Champagne e omicidi

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Fu un susseguirsi di urla, rumori di tacchi sul marmo. Il medico legale Dottor Leopold Norton giunse trafelato con a seguito la polizia. Riconosciuto il corpo, furono fatti gli accertamenti del caso, tutte le persone presenti alla festa non dovevano uscire per nessun motivo dal palazzo.
La notte trascorse lentamente, vennero ascoltate le testimonianze di centinaia di persone, ma nessuna destò alcun sospetto. Poteva trattarsi di suicidio, nonostante Sir Ball, così aveva dichiarato la moglie, non avesse mostrato nessun segno di debolezza quella sera o nei giorni precedenti.
Alle sei del mattino, quando il sole fece capolino, le testimonianze erano giunte al termine.
Josephine e la sua famiglia, sconvolti e stanchi ritornarono verso casa. La carrozza sembrava il rifugio ideale dopo una notte passata in piedi, nella gelida notte di Londra dopo aver visto precipitare il corpo di un uomo.
Dottor Cliffer si toccava i baffi nervosamente, i suoi occhi distanti osservavano le prime luci del mattino, sembrava preoccupato o probabilmente dispiaciuto per la perdita di un membro della comunità.
Claudette non proferiva parola lisciandosi la sua bella veste e accarezzando i capelli di Rebecca, che esausta si era addormentata sul suo grembo.
Josephine era addolorata per Sir Ball e per Theodor che da quel momento sarebbe stato orfano di padre. Per tutta la serata era rimasta immobile a fissare il giovane che con occhi spenti parlava con la polizia.
Non aveva avuto la possibilità neanche di porgergli la sua mano, di confortarlo, il volto del suo amico era così diverso dai ricordi estivi che aveva. Il colorito dorato era sparito, i suoi capelli ribelli erano perfettamente pettinati, il suo volto un tempo disteso sembrava duro, quasi sinistro. Thoedor, quella notte, aveva perso i tratti fanciulleschi di un ventenne. Era diventato, suo malgrado, un uomo, e come tale doveva prendersi cura della famiglia e della sua cara madre. Ora era il capofamiglia.

Il ritorno a casa fu più lungo del previsto, Simon era tornato con un altra carrozza, quella sera nonostante la tragedia era riuscito a far breccia nel cuore di Isabella Claire. Solo lui in una notte del genere poteva riuscire in tal impresa, vista anche l'indole di Isabella, donna orgogliosa.
A colazione i camerieri si scambiavano occhiate piuttosto preoccupate, Dottor Cliffer sfogliava il giornale privo dell'entusiasmo che in genere lo caratterizzava. Claudette sorseggiò il suo the velocemente e decise di andarsi a riposare, Josephine si tormentava nel pensare a Theodor in quello stato.
Simon rientrò a casa e parve l'unico di quella dimora ad aver un buon motivo per sentirsi felice.
La mattinata proseguì con molta calma, Dottor Cliffer chiuso nel suo studio chiese di non esser disturbato per nessuna ragione.
Rebecca e Josephine passarono il resto della giornata a pettinare le loro folte chiome e a riposare, ancora scosse dall'accaduto non parlarono molto, Rebecca sapeva quanto fosse addolorata la sorella e decise di lasciarla in pace con i suoi pensieri.
La giornata trascorse nella lentezza e nel silenzio, Josephine trasalì quando nel corridoi scorse la prima pagina del giornale con l'articolo su Sir Ball, la domestica per sbaglio aveva lasciato la copia del giornale sul tavolo dell'ingresso, a caratteri grandi e neri si leggeva "Morte a palazzo Lanchester".

24 Dicembre

La mattina del 24 Dicembre Josephine decise di uscire fuori da casa per la colazione, erano state giornate piuttosto noiose e in casa non ci si era pienamente ripresi dall'accaduto. Suo padre rientrava tardi la sera, la madre era seriamente preoccupata per l'umore altelenante del marito.
L'aria gelida di Londra l'avvolse in quella mattina grigia e anonima, girò l'angolo diretta nella deliziosa caffetteria in cui amava rifugiarsi in giornate come quella.
Ad un certo punto vide Thoedor, a bracetto con la madre, elegantissimo nel suo abito blu scuro, la madre di nero vestita camminava con passo lento, il volto tirato dalla recente perdita. Rimase ferma, immobile, non sapeva se andargli incontro o lasciarli passeggiare.
Fu lui a vederla e a sorridergli
<<Oh cara Josephine>> disse Theodor con occhi sinceri << E' davvero un piacere vederti, come stai?>> le chiese.
Josephine rimase stupita dalla serenità nel tono di voce del suo caro amico.
<<Oh Theodor...io bene, piuttosto voi Lady Ball e te caro Theodor...sono vicina al vostro dolore...io..io>> disse Josephine scoppiando in lacrime.
<<Mia cara Josephine...Grazie per le tue parole, non piangere cara...>> disse Lady Ball con un velo di tristezza nelle sue parole.
<<Grazie dolce Josephine...per le tue parole.. ecco..prendi il mio fazzoletto, asciugati le lacrime..non voglio vederti in questo stato...mi stringe il cuore>> aggiunse Theodor fissandola.
Josephine si sentì una sciocca nel piangere davanti alle due persone che avevano subito una così grave perdita, li invito con lei a prendere un the ma i due declinarono gentilmente.
Josephine rientrò a casa piuttosto provata dall'incontro avvenuto poche ore prima, avrebbe voluto dire molte più cose a Thoedor ma le lacrime avevano frenato qualsiasi moto di consolazione.
Si buttò a capofitto nella preparazione della serata, era pur sempre la Vigilia di Natale. Le cameriere si erano date un gran da fare nel cucinare e pulire ogni centrimetro della grande casa Cliffer. Quella sera si sarebbe riunita tutta la famiglia, compresi i parenti di Claudette, ma Josephine aveva biosogno di confidarsi con il maggore dei fratelli, Edward, che quella sera avrebbe presenziato al cenone di Natale.
Nella grande camera da letto seduta davanti al suo specchio Josephine acconciava i suoi capelli, voleva distogliere dalla testa i pensieri terribili delle ultime ore. Aveva indossato l'abito rosso che sua madre le aveva regalato la settimana precedente, i capelli sciolti ad incorniciare il suo candido volto.

Sentì bussare alla porta...<<Si?>> rispose la ragazza <<sono Edward...>> disse il fratello con voce calma.
<<Entra pure...>> esortò Josephine.
Il fratello varco la soglia della stanza, era alto, snello e i suoi occhi erano preoccupati nel vedere la sorella così pallida.
<<Ti senti bene, Josephine?>> le chiese.
<<Oh Edward...sono state ore angoscianti, nostro padre non ci rivolge parola, nei giornali si parla di suicidio, ed io...oh io sono così in pensa per Thimothy...vorrei essergli più vicina, stamattina davanti alla caffetteria ho pronunciato due parole...gli son scoppiata a piangere davanti!>> disse Josephine inn un fiume d lacrime.
Edward, sempre contenuto nei modi, si lasciò andare in un caloroso abbraccio, era sinceramente dispiaciuto per la sorella e cercò di consolarla.
Una volta ricomposta Josephine esortò il fratello ad accompagnarla nel salone principale, sarebbe stato scortese non accogliere gli invitati che di lì a poco sarebbero giunti.
I nonni materni giunsero puntuali, nonna Margaret e nonno John sarebbero rimasti a dormire nelle stanze degli ospiti come di consuetudine, zia Sarah sorella gemella di Claudette giunse con il marito e i due figli poco dopo. William e James, i fratelli di Claudette, arrivarono con al seguito le due consorti e i figli.
Il salotto era gremito, il grande albero di Natale troneggiava nel salone di casa Cliffer, Josephine inziò a sentirsi meglio dentro quella bolla calorosa.
Edward di tanto in tanto la guardava e le sorrideva, evento raro, vista la poca predisposizione del fratello agli slanci affettivi.
Simon, giunse con il suo solito ritardo, inventandosi una qualche scusa a cui nessuno badò, sapeva essere poco convincente.
Il dottor Cliffer versò da bere agli invitati, los guardo era più sollevato, probabilmente grazie al buon cognac che stava sorseggiando.
La cena fu servita nella grande sala ad ovest della casa, dei grandi centrotavola erano stati elegantemente posizionati sul grande tavolo in marmo, tovaglie in seta e candele rendevano la tavola raffinata.
Fu servita la cena, consumata con allegria come se la giornata di ieri fosse ormai un brutto ricordo. Nel mentre che il dolce fu servito e il caffè pronto per esser versato, il suono del campanello interruppe l'atmosfera gioiosa.
Fu in Dottor Cliffer in persona ad accogliere l'ospite inatteso, il Dottor Lepold Norton, il medico legale che la sera prima aveva riconosciuto ed esaminato la scena del crimine, entrò nella grande sala dei Cliffer, portò il suo cappello al petto scusandosi per il disturbo. Lui e il Dottor Cliffer si allontanarono velocemente nello studio in fondo a sinistra.
La testa grigia del Dottor Norton fece capolino nella sala un paio di ore dopo, Dottor Cliffer aveva indosso il suo cappotto e fece cenno ad Edward di avvicinarsi, uscirono in silenzio con evidente stupore di tutti.

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