- ribatté alzandosi. -Fottiti, volevo solo aiutarti- precisai allontanandomi per andarmi a sedere, ma mi prese il braccio portandomi poi davanti a lui, -fottimi o fottiti?- domandò facendomi sbuffare, -dipende da te, ti posso aiutare?- chiesi facendolo arrabbiare ancora, -sei testarda porca puttana- sussurrò guardandomi diritto negli occhi, -non ti faccio neanche guardare mezzo foglio perché non devi avere niente a che fare con tutto cho, magari qualcuno scopre che per quella cosa te ne sei occupata tu e prova a farti qualcosa- disse sedendosi di nuovo sul sedile, tirando anche me sopra le gambe. -Adoro quanto sei piccolina, posso abbracciarti tutta- ammise facendomi sorridere, -spero che i miei figli trovino una persona brava come io ho trovato te- pensai ad alta voce, -brava non sono, con te sono una persona brava- precisò, -non credere che sia poco- risposi in risposta sbirciando poi i fogli su cui stava lavorando, -guarda che ti vedo- mi avverti ovvio facendomi alzare le spalle, -potrei sicuramente farle io queste cose, sono abbastanza facili, ti toglierei due ore di lavoro- spiegai facendolo sbuffare, -ti ho detto no- ripeté ma mi girai a guardarlo, -ci metto poco- insistetti ma scosse la testa di nuovo, -tu non devi centrare nulla con tutto questo- aggiunse, -perchè decidi tu per me?- domandai ma alzò un sopracciglio, -perchè si, sono io che comando tra i due- disse sicuro facendomi sorridere divertita, -ah si, credi questo?- chiesi in risposta provando ad alzarmi da sopra il suo corpo ma mi fermò costringendomi a sedere sul tavolino, infilandosi in mezzo alle mie gambe, -sono arrabbiata- lo avvisai facendolo sorridere, -te la faccio passare- sussurrò lasciandomi un bacio sulle labbra ma mi staccai subito prima di provare a spostarmi, ma me lo impedii. -Igor- lo richiamai infastidita ma non si spostò da lì, -inutile che mi guardi così- continuai ma mi sorrise prima di avvicinarmi ancora di più a se, e iniziare a baciarmi il collo, molto lentamente, sapendo perfettamente che era il mio punto debole; mi rilassava talmente tanto che potrei addormentarmi anche ora. -Stiamo atterrando- mi avverti staccandosi leggermente, vedendo me che ero completamente assonnata, -ok- risposi cercando di riprendermi ma stavo morendo di sonno, tant'è che appena mi sedetti sul sedile mi addormentai.
-Cosa succede?- domandai svegliandomi e ritrovandomi in braccio a lui, -nulla, continua a dormire, ci sono io- sussurrò sorridendomi leggermente prima di portarmi dentro l'auto, -tieni le chiavi, cinque minuti e torno- concluse chiudendo la portiera. Mi ripresi dal mio piccolo sonnellino e per sbaglio, giuro, per sbaglio, chiusi l'auto e subito dopo mi caddero le chiavi sotto al sedile; sbuffai, e provai a recuperarle. Nel mentre avevo la faccia praticamente appiccicata al tappetino dei sedili posteriori, con il braccio infilato sotto al sedile davanti, finché non sentii uno strano rumore che mi fece alzare la testa di scatto per lo spavento; mi girava già la testa, ma prima che potessi guardare fuori dai finestrini, lo strano gas mi fece svenire in pochi secondi.

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