9.

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Simone era in cucina con sua nonna quando dalla porta di casa entrò Aureliano correndo, lo guardò da lontano mentre Jacopo, che aveva aperto la porta, venne scostato malamente di lato dal ragazzo che continuava a far vagare lo sguardo per la casa fino ad incrociare il suo.

«ma che caz- scusi signora Virginia buongiorno» la donna sorrise per il repentino cambiamento del ragazzo.
«buongiorno a te Aureliano»

Simone si alzò dal tavolo afferrando il migliore amico da un braccio e trascinandolo fuori in giardino, lo aveva chiamato poco prima per avvisarlo di quello che era successo venerdì sera e prima che Simone riuscisse a dire qualcosa oltre "il ragazzo di Riccardo m'ha menato", Aureliano gli aveva attaccato in faccia ed era corso lì di Domenica mattina.

«ma sei venuto in bici?»
«ma che cazzo te frega de come so venuto, guarda questo come t'ha ridotto la faccia»

Simone si buttò su una sedia e il ragazzo lo imitò poco dopo mettendosi vicino a lui.

«me dici che è successo?»
«Riccardo m'ha baciato alla festa»
«c'hai presente quando t'ho detto che dovevi accanná se andava oltre? Intendevo questo»
«ao te stai zitto? Non ho fatto nemmeno in tempo a staccarmi perché c'ha pensato il ragazzo suo con un pugno»

Aureliano si passò una mano sulla faccia e, per quanto potesse sembrargli preoccupato, Simone lo trovava comunque buffo perché cercò di immaginarsi come sarebbe stato se al posto di Manuel ci fosse stato lui a difenderlo, si era scelto il migliore amico più empatico e più goffo del mondo.

«e poi? gli hai menato?»
«gli ha menato Manuel»
«Manuel»
«si»
«ha menato a uno che ti ha tirato un pugno»
«si»

Aureliano annuì fissando il migliore amico sovrappensiero, Simone aveva pensato costantemente al riccio da quando aveva lasciato casa loro, quegli occhi nocciola non erano usciti per un secondo dalla sua mente e nemmeno quei tatuaggi sull'addome che trovava bellissimi, soprattutto perché fatti da lui. Sentì le guance arrossire quando rivide l'immagine del maggiore con i suoi vestiti addosso che sembrava così tremendamente piccolo ma così tremendamente sfacciato da fargli un occhiolino.

«credo mi piaccia»

Aureliano guardò Jacopo che si era appena poggiato allo stipite della portafinestra e poi guardò il fratello che sembrava parlare con se stesso più che con lui, o meglio, loro.

«ma chi?» fu Jacopo a parlare.
«Manuel»

Nel cervello di Jacopo si proiettò in automatico l'ipotetica reazione di Manuel a quella cosa e gli venne da ridere a pensare quanto fossero stupidi entrambi, era un mese che si gravitavano intorno e suo fratello si era svegliato solo dopo che l'altro aveva prestato di botte un ragazzo per lui.
Simone d'altro canto in quel momento aveva una confusione nella testa abbastanza palese, era la prima volta che gli interessava una persona così tanto e il fatto che Manuel pensasse a qualcun altro gli faceva venire delle fitte allo stomaco che non avevano niente a che vedere con le farfalle.

«ma non è etero?»
«gli piace uno»

Solo dopo quelle parole di Simone, che guardava distrattamente il giardino, Aureliano si girò verso Jacopo e capì dalla sua faccia che il suo migliore amico viveva palesemente sulla montagna del sapone, non c'era altra spiegazione al fatto che non si fosse accorto dell'interesse di una persona con cui passava intere giornate da un mese a quella parte.

«uno»
«Aureliá la smetti di ripetere quello che dico?»
«no, ripeto per farti rendere conto visto che da solo non ci arrivi»

Jacopo rise beccandosi un'occhiata confusa dal fratello che, nonostante le intenzioni dell'amico, non stava capendo niente comunque. In quell'esatto momento una testa riccia spuntò da dietro la sua spalla e due occhi marroni si puntarono su Aureliano.

Non te innamorá. | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora