Capitolo 6

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La testa fa male...

Il ricordo del lupo, l'ultima cosa che ho visto, il suo profumo mischiato all'altro di noci e vaniglia, la botta.

Apro di scatto gli occhi. La luce del giorno che entra dalla finestra mi accieca come un pugno.

Sbatto ripetutamente le palpebre fino a che non mi abituo alla nuova luce.

Guardo la stanza in cui mi trovo ma non riconosco nulla. La stanza ha il minimo indispensabile, pareti bianchi una cassettiera con un armadio e una piccola scrivania vicino alla finestra che punta su una foresta che non riconosco.

Alzo il piumino scoprendo un leggero pigiama, composto da dei pantaloncini e una camicina azzurrino.

Chiunque mi abbia portato qui ha avuto la briga anche di rivestirmi e di curarmi...

Provo a mettermi in piedi ma non ci riesco.

Ricado sul letto come un sacco di patate.

"per quanto ho perso i sensi se neppure le mie gambe mi reggono?"

Rimango a guardare per qualche minuto il soffitto prima di decidermi a riprovarci.

Le gambe iniziano a formicolare incessantemente ad ogni passo, lo sforzo immane per rimanere in piedi è quasi doloroso. Mi appoggio a qualsiasi mobile o muro mi sia vicino fino ad arrivare ad una delle due porte presenti nella stanza.

La apro ma scopro con grande delusione che è solo il bagno, la richiudo e mi dirigo subito verso l'altra porta.

Tiro un grande sospiro prima di aprire la porta color cenere.

Un lungo corridoio color crema e pieno di foto e di piccoli mobili mi accoglie, un netto contrasto con la stanza asettica in cui mi trovavo.

Seguo tutto il corridoio, fino a che due voci non risuonano nel vuoto lasciato dai miei piedi nudi sul parquet.

-Non è lei, lei è morta, dobbiamo metterci il cuore in pace.-

La prima voce sembra molto nervosa, quasi sul punto di esplodere da un momento all'altro.

-Sono identiche Ania, dobbiamo accertarcene.-

La seconda voce è sicuramente maschile, ha un tono prepotente...

Mi avvicino all'angolo della parete per sbirciare ma l'unica cosa che riesco a vedere oltre all'enorme tavolo e l'isola della cucina e la figura con enormi spalle che mi coprono interamente la visuale sulla figura femminile.

-Non è lei! É un pericolo tener...-

La voce femminile si ferma di colpo.

Non riesco a tirarmi in dietro in tempo prima di ritrovarmi quattro occhi ambrati completamente puntati su di me.

Il ragazzo del locale sembra quasi stupito, ma felice di vedermi in piedi.

Tutto il contrario della ragazza. La riconosco subito il suo profumo, la cicatrice sull'occhio sinistro, è il lupo grigio, quella stronza che mi ha ferito la gamba. Ora è una bellissima ragazza dai lunghi capelli grigi e un fisico mozzafiato.

-A quanto pare è sveglia Rick, ed ora è un problema tuo, io vado a chiamare gli altri, e ricorda dovrà scegliere lei.-

Il ragazzo di nome Rick mi copre la visuale sulla ragazza con i capelli grigi e si avvicini a me.

Mi tiro in dietro, ma lui mi ferma stringendomi il polso senza forza ma con una presa salda. Ci guardiamo per qualche secondo prima che il ricordo della sua lingua sulla mia guancia destra faccia capolino nella mia memoria, un brivido di schifo mi percorre tutta la schiena.

Vita di un lupo a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora