Una nuova amica: la Tenebra

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Passarono sei anni dalla nascita di Selene, la cerchia ristretta di Rhysand vide i suoi primi passi, sentì le sue prime parole "At...At" che arrivarono mentre agitava i pungerti verso il commosso zio Azriel e un offeso Cassian al suo fianco. La osservarono nei suoi primi tentativi di volo nel salone della casa di città con il suo iper protettivo fratello che si allarmava ad ogni sua piccola caduta. Guardarono gli anni passare e i compleanni susseguirsi fino al sesto compleanno in cui Selene entrò nella sala da pranzo con i suoi boccoli neri come la notte, una sottile striscia di pietre lunari che le circondava la fronte, e un vestito viola che le arrivava alle caviglie, scelto il giorno prima insieme alla sua adorata Mor.
Quando entrò nella stanza Cassiano si esibì in un profondo inchino dicendo "Buonasera mia principessa e benvenuta alla sua festa" provocando una dolce risata dalla bambina.
Il fratello le si avvicinò stampandole un bacio sulla fronte e si sedettero tutti a tavola, divorando l'eccellente banchetto, o meglio ciò che ne rimaneva dopo la voracità di Cassian...
"Ora i regali!" Disse la donna, dai capelli come spighe di grano, battendo le mani.
Si sedettero davanti al fuoco e Selene con un sorriso che le si allargava da un orecchio all'altro cominció dal regalo di Morrigan, una bellissima collana di rubini, in particolare la collana che attiró l'attenzione della bambina quando era nata da poche ore; poi toccó al regalo di Azriel e Cassian: un arco, intagliato appositamente per la sua statura, che i due zii avevano promesso di insegnarle ad usare a partire dall'indomani; poi la festeggiata prese il regalo di Amren: un libro di rune antiche che si era offerta di insegnarle.
Infine il fratello tirò fuori un piccolo pacchetto che venne immediatamente scartato, e la bambina si trovò davanti a una pietra di ametista grossa come una noce e con dei fili di oro grazie ai quali poteva essere applicato sul dorso della mano.
"Somiglia a quelle che hanno zio Cass e zio Az" disse la piccola meravigliata. "Esattamente. Ora somigli a una vera e propria guerriera Illyrian" aggiunse il fratello dandole un buffetto sul naso.
A fine serata Selene tornó nella sua camera, fiera dei suoi regali, e giocando ad essere una guerriera Illyrian che aveva appena vinto il Rito di Sangue indossando il suo sifone e brandendo il suo pugnale; ma il gioco terminó quando sentì un lieve sussurro "liberami..".
Si girò di scatto, stringendo il piccolo pugnale..."liberami"......"Selene".....e poi silenzio.
Decise di mettersi a letto, tenendo il pugnale sotto il cuscino e l'imitazione del sifone stretto nel piccolo palmo fino a quando chiuse gli occhi e si addormentò.
Sognó una biblioteca, un paio di occhi rossi che la guardavano, ombre che si agitavano in maniera indistinta intorno a lei, l'ombra con occhi rossi le si avventò addosso e con un urlo si sveglió.
Il fratello fu nella sua stanza in meno di qualche secondo, "cosa è successo raggio di luna?" chiese con aria preoccupata.
"Solo un brutto sogno" disse la bambina con respiro affannato; passò la notte rannicchiata tra le braccia del fratello e avvolta dalle sue ali.
La mattina dopo appena sveglia scese per colazione trovando solo Amren e Mor, diede loro il buongiorno e passò alla domanda che ha occupato i suoi pensieri tutta la notte "Zia Amren posso andare in biblioteca?" .
La seconda in comando guardò la nipote con i suoi argentei occhi curiosi e rispose "Certo ti ci accompagno subito."
Scesero nella profondità della casa fino ad arrivare alla biblioteca dove una donna che aveva il viso completamente coperto si scambiò dei biglietti con Amren e con un cenno di assenso guardò nella direzione di Selene e le indicò la biblioteca, facendole intendere che poteva andare dove voleva.
"Ti vengo a prendere tra qualche ora, se hai bisogno di qualcosa ci sono le sacerdotesse." E salutò la piccola con un occhiolino.
Selene guardò con aria interrogativa la donna all'entrata e notò le mani completamente deformi, come se fossero state rotte in più punti; pensò fosse meglio non indugiarvi lo sguardo oltre e decise di ficcanasare un po'.
La biblioteca era semplicemente una biblioteca, come si aspettava, nessun paio di occhi rossi, ombre, niente di niente. Solo libri, polvere e molte sacerdotesse impegnate, che appena la notavano le sorridevano.
Scese diversi piani e non cambiava nulla, scese ancora e ancora fino a quando non sentì un freddo nelle ossa.
I capelli sulla nuca le si rizzarono. Lo stomaco in subbuglio. Qualcosa non andava.
Era indecisa se continuare ad andare avanti verso gli altri scaffali, ma sentiva una calamita che la trascinava giù e sempre più giù; continuò a indugiare fino a quando non si sentì osservata.
Due paia di occhi rossi la osservavano tra due libri posti nella libreria, la bambina indietreggiò spaventata, urtando contro la libreria dietro di lei.
"Cosa sei?" Chiese lei tremante.
Gli occhi rubino si avvicinarono lentamente uscendo dalla libreria, e l'oscurità che li avvolgeva si tramutò in un bellissimo lupo, ma non un lupo in carne ed ossa, un lupo nero come la notte ma inafferrabile come ombra.
"Non so cosa sono, sono fatto di oscurità, di ombra, di tenebra, come preferisci chiamarla. So solo che ti stavo aspettando da molto tempo. Il giorno della tua nascita mi sono risvegliato come da un sonno profondo e ho aspettato con pazienza che tu mi venissi a trovare."
La piccola sbatté più volte gli occhi e allungò una mano verso il grande lupo molto più alto di lei, e sentì un'affinità, come se un piccolo pezzo di se stessa fosse andato al giusto posto. "E come ti chiami?" Chiese.
"Con qualunque nome tu voglia chiamarmi" rispose il lupo di tenebra.
Selene pensò ai libri che la zia Amren le leggeva da piccola prima di dormire, e si ricordò di un racconto antico, risalente a prima dei signori supremi e di Prythian, risalente a un'antica civiltà che venerava divinità che combatterono contro un grande lupo nero di nome Fenrir.
"Ti chiamerò Fenrir, ti piace?" chiese con i suoi grandi occhi viola.
"Come desideri giovane figlia di Ecate ."
"Figli di chi?"
"Chiunque sappia parlare con la tenebra, chiunque sappia capirla e chiunque sappia comandarla a suo volere è una figlia di Ecate.
Te hai la notte che scorre nelle vene." Ci fu una breve pausa. "Arriva qualcuno"
Dopo pochi minuti Selene sentì dei passi dietro di lei e una folta chioma bionda spuntò dall'angolo della libreria "eccoti qui! Andiamo a pranzo ci stanno aspettando di sopra".
Selene ancora confusa si giró verso Fenrir ma si accorse che era scomparso, giró su se stessa ma non c'era traccia del lupo.
"Tutto bene Sele?"
"Si ....credo" disse la bambina con voce incerta; e prendendo per mano la zia si incamminarono verso la sala da pranzo mentre lei continuava a guardarsi indietro per cercare la presenza de lupo.

La corte di luna e sospiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora