Haley
La voce metallica di un altoparlante annuncia che il volo diretto a New York sta per partire, e che tutti i passeggeri si devono affrettare al gate numero 22 il più rapidamente possibile per imbarcarsi.
Lentamente, alzo lo sguardo sul cartello che segna il gate in cui mi sono fermata, per riprendere fiato, e realizzo che non ce la farò mai.
Perché io sono al quinto, e sono in tremendo ritardo.
Lascio scivolare dalle labbra un'imprecazione e ritorno a correre a perdifiato per tutto l'aeroporto, apparendo agli occhi di tutti come la sfigata di turno che non si è presa per tempo. Il che è vero, ma nemmeno il mio autista (ovvero mia sorella) mi ha facilitato la cosa.
La sua sfiga nel beccare tutti i semafori rossi è una maledizione vera e propria.
"Non ce la farò mai." piagnucolo ad alta voce, la valigia dietro di me che scorre liscia sul pavimento.
Poi lo schermo del mio cellulare si illumina e la foto di un ragazzo con un peluche di pikatchu in testa, capelli neri come la pece e uno sguardo infastidito, sostituisce parzialmente il mio sfondo, facendomi perdere un battito. Anche due.
Non adesso.
Ricontrollo il telefono per essere sicura, sperando in un miracolo divino che la chiamata me la sia solamente immaginata, ma la foto è ancora lì, e l'opzione di accettazione della chiamata pulsa di verde, come a volermi invitare a rispondere.
L'ultima cosa che voglio in questo momento è parlare con Logan, ma non posso ignorarlo. Uno, perché sono troppo debole per la sua voce. E secondo, è da quasi due mesi che non ci vediamo e le chiamate ormai sono l'unico modo per avere notizie dell'altro, fingere che lui sia ancora qui, accanto a me.
Oh quanto mi manca.
Con dito tremanti, accetto la chiamata, continuando intanto a correre verso il mio gate, sperando fino all'ultimo di arrivare in tempo. È la mia unica possibilità di rivederlo, dopotutto.
"Ehi Hal." mi saluta, quando mi porto il dispositivo all'orecchio, sperando che dall'altra parte della linea non si senta tutto il casino della gente intorno a me.
Nonostante fuori dalle grande vetrate il cielo si sia fatto sempre più scuro, l'aeroporto è pieno di vita, persone che camminano veloci, bambini che strillano capricciosi, intere famiglie che litigano su dove siano finiti i maledetti biglietti. Edio sono in mezzo a loro, il fiato corto.
Il fatto è, che Logan non sa dove mi trovo ora, né delle mie intenzioni. Contro le mie stesse aspettative, sono riuscita a tenere il segreto, seppur la mia capacità di mentire abbia bisogno di grosse ripetizioni. O ancora meglio, un miracolo. E sarebbe un vero peccato se lui lo scoprisse proprio ora.
Perché sto andando da lui, a New York, per il giorno di San Valentino, come la storia più cliché che possa essere trasmessa ai cinema in questo periodo.
Ma per lui questo e altro.
"Ciao vincitore del torneo di boxe più importante al mondo." non riesco a riesistere dal sorridere al nulla, sentendo lo sbuffo divertito dall'altra parte.
"Ma sentila. Sei più orgogliosa te di mio padre."
"Questo perché tuo padre è uno stronzo. E poi qualcuno dovrà pur fare il tifo per te, no? Ricordati chi è la tua fan numero uno quando salirai sul podio."
"Oh non mi dimenticherò di Ethan, stai tranquilla." l'ilarità nel suo tono ha la capacità di farmi sorridere come una stupida.
Un verso offeso tenta di lasciare la mia bocca, ma in realtà esce fuori qualcosa di più affannato.
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Compagni di Guerra | Raccolta di momenti
Short StoryTutto ciò che non riesco ad inserire nella storia principale: spin-off, one-shots, momenti, storie di universi alternativi...