4. CONCERN BEATS PRIDE

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KYLA'S POV

Erano circa le sette quando Talìa ci raggiunse al nostro solito parco che utilizzavamo come camuffamento per fumare spinelli, il Palham Garden.
“Hey ragazzi! Kyla, come stai?” -disse la rossa.
“Sto bene. Tu piuttosto, dov'eri finita?”
“Sono corsa a casa mia perché mia madre mi aveva chiamata per una commissione urgente da sbrigare.” -non mi convinceva per niente ma non risposi, e mi limitai a fare un altro tiro. La marijuana associata alla birra erano il mio miglior rimedio per eliminare lo stress.
Verso le 20:00 circa, mi feci riaccompagnare a casa perchè dovevo preparare la cena ai miei fratelli.
Rientrando, sentii Joshua parlare al telefono nascosto in un angolo.
“Sì, sono a casa. Cosa? Ora? E va bene, sto arrivando. A fra poco.” -furono le ultime parole che sentii prima di vederlo spuntare all'ingresso.
“Hey sorellina! Qu-quando sei rientrata?” -disse teso.
“Abbastanza in fretta da capire che stai uscendo. Dove vai?”
“Esco con amici! Ci vediamo più tardi.”
“Domani, vorrai dire.” -non mi considerò e afferrò il cappotto dall'attaccapanni uscendo senza aggiungere altro.
Volevo davvero capire cosa stesse combinando, purtroppo però gli elementi erano ancora troppo pochi, ma l'avrei scoperto prima o poi.
Passai per il salotto e notai Nathan e Tori giocare ai videogame, sporsi la testa e li salutai ricevendo pochissima attenzione.
Entrai in cucina e vidi Liam intento a guardare i cartoni. Lo salutai con un bacio sulla fronte e cucinai quello che c'era.
Il giorno seguente sarebbe stato più che pieno.
La mattina dovevo andare a lezione e il pomeriggio avevo le solite prove di hip-hop coi ragazzini del quartiere. Arrivata la mattina, dopo essermi accertata che tutti fossero andati a scuola, conclusi che ero in netto ritardo.
Mi lavai e vestii velocemente, un po' di trucco e i miei accessori, tutto total black come sempre, e uscii.
Mio padre non si era fatto vivo da ieri ed era stata la cosa migliore che avesse mai fatto, non volevo vederlo, mi aveva messo in guai seri.
Essendo in ritardo, decisi di prendere una scorciatoia che distava dieci minuti dalla scuola, ma non era molto raccomandabile. C'erano sempre tipi fatti o ubriachi e con la testa fusa, ma io non avevo paura per niente, dopotutto, amavo il rischio in tutto e per tutto. Ero davanti alla scorciatoia e notai una macchina posteggiata lì davanti, ma non ci feci troppo caso e continuai a camminare. Qualche metro più avanti, una figura appoggiata al muro si staccò e si avvicinò a me. Era un ragazzo che a occhio e croce poteva avere qualche anno in più di me, fece un ghigno e mi si avvicinò in modo minaccioso. Non impiegai molto a capire che mi stava aspettando.
“Ciao dolcezza.” -disse bloccandomi in un angolino.
“Che vuoi. Lasciami passare.” -lo spinsi superandolo, ma mi afferrò il braccio e con uno scatto violento attirò la mia schiena al suo petto, puntandomi un coltellino alla gola. Ero nel panico più totale, ma cercai di non farlo notare.
“Adesso ascoltami bene puttanella, quel ubriacone di tuo padre deve dei soldi al mio capo, e tu sei quella che sicuramente ne ha, perciò dammi i soldi che ci devi oppure la tua testa sarà appesa alla parete del rifugio dei Browns, chiaro?!”
“Lasciami andare pezzo di merda! Posa il coltello e ti faccio vedere io la testa mozzata di chi sarà!” -dissi minacciosa, ma fu un grande sbaglio.
Fece una grossa risata.
“Tu non sai contro chi ti stai mettendo...” -cominciò ad infilare il coltellino nel mio collo e a lacerarmi mentre con le sue grandi braccia mi teneva bloccata totalmente, urlai dal dolore e il bruciore intensi ma finì prima di quanto pensassi. Le mani del ragazzo mi mollarono e guardando davanti a me capii perchè l'aveva fatto.
Chris Meyers era lì, davanti a noi, mentre puntava una pistola.
“Hai fatto un errore madornale a toccarla pezzo di merda.” -disse guardandolo negli occhi minaccioso.
“M-mi deve dei soldi.”
“Le donne non si toccano, coglione!” -con una velocità inaspettata sparò un colpo accanto ai piedi del ragazzo che se la diede a gambe, lasciandomi lì, tremante. Chris a quel punto mi si avvicinò.
“Ti ha fatto del male Kyla?”
“Sto bene.” -dissi scossa. Mi scrutò attentamente e mi alzò il mento con le dita notando la ferita sotto al collo.
“È solo un graffio. Forza, vieni con me.”
“Devo andare Meyers.” -dissi ancora confusa da quella situazione.
“Senti, quel tipo stava per farti davvero male, perciò se non vuoi rischiare la pelle finiscila di fare la stronza e seguimi, okay?”
“Andiamo.” -dissi senza aggiungere altro. Mi aveva salvata...ma perchè? Salimmo in macchina e ci dirigemmo fuori ad una casa molto carina e semplice che immaginai fosse la sua.
Uscimmo dall'auto e Chris inserì le chiavi nella porta, per poi aprirla ed entrare.
“Hai intenzione di entrare o devo trascinarti?” -disse il biondo.
“Questa è casa tua?” -dissi entrando e scrutandola bene. Era davvero carina e arredata con il bianco e il nero in modo moderno.
“Sì. Vieni di sopra che ti disinfetto la ferita.” -lo seguii e entrammo in un bagno dove prese un kit di pronto soccorso e cominciò a disinfettare il taglio.
“Quel bastardo, poteva ammazzarti. Che è successo?”
“Era dei Browns, voleva dei soldi.” -risposi ritraendomi alla salvietta disinfettante per il bruciore.
“Hai chiesto dei soldi ad un banda che nemmeno conosci? Ma che ti dice il cervello?”
“Non sono stata io, brutto idiota. È stato mio padre.”
“E non poteva chiederli a te?”
“Questi non sono affari tuoi.”
“Okay scusa, sta' calma però. Ecco...finito.” -toccai il punto dolente coperto da un grosso cerotto.
“Uhm...grazie Meyers. Senza di te, sarebbe finita...male.” -avevo sempre avuto difficoltà a chiedere scusa, ma questa volta, era più che essenziale.
“Già.” -i nostri visi erano improvvisamente vicini, troppo.
Lui cominciò a guardarmi intensamente, poi passò lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra. Inspiegabilmente sentii la forte voglia di baciare le sue labbra quando le guardai, e sapevo che anche lui lo voleva. Confermai che lui sentì lo stesso quando con uno scatto afferrò il mio viso fra le mani e cominciò a baciarmi con foga. Poggiai le mie mani sul suo collo e approfondii il bacio, ma solo per alcuni secondi fino a che realizzai cosa realmente stavo facendo.
Mi staccai velocemente e mi alzai dandogli un sonoro schiaffo.
“Ma che cazzo fai? Sei impazzito per caso?”
“Ma che cazzo dici, hai acconsentito!”
“Sei tu che mi hai baciata! Non osare mai più avvicinarti o ti tiro un secondo calcio nelle palle, hai capito?”
“Tu sei una maledetta pazza, ci sei stata dannazione!”
“Vaffanculo!” -fu l'unica cosa che riuscii a dire essendo a corto di parole prima di lasciare frettolosamente quella casa.
Appena uscii fuori la voce di Chris mi fermò.
“Dove credi di andare ora?” -disse correndo verso di me e facendomi girare afferrandomi un braccio.
“A casa.” -ribattei secca.
“Tu non vai da nessuna parte senza me.”
“Pff, ma chi ti credi di essere eh? Pensi che sia quella tipa che ascolta il primo stronzetto di turno che alza i toni? Ti sbagli.”
“Adesso ascoltami, se non fosse stato per il mio arrivo tu adesso saresti agonizzante in una pozza di sangue dietro ad uno squallido muretto, e quel bastardo è da qualche parte che ti sta cercando per minacciarti ancora. Perciò se non vuoi morire prematuramente, muovi quel sedere impertinente e parcheggialo sul sedile della mia auto.” -disse tutto d'un fiato con un tono molto arrabbiato, e si diresse all'auto. Decisi di mordermi la lingua e non obiettare oltre.
Christian era terribilmente fastidioso, odioso, irritante e coglione, ma aveva ragione e mi stava pure aiutando.
Entrammo in auto, e per tutto il tragitto ci fu un silenzio tombale accompagnato dai nostri tiri di sigaretta.
Appena arrivata aprii immediatamente lo sportello e feci per uscire, ma Chris lo richiuse sbattendolo forte.
“Aspetta.”
“Cosa c'è ancora?” -dissi spazientita.
“Non so perché sei passata per quella stradina oggi, penso che tu sia consapevole che lì corri dei rischi quindi sei completamente pazza, ma promettimi che non ci andrai un'altra volta. Questa volta ti è andata bene ma purtroppo non ci sarò sempre io a salvarti le penne.”
“Che fai? Ti preoccupi per me adesso? Nessuno lo ha mai fatto, quindi piantala col finto buonismo.” -dissi quasi per mascherare la strana sensazione di piacere che provai nel vedere quella preoccupazione da parte sua.
“Giuramelo e basta.” -disse duro.
“Okay.” -risposi semplicemente per poi aprire la portiera e avviarmi verso casa senza mai voltarmi indietro.

Steel [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora