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Il giorno dopo mi svegliai da sola nel letto, e come mi aveva detto ieri sera sarebbe tornato per pranzo, o al massimo per le due. Mi portai avanti con lo studio finché non passò qualche ora e, dopo avergli scritto se tornava per pranzare non ricevetti risposta. Non gli diedi peso neanche, sapendo com'era fatto ma, arrivate le quattro di pomeriggio, mi iniziai a preoccupare, sopprattutto perché mi aveva detto l'orario preciso.

Lo chiamai e non rispose, così sentii mio padre per sapere se fosse successo qualcosa; -ei papà, scusa ma sai dove Igor?- domandai appena rispose, -si lo so, tu sei a casa sua?- chiese evitando la domanda, -si, ma non hai risposto- insistetti, -ehm, arrivo, non ti preoccupare non è nulla di grave- disse mettendomi poi giù. Ragionai stranita finché non iniziai a farmi paranoie e film mentali su cosa potesse essere successo. Sentii il campanello suonare e così andai subito ad aprire: mi ritrovai davanti mio padre con una ragazzo accanto -Aspetta qui- gli ordinò prima di entrare; -aveva un incontro con gli arabi e non è finito bene, c'è stata una sparatoria e ha vinto per miracolo, ha organizzato tutto subito ed è andato a vendicarsi- spiegò tutto d'un colpo mentre lo guardavo sempre più incazzata, -ha capito che sono incinta o no?- sbottai ma rimase in silenzio, -mi sembra ritardato, un vero coglione- urlai di nuovo cercando di non spaccare qualcosa. Mi sedetti su una sedia prima di guardare ancora l'uomo, -chiamalo- ordinai e senza ribattere mi passò subito il telefono squillante. -Pronto- rispose e appena sentii la sua voce mi incazzai di più, -pronto un cazzo- risposi sentendo il silenzio dell'altra parte, -non ti sto a dire che sei un mongolo, però sappi che se entro due giorni non torni ti vengo a prendere, ammazzo te e i tuoi amichetti arabi- lo minacciai sentendolo sorridere, -non ci crede- mi girai divertita verso mio padre, -ho tutte le abilità per venire li, non mi ferma nessuno- precisai vedendo la faccia di mio padre stupita, quasi fiera.
-Ti chiamo io- mi liquidò subito facendomi incazzare sempre di più; -allora?- domandò l'uomo li presente, -può comportarsi così?- chiesi facendolo sorridere, -neanche tua madre lha mai capito, ma il fatto di non risponderti e non farsi sentire è un modo per proteggerti- disse sedendosi accanto a me, -e quello che non capite voi è che anche noi ci preoccupiamo e non possiamo proteggervi- urlai in risposta facendolo annuire, -adesso vado, tu non ti preoccupare, non lo ammazza nessuno- sussurrò lasciandomi un bacio in fronte e andando via.
Aspettai che Igor mi chiamasse e appena squillò il telefono risposi subito; -mi perdoni?- domandò facendomi sorridere ma ritornai arrabbiata subito, -no, fra quanto torni?- chiesi e dopo averlo sentito parlare con qualcuno mi rispose, -mi stavano per ammazzare sta mattina, gliela devo far pagare cara- spiegò ma sbuffai, -il fatto che sono incinta non cambia nulla? Non hai un pó di paura nel restare lì e rischiare di morire?- ribattei, -io sono qui solo per questo, sta mattina ci hanno provato con me, magari domani sei tu- spiegò facendomi sbuffare, -tornerò fra una settimana, precisa- rispose dopo, -ed io cosa faccio?- chiesi sentendolo ridere, -in che senso? Una settimana e ci vediamo, vai dai tuoi almeno sono più tranquillo- ordinò ma guardai casa sua e decisi di restare. -Rimango qui, e tu grande pezzo di merda se succederanno queste cose in futuro mi devi avvertire- sbottai facendolo ridere, -hai ragione, non sono abituato- rispose sicuro facendomi annuire, -e sono ancora incazzata con te- lo avvertii, -fossi stato lì ti avrei fatto passare tutto subito- scherzò facendomi ridere leggermente, -torna prima allora almeno lo fai- insistetti, -non farlo per favore- mi pregò, -cosa sto facendo scusa?- domandai divertita, -mi provochi e poi non posso fare nulla perché sono a chilometri di distanza- spiegò facendomi sorridere, -puoi fare da solo- sussurrai, -Karine- mi richiamò ma lo interruppi, -io ho una voglia- insistetti facendolo sbuffare, -non sono da solo e mi sta diventando duro, ti chiamo sta sera- mi liquidò facendomi sorridere.
Passai la giornata a guardare film e ad ordinare nuovi vestiti su internet con la sua carta, così per fargliela pagare un pó; arrivata l'ora di cena preparai un pianto di pasta al sugo e poi mi sdraiai sul divano. Grazie alla famiglia di mia madre ero abituata a mangiare solo cose italiane.

All'una di notte iniziò a squillare il telefono e neanche tempo di due secondi che accettai la videochiamata; -vedo che sei ancora a casa mia- disse facendomi sorridere, era sdraiato sul letto a petto nudo. -Devi uscire a lavorare?- domandai facendolo annuire, -ho un'ora libera- mi spiegò guardandomi in modo strano, -e che vuoi fare in quest'ora?- sussurrai ma mi guardò malissimo prima di ridere, -non fai la troia quando sono lì e la fai adesso che sono lontano?- sbottò facendomi imbarazzare ma divertire nello stesso momento. -So che ti piacerebbe farlo a distanza- dissi sicura facendolo subito annuire, -non c'è bisogno neanche di dirlo, poi l'altra volta me lo avevi detto, non ti ho ancora guardato mentre ti tocchi- mi ricordò facendomi diventare rossa pomodoro, -stiamo avendo un bambino e ti imbarazzi ancora?- chiese dolcemente facendomi intenerire subito, -dovevi per forza andare via?- domandai tristemente, -per la tua sicurezza si, si trattava solo di me avrei mandato qualcun'altro- spiegò, -potevi mandare qualcun'altro e restare qui con me- ripetei facendolo sorridere, -le cose le afferrano al volo se gliele vengono spiegate bene, ed io le spiego benissimo- si vantò facendomi alzare gli occhi al cielo, -comunque tu sei mafiosa nel sangue, dopo la risposta di oggi ne sono certo- ammise, -con un padre così come potevo nascere? Mi manca solo la forza fisica di un uomo e meno volontà di aiutare gli altri, così sarei perfetta- concordai guardandolo mentre si vestiva, -amore mio devo andare, più lavoro meno tempo sto qui, se oggi va come dovrebbe andare torno due giorni prima- disse velocemente, -io sono ancora arrabbiata con te- gli ricordai seria, -ed io ti amo perché sei testarda, te lho detto per quale motivo sono qui ma non ti entra in testa- sbottò arrabbiato ma anche divertito, -ma mi farò perdonare- concluse, -fatti perdonare bene- lo minacciai salutandolo e chiudendo poi la chiamata.
Continuai il mio film quando decisi di andare a dormire; ricontrollai che le porte fossero chiuse, anche se sta casa era attivamente controllata 24h, e poi mi sdraiai sul letto beandomi del suo profumo, impregnato nelle lenzuola.

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