Chapter 13: Ashton

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Scuoto Obsidian per le spalle, la preoccupazione che sale smisuratamente quando cade a terra, in ginocchio, i suoi strazi e le sue lacrime che emergono nel silenzio più totale.
-Obsidian, hey.. guardami- le prendo il volto tra le mani, inchiodando il suo sguardo perso al mio altrettanto confuso. -Sono qui.. va tutto bene..- le accarezzo la guancia con calore, asciugandole le lacrime che le solcano quel viso candido e delicato, ma freddo come la brina mattutina. La stringo tra le mie braccia, inspirando il suo profumo e cercando di placare i suoi sussulti e i suoi singhiozzi.
-Io.. i-io..- biascica lei, fragile, la voce rotta dal pianto. La stringo ancora di più, zittendola con una semplice pacca sulla spalla, rassicurandola. -È tutto okay..-
Lei annuisce leggermente, prima di alzarsi con il mio aiuto e coprirsi il viso rosso con le mani. Mi viene da sorridere; è così teneramente impacciata.
Dopo qualche minuto di silenzio, lei decide di proseguire, senza fare una parola della sua visione, perciò non mi resta che assecondarla e salire le piccole e scricchiolanti scale sotto i nostri piedi.
Lei mi prende per mano senza dire nulla, e io la osservo per qualche secondo.
Non sono spaventato per la mia prossima paura, se ci sarà lei con me non c'è motivo di preoccuparmi.
Non lo avessi mai pensato.
Le scale finiscono, e mettiamo piede su un pavimento interamente fatto di legno. Simile a quello di una sala da ballo, solo più scuro e grezzo. Il mio respiro aumenta, la mia testa inizia a farmi male, ma non ci faccio caso; la stanza in cui ci troviamo provoca così tanti ricordi in me che il dolore è quasi impercettibile. -Cosa vedi?..- domanda Obsidian dietro di me, ma non le do ascolto, troppo preso da quell'immagine per parlare.
La stanza è la copia esatta della soggiorno della casa di mio nonno, interamente costruita in legno color mogano; sulle pareti posso riconoscere le incisioni delle aquile e delle tigri che mio nonno aveva fatto scolpire tempo fa, i simboli che, come mi aveva raccontato mio padre, rappresentavano la famiglia reale dei miei antenati. Io non avevo mai creduto a quella storia, ma adesso, di fronte a questi disegni, non faccio altro che rimproverarmi per non aver creduto a quei racconti. Il piccolo caminetto con qualche fiamma accesa mi fa sorridere; quanto tempo avevo speso di fronte a quel camino, da piccolo, gattonando e giocando insieme ai miei giocattoli e alle mie statuine, insieme al mio adorato nonno. Mi volto di scatto; questo profumo.. e poi lo vedo, seduto sulla sua solita sedia a dondolo, intento a sbuffare e borbottare qualcosa guardando la partita di baseball alla televisione. Corro verso di lui, le lacrime agli occhi, ma prima che possa raggiungere mio nonno, il rumore assordante di una trave di legno del soffitto mi fa sobbalzare, mi sposto velocemente, mentre cade proprio sopra il tavolo apparecchiato accanto a me. La trave, a contatto con la candela accesa vicino al posto vuoto della nonna, scomparsa poco prima che nascessi, si infiamma con rapidità, creando sfumature rossastre e accese quanto la luce del paradiso. Mio nonno fissa con sguardo impaurito il fuoco, che lentamente sta bruciando le gambe del tavolo. Il fumo è quasi palpabile, e tossisco cercando di farmi largo tra le fiamme e raggiungere mio nonno. Non deve morire, non di nuovo, non in questo modo. Lui prova ad alzarsi dalla sedia a dondolo, ma la sua forza non è abbastanza, e quasi cade a terra dalla stanchezza e dal troppo sforzo. Il suo viso ritrae dolore e tristezza, paura, panico.
-No!- urlo affrontando le fiamme, e bruciando quasi la mia maglietta. La sfilo velocemente e, quando raggiungo mio nonno, gliela avvicino alle labbra. -Respira.. nonno, respira..- la mia voce è spezzata e carica di paura. Lui mi guarda e mi porge un oggetto: una boccetta, con all'interno uno strano liquido viola.
-Cos..- non faccio in tempo a fare domande che lui me la chiude tra le dita con sicurezza e mi sorride. -Salvala-
Aggrotto le sopracciglia confuso, il fumo sta annebbiando la mia mente e quasi non riesco a respirare. Così deve essere morto mio nonno, anche se i miei genitori avevano tralasciato i dettagli. Eppure.. se questo è solo un ricordo, perché il fuoco è così reale? E il fumo così intenso?
-Ashton!- mi volto velocemente e la vedo, rannicchiata nell'angolo della stanza, cercando di scampare dalle fiamme.
No.. no, no.
Cerco con lo sguardo mio nonno, ma è sparito.
-Obsidian..- afferro la maglietta e stringo più a me la boccetta con il liquido viola all'interno, correndo verso di lei.
Un'altra trave cade e mi blocca il passaggio; lei mi guarda terrorizzata, e mi si mozza il respiro. La vedo chiudere gli occhi, e svenire dopo poco.
-No! Obsidian!- la rabbia mi riempie le vene, e sposto la trave in fiamme con un calcio. Dopo pochi secondi la raggiungo e la stringo a me. -Obsidian.. non lasciarmi.. no..- non so cosa fare, le fiamme ormai sono ovunque. Le avvicino la maglietta alle labbra fredde, ma lei non respira. -Ti prego..- sento che nemmeno io posso resistere ancora, così prendo un profondo respiro con il poco ossigeno rimasto nella mia maglietta. Apro la boccetta e, sperando che sia una cura, gliela faccio bere lentamente. Nel panico, la prendo in braccio e raggiro la stanza; un'altra trave di legno cade accanto a noi, il punto in cui si trovava Obsidian poco fa. Mi avvicino alla finestra e la spalanco, ma le ringhiere non mi permettono di vedere al di là del cielo scuro sopra di noi. -Respira.. ti prego..- Obsidian inizia a tossire ripetutamente, scossa dagli spasmi, il corpo tremante retto dal mio. -Dio..- prendo un respiro di sollievo, ma lei non parla. Le sfioro la gola con le dita, l'ossigeno non le basta.. la stringo a me, avvicinandole la maglietta. Lei l'afferra e respira lentamente, continuando a guardarmi negli occhi; me la porge, ma io rifiuto. L'ossigeno sta diminuendo, nonostante la finestra spalancata, e il fuoco sta aumentando, anche se si trova abbastanza lontano da noi da non poterci scottare. Mi volto a guardarla, lei non smette di tossire e si regge a me con le uniche forze che le rimangono.
Senza pensarci, preso dal panico di vederla nuovamente svenire senza ossigeno, prendo un respiro profondo e la bacio. Lei oppone resistenza, intuendo i miei pensieri, ma è troppo debole per allontanarsi da me e la stringo a me per i fianchi, facendola schiudere le labbra e permettermi di baciarla più intensamente. Le sue mani si posano sul mio petto nudo, cercando di scostarmi da lei, ma non ci riesce e si abbandona in quell'intenso e passionale bacio. Senza fiato mi allontano da lei; dal suo sguardo sembra volermi tirare uno schiaffo, ma almeno non sta più tossendo e possiede quel poco ossigeno che mi è rimasto. Con le sue dita tra i miei capelli, cado a terra perdendo i sensi.

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Spazio Autrice

Buonsalve ♡
A quanto pare sono ancora viva, e anche con moltiiiiiissime idee per questa storia. Non vedo l'ora di metterle in pratica *-*
D'ora in poi non aggiornerò dopo secoli, non preoccupatevi, e spero col cuore che i miei lettori non siano spariti a causa della mia lunga assenza. Detto ciò, continuo ad amarmi ♡
Questo capitolo lo dedico a kiadebby00

Un abbraccio, e ditemi cosa ne pensate del capitolo e del bacio *-*

CrystalScar23

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 10, 2016 ⏰

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