Capitolo 1

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10 anni dopo...

Il leggero sgocciolio dell'acqua sulla pietra scandisce il tempo, la danza della fiamma sulla candela non basta ad illuminare la stanza in cui mi trovo. Quella poca luce però è abbastanza per farmi vedere l'orrore sulle mie mani sporche di sangue bloccate dalle catene e poco distante il corpo senza vita di un essere deforme. L'odore pungente che ne deriva misto all'odore di muffa ed umidità mi provoca un conato di vomito.

Quando anche l'ultimo conato di vomito si ferma sono circondata dalla mia bile, la sensazione di dolore che provo mi provoca un grido, ma dalla mia bocca escono solo dei rantoli sommessi. Non sono padrona del mio corpo, posso solo vedere attraverso i miei occhi e sentire attraverso i sensi, ma non muovermi o parlare liberamente. Sono come una lucciola in un vaso di vetro, viva ma pronta a morire. Gli occhi mi si chiudono istintivamente, quasi come per cancellare quella brutta sensazione, una consapevolezza si staglia nella mia testa: la morte.

Una piccola scossa mi fa saltare in piedi, non sono più al buio, non c'è l'odore né di muffa né di cadavere ma solo un odore viziato di tanti corpi estranei in una stanza. Al posto del buio ora c'è il sole fuori dalla finestra e una classe con tutti gli occhi puntati verso di me. Gli occhi che attirano di più la mia attenzione sono quelli della mia professoressa di storia, che non è per niente felice di vedere che stavo disturbando la sua importante lezione.

- Signorina Grayson, le pare il momento di schiacciare un pisolino?! Questa è una lezione seria! Non accetto questo comportamento nella mia classe, quindi se lei trova la mia lezione noiosa quella è la porta!-

-Mi scusi tanto professoressa Reverty, non accadrà più.-

-Certamente signorina Grayson, questo è il minimo, ora continuiamo l'argomento da dove si era interrotto...-

Le prime parole che mi escono dalla bocca sono scuse per tirarmi fuori dalla situazione, almeno stavolta avevano funzionato. Mi riaccomodai sulla sedia lasciandomi cadere sul quaderno su cui fino a cinque minuti fa stavo schiacciando un bruttissimo pisolino.

Dopo quella notte di dieci anni fa tutto era cambiato, gli incubi avevano iniziato a manifestarsi ogni notte. Incominciavano sempre con la medesima immagine, le mie mani ricoperte di sangue, mentre il luogo cambiava sempre e mai in meglio.

Una mano calda e famigliare accarezza i miei capelli attorcigliando una ciocca intorno alle dita lunghe e curate, distogliendomi dai miei pensieri. Alzo subito lo sguardo per incontrare due occhi verde smeraldo che risplendevano come l'aurora boreale in una giornata limpidissima, caldi e pieni di affetto. Gli occhi di Camy che riuscivano dove tre psicologi e altrettanti terapisti avevano fallito: calmarmi dopo gli incubi.

Non so se era per il fatto che assomigliasse ad una bambola di porcellana, con i suoi occhioni verdi, le labbra piene e i capelli biondo platino a caschetto che le circondava il viso perfetto, o per il calore che emanava, ma mi sentivo a casa con lei, è la mia unica amica, una sorella anche se non di sangue. Ero legata a lei come lei a me, sa dei miei incubi, sa come sono cominciati e sa che ogni volta è sempre peggio. Non le ho mai nascosto niente.

-Scusa, Iris non volevo farti spaventare.- La sua voce raggiunge le mie orecchie come un sussurro.

-Tranquilla, niente di grave- la rassicuro mostrandole un sorriso.

La sua testa fa un cenno di assenso prima di ricominciare a parlare:

-Stasera inaugurano un nuovo locale, il BLACK MOON, ti va di andare?-  nei suoi occhi c'è una speranza che ormai conosco bene, so già che se la risposta non fosse stata positiva mi avrebbe tormentato per i prossimi cinque giorni con questa storia, dicendomi che ci siamo perse un'inaugurazione da urlo. ed altre cose simili.

-Si, si va bene me lo hai già detto ieri, e la risposta è sempre si, andremo. Però con tutto questo entusiasmo mi aspetto una serata indimenticabile-, la mia voce uscì più assonata di quanto volessi ma la risposta fu comunque chiara per Camilla che iniziò a muoversi felice sulla sedia su cui era seduta rischiando di cadere a gambe all'aria. Quella scenetta mi strappò un sorriso, era bello vederla spensierata e felice per una cosa così banale come l'inaugurazione di un nuovo locale. A noi piacevano le cose più stupide, ci ricordavano che anche se tutto va storto un sorriso è sempre possibile.

-Tu dici sempre di sì poi ti devo trascinare come fossi un sacco, Iris. Se fosse per te staremo sempre a casa a mangiare.-

-Non è assolutamente vero! Mi piace uscire ma preferisco stare a casa a leggere o uscire a correre.-

Lo sguardo di Camilla diceva che stava per partire con una delle sue ramanzine sul perché stare in casa o correre non poteva essere la risposta a tutto, quando la campanella inizia a suonare sancendo la mia salvezza e la fine della giornata scolastica.

Raccolgo le mie cose per poi dirigermi con Camy verso il corridoio dove si trovano i nostri armadietti per lasciare giù i nostri libri, poi ci dirigiamo verso il parcheggio dove la sua macchina ci aspetta per considerare questa giornata di merda conclusa, almeno per quanto riguarda la scuola.

Camilla è la prima a rompere il silenzio che si era creato tra noi.

-Stasera ti passo a prendere verso le 20.00, vedi di essere pronta, sexy niente vestiti anti sesso, chiaro?!-

-Si, signor capitano, non la deluderò, metterò qualcosa di sexy, ma solo per te.- Un sorriso di felicità le comparve sulle labbra dopo quell'affermazione, contagiando anche me, ma scomparve appena raggiungemmo la sua macchina. Al fianco della sua Range Rover c'è un Mustang grigia, e so perfettamente di chi è quella macchina. Il mio sorriso come è apparso scompare, la macchina di Hunt mi porta un brivido tra il piacere ed il disgusto, lo odio per quello che mi ha fatto e per come mi fa sentire ancora.

La mano di Camilla mi si poggia sul braccio sinistro per cercare di consolarmi ma non riesco a distogliere i miei occhi dalla sua auto, nemmeno per trovare lo sguardo rassicurante di Camilla. Non ora, i suoi occhi sono troppo simili a quelli di Hunt.

Una risata troppo famigliare e piena di gioia arriva alle mie spalle, provocando un altro brivido più oscuro e costringendomi a rivolgere lo sguardo verso il terreno, il mio luogo sicuro in questo momento. Appena sento la sua voce più vicina il mio corpo decide di muoversi scappando nell'unico luogo sicuro in quel momento, la macchina di Camy. Fisso il tappetino sotto ai miei piedi come se fosse la cosa più interessante di questo mondo.

Dopo qualche minuto sento il rombo della sua macchina e il rumore della portiera dal lato del guidatore aprirsi e chiudersi. La voce della mia migliore amica mi dà il via libera per alzare lo sguardo.

-Per quanto hai ancora intenzione di evitarlo?-

Alzo il mio sguardo per trovare il suo e per poco non mi metto a piangere, devo resistere, mando giù il nodo in gola e faccio un gran respiro.

É.... così doloroso vederlo, vorrei solo scomparire!

Una lacrima sfugge al mio controllo lasciandomi un leggero segno sulla guancia,

-Non sei l'unica a soffrire ora, anche lui non sta bene dopo quello che è successo.-

Camilla dopo aver aggiunto quella semplice frase distoglie lo sguardo da me e accende l'auto, senza aggiungere altro, lasciando un enorme vuoto nei miei pensieri. 

Vita di un lupo a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora