L'incontro

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16 Aprile 1890

Quel giorno, Josephine avrebbe compiuto 19 anni. Gli ultimi mesi erano stati davvero drammatici, aveva visto la sua vita cambiare nel giro di poco tempo, la sua famiglia, sempre al centro delle cronache nere per via dell'omicidio, suo fratello aveva contratto una polmonite in cella per via delle terribili condizioni igieniche in cui riversava.
Suo padre era invecchiato di dieci anni almeno, la madre una volta raggiante si stava affievolendo come una rosa appassita.
Rebecca era la sua ancora di salvezza nelle sere malinconiche, dove tutto sembrava così distante dall'allegria che regnava in quella casa, pochi mesi prima.
Simon si era buttato nel lavoro, quasi a compensare l'assenza del fratello. Ogni tanto quando tornava a casa, in particolare per il pranzo della domenica, si fermava a chiacchierare con il resto della famiglia, ma aveva gli occhi sempre stanchi e arrossati e Josephine giurava che più di una volta le sue vesti odorassero di brandy.

Il pomeriggio fu organizzata una piccola festa in casa e una passeggiata nel parco poco distante, dove Josephine amava andare in primavera. C'era un delizioso laghetto, nelle belle giornate primaverili si sedeva sulla riva e dava pezzi di pane vecchio alle anatre. Era un modo per rilassarsi e stare a contatto con la natura.
Il ristretto gruppo di ragazze passeggiò per le vie del quartiere dirette verso il parco, Ella, Mary Anne, Julia e Rebecca canticchiavano tanti auguri alla festeggiata, quel pomeriggio così spensierato era una sferzata di aria fresca.

Quel pomeriggio il parco pullulava di gente, molti avevano avuto la medesima idea di sfruttare il raro sole londinese per fare una passeggiata e assaporare il tiepido tepore del sole.
Le cinque ragazze passeggiavano allegramente ricordando vecchi aneddoti dei balli passati. Sotto i raggi del sole Mary Anne e la sua chioma rossa splendevano, le lentiggini decoravano il suo volto delicato, era una splendida fanciulla. Julia aveva una risata buffissima, i capelli castani raccolti, il viso paffuto e una parlantina degna di nota. Ella, la migliore amica e confidente di Josephine era alta e snella, dotata di uno spiccato gusto in fatto di moda, amava indossare capi sempre ricercati e particolari, talvolta definiti appariscenti da suo padre.
Un gruppo di ragazzi in lontananza sembravano venire nella loro direzione, Julia prese un pezzo di pane e lo lanciò in direzione del laghetto, le altre ragazze la seguirono.
Il gruppo di ragazzi nel frattempo si avvicinarono al laghetto, tra loro c'era Oliver Clide il figlio dell'avvocato Clide, Cotton Power figlio del banchiere Power, Glenn Winehouse figlio di Patrick, proprietario di una grande industria tessile a sud di Londra.

Gleenn aveva una cotta per Josephine sin dall'infanzia, non era il tipo di Josephine, era troppo serio e sorrideva di rado. Oliver aveva occhi per Mary Anne.  E poi c'era Cotton rientrato a Londra dopo un viaggio in Europa con lo zio. Era cresciuto, l'ultima volta che lo vide era alla festa dei Patterson,  poco prima dell'estate. Si era alzato ed era molto più snello, le braccia sode guizzavano da sotto l'abito. Non appena Josephine incontrò il suo sguardo furono interrotti da Julia che informava i giovani del compleanno di Josephine. Ci fu in coro un buon compleanno, l'entusiasmo crebbe al tal punto che rimasero a far compagnia alle ragazze.
Mary Jane schizzò con l'acqua Julia che emise un urletto sbattendo le mani, Ella sedette sull'erba chiudendo gli occhi e respirando l'aria primaverile di Londra. Josephine parlò con i ragazzi, si aggiornano sugli studi, sulla vita in generale, nessuno dei presenti fece all'allusioni ad Edward o all'omicidio. Si comportarono da perfetti gentiluomini.
Cotton si sedette sull'erba nel mentre che gli altri chiacchieravano con le altre ragazze, Josephine era intenta ad intrecciare dei fiori appena raccolti.
<<Stai bene, Josephine?>> chiese Cotton guardandola negli occhi, le iridi castane con i riflessi dorati danzavano nel mentre.
Per la prima volta una persona non appartenente alla famiglia era davvero interessata a lei, non che le sue amiche non lo fossero, ma oltre ad Ella nessun'altro le aveva posto una domanda così diretta, profonda.
<<Sono stati mesi difficili, sono certa che ti hanno informato dei fatti nonostante tu non fossi a Londra...dire che sto bene sarebbe una bugia, ci convivo e non perdo le speranze. Sono certa dell'innocenza di mio fratello, ci vuole solo tempo e tutto verrà a galla.>>.
<<Grazie per la sincerità, e per esserti aperta con me...so che non sono argoemnti facili da digerire, ma sappi che credo anche io nell'innocenza di tuo fratello, siete una famiglia perbene...>> le disse Cotton sorridendole dolcemente
<<Sei molto caro Cotton... grazie, davvero..>> rispose colpita Josephine.
Il sole stava per tramontare e i ragazzi decisero di accompagnare le fanciulle alle loro dimore, l'ultima rimasta, Josephine, fu lasciata nelle mani di Cotton che si mostrò piuttosto disponibile nell'accompagnarla a casa.
<<Posso permettermi di confessarti una cosa..Cotton?>> chiese Josephine durante il tragitto.
<<Dimmi quello che vuoi, del resto è il tuo compleanno>> disse Cotton incuriosito
<<Beh...sei  molto cambiato...sei diverso, più...uomo, oserei dire, ti trovo maturato.. ecco! ho trovato la parola giusta>> disse Josephine scoppiando a ridere.
<< Ah... quindi prima ero un bamboccio?>> esclamò Cotton prendendola in giro.
<< Oh no.. no.. non volevo offenderti! Ti chiedo scusa...ma davvero, ti trovo in splendida forma>> esclamò Josephine arrossendo visibilmente.
<< Ora va molto meglio...>> disse ridacchiando Cotton << E..per la cronaca...tu sei splendida>> concluse guardandola dritta negli occhi.
Poco dopo erano giunti davanti al grande portone dorato di casa Cliffer, lui le baciò una mano e la salutò, quando lui si volse per andarsene, Josephine rimase davanti alla porta ad osservare la camminata veloce e sicura di Cotton, era diventato un ragazzo davvero a modo e affascinante.

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