Chapter 4: Obsidian

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Lancio un'occhiata al ragazzo accanto a me per accertarmi di aver sentito bene, e dal suo sguardo stupito pare proprio che abbia detto che solo uno di noi sopravviverà.
Prima dimentico chi sono, come mi chiamo, dove vivo, quanti anni ho, e poi mi avvertono che potrei morire a causa delle mie paure.
Ma che bella giornata!
-E se ci rifiutassimo?- domanda il riccio, tornando alla carnagione rosa e non più pallida.
-Non potete, miei cari- soffia il mostro, voltandosi ed entrando nella hall del probabile albergo.
-Io non entro là dentro!- gli strillo da dietro con un verso di scherno.
In pochi secondi le pareti nere ai nostri lati cominciano a muoversi verso di noi, creando un vero e proprio spazio chiuso, senza via d'uscite.
Tranne il Palazzo, ovviamente...
-Temo che ci tocca entrare.- mi avverte il ragazzo che ancora mi sta tenendo la mano.
-Ci ero arrivata, grazie- lo scanso alzando gli occhi al cielo ed evitando che le pareti mi schiaccino come una sottiletta.
La hall è illuminata e accogliente, e penso sia tutto normale fino a quando poso lo sguardo sul lombrico gigante che occupa il ruolo di receptionist.
Salto sul posto con un grido, aprendo e chiudendo la bocca a scatti.
Il lombrico sorride, e quasi non vomito per l'interno puzzolente della sua bocca; distolgo lo sguardo e noto che il mostro bianco è scomparso.
-Dove è finito Mr. Lenzuolo?- domando guardandomi intorno. Non che mi piacesse la sua compagnia, chiariamo.
-Mr. Lenzuolo?- chiede con un sorriso il ragazzo, mostrando due fossette ai lati delle labbra.
-Sì, era tutto bianco e..- mi blocco quando sento il pavimento tremare, così afferro il braccio del ragazzo per tenermi in equilibrio.
-Cosa succede?- domando confusa, accasciandomi a terra.
-Attenta!- strilla il ragazzo, ma prima che possa alzare lo sguardo, sento il rumore sordo di un lampadario sopra di me e la stretta ferrea del riccio.
-Ehi, stai bene?-
Mi volto a guardare il lampadario, a pochi passi da noi, crollato proprio nel punto in cui mi trovavo io.
-S-sì.. credo..- balbetto fissando i cristalli impolverati sul pavimento.
Il ragazzo mi richiama, così mi avvicino a lui e guardo da sopra la sua spalla; sta tenendo in mano due piccoli fogli di carta.
Nel primo c'è scritto "Ashton", mentre nel secondo "Obsidian".
-È il mio nome!- esclamo, prima di subire un forte attacco di emicrania improvvisa.
Anche al ragazzo sembra essere successa la stessa cosa, ma dopo pochi secondi rialziamo la testa come se non fosse accaduto nulla.
-Lo hai sentito anche tu?- chiede corrugando le sopracciglia.
Annuisco, così lui ipotizza un certo riaquistamento della memoria della quale non avevo nemmeno pensato in questo momento.
Mi basta solo scappare da qui.
Il ragazzo, che a quanto pare si chiama Ashton, si gratta la base del collo nervoso, per poi alzare lo sguardo e notare un piccola porticina nella parete.
-Cos'è quella?- domando curiosa, avvicinandomi.
-Aspetta- mi afferra per il braccio, facendomi voltare e scostarmi dal tuo tocco diventato familiare.
-È l'unica porta della stanza, e io voglio uscire da qui.- affermo con uno sguardo di sfida.
Mi rivolge uno sguardo di rimprovero, ma dopo pochi secondi la sua prudenza evapora come Mr. Lenzuolo e mi supera con passi felpati.
Lancio un'ultima occhiata al lombrico-receptionist, il quale mi sorride con i denti affilati e gli occhi interamente neri.
Ashton apre la porta lentamente, aumentando l'ansia della situazione e i piccoli brividi che provo a causa dello smarrimento in cui mi trovo.
-Ash- sussurro per fermarlo all'ultimo secondo, ma non mi sente quando varca la soglia scura e viene risucchiato nell'oscurità sotto di noi.
-Ashton!- urlo fissando il tunnel che lo sta facendo scivolare verso qualcosa di ignoto, ma non mi pare così profondo come avevo immaginato.
Riesco a notare il fondo, nel quale all'improvviso appaiono i capelli ricci di Ashton contornati dalla sua bandana rossa; odo un suo leggero lamento, probabilmente dovuto alla caduta imprevista.
-Stai bene?- chiedo preoccupata.
-Sì, mi fa solo male il braccio. Scendi!-
-Non voglio farmi male!- protesto corrugando le sopracciglia.
-Ti prendo io-
Faccio per levare gli occhi al cielo, ma faccio come mi chiede e mi butto di sotto.
La sua presa sulle mie gambe e forte quando affondo tra le sue braccia, le dita che sfiorano involontariamente la pelle nuda non coperta dal vestito rialzato. Mi appoggia a terra delicatamente, per poi guardarsi intorno e lasciandomi la libertà di arrossire con un sorriso nella poca luce della stanza.
-Quel... coso ha detto che ci sono dei piani da affrontare. Magari questo è il primo- ipotizza Ashton grattandosi la nuca concentrato nei suoi pensieri.
-Mi pare tutta una...- mi blocco quando percepisco un liquido sfiorarmi le ballerine, e rialzandosi lentamente verso le caviglie.
Ashton abbassa lo sguardo sull'acqua che si sta alzando, trattenendo il respiro.
-È-è la tua o la mia di paura?- balbetto alzandomi in punta di piedi disgustata.
-Obsidian, chi non ha paura di annegare?- chiede retorico, per poi cercare con gli occhi una soluzione nella stanza avvolta nella fioca oscurità.

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