Harry arriva da una famiglia problematica dove per anni il regalo di compleanno è stato la torta, e dove per fare la spesa aveva bisogno di sostenere due lavori; Louis è nato ricco, nell'ombra di medici e attori, sentendosi il secondo quando era sta...
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Inspira. Espira. Inspira. Espira.
Louis poggia la testa allo specchio e smette di torturarsi il colletto della camicia perché no, cazzo, non permetterà alla sua testa di mandare tutto a puttane proprio adesso. E' esattamente il peggior momento per iniziare a pensare che nessuno apprezzerà To Be A Wave. Perché poteva avere ripensamenti mentre lo scriveva, poteva avere ripensamenti mentre lo stampava e impaginava, anche mentre lo presentava ai produttori, anche alle prime scene del film, ma non alla fottuta prima lì a Los Angeles. Decisamente troppo tardi per dire a tutti che stava scherzando e che non era serio, nel dire che voleva fare lo sceneggiatore. Molti non l'avrebbero presa bene.
Dopo la Grecia, due anni prima, Harry aveva lasciato andare la cosa del film per un po', ma poi l'aveva ripresa in maniera delicata, mentre lo coccolava sul divano. ''Devi sederti'' aveva detto, baciandogli la mano, ogni nocca, falange e unghia ''E devi scrivere, amore mio. Qualsiasi cosa tu stia facendo, sono sicuro che è meravigliosa. E se non vuoi terminarla, sarà il nostro piccolo segreto. Ma in ogni caso io sarò sempre così fiero di te, Bovary'' aveva concluso, baciandogli la testa dopo avergli spostato i capelli. Louis aveva sorriso:
''Che fine ha fatto Psiche?''
''Io ci provo. Ma alcune abitudini sono dure a morire, lo sai? Non puoi dire che non abbia tentato fino all'ultimo'' si era difeso, mordicchiandogli il collo. Louis si era voltato nella sua presa:
''No, hai ragione. Ma'' Harry aveva aggrottato la fronte, a quella parola, e l'aveva incoraggiato con un'occhiata ''Possono andare male così tante cose.''
''E possono andare bene così tante altre, Lou'' aveva assicurato, scuotendo la testa mentre gli dava un bacio a stampo ''Pensa alla fine della nostra estate, alla premiere di Moonlight, e basta. Scrivi quando vuoi e mettiti di impegno una volta finita quella, piccolo. Hai così tanto tempo e così tanto talento che niente andrà da nessuna parte'' aveva assicurato, accarezzandolo ''Ti amo così tanto, Louis. Questo sicuramente non ha intenzione di scappare via.''
''Staremo bene'', aveva promesso Louis alla sua spalla, ed Harry aveva sorriso.
''Stiamo già bene.''
E quindi aveva passato l'estate come non aveva mai fatto: tranquillo, e con Harry. Dopo la Grecia e Ibiza (e lì era emersa tutta la differenza di personalità tra Niall e Louis, ma a quanto pare era Louis ad essere nella zona sana, la zona che aveva paura di Niall e di come non percepisse sonno, fame o qualsiasi bisogno che non fosse quello primario di divertirsi e andare in giro e bazzicare per tutta Ibiza fino ad aver visto ogni singolo centimetro della città), si erano chiusi in casa a godersi l'aria condizionata e a guardare i social che impazzivano per il semplice fatto di vederli insieme, Harry che solo per scherzare lo prendeva in braccio e lo portava in tutta casa, lo baciava e lo adagiava al muro, la sua bocca familiare contro la propria, che si cercavano. Non aveva mai sentito il corpo così in fiamme per qualcuno, il bisogno di sentire la voce di Harry gemere il suo nome, i suoi morsi sul lobo e sul collo, la sua lingua contro il palato, sul collo, sulle clavicole. Adorava avere uno spazio per tutti e due, una casa insieme, dove lui era di Harry ed Harry era suo. Aveva sempre vissuto il concetto di casa come un posto dove essere da solo, una copia slavata della casa in cui era cresciuto e dove in mezzo alla sua famiglia solo già lo era, ma non sarebbe successo più, non quando aveva Harry, Harry che aveva arredato la casa con lui e l'aveva portato oltre la soglia tenendolo in braccio, le labbra contro le sue mentre ridevano ad alta voce. Louis a volte si accuccia in quel momento (le mani di Harry addosso, l'odore di casa loro, il bacio che gli aveva dato) e sorride senza motivo.
