Ci sono le tue scarpe ancora qua ma tu te ne sei già andato
C'è ancora la tua parte di soldi in banca ma tu non ci sei più
C'è ancora la tua patente rosa tutta stropicciata
E nel tuo cassetto un libro letto e una Winston Blu. L'ho fumata.*
Manuel rientrò in casa, ignorando quel silenzio assordante che lo attendeva ogni giorno, cercando di canticchiare qualche canzone allegra che rispecchiava tutto fuorché il suo umore corrente.
La solitudine era sempre stato lo spettro orribile che incombeva nella sua vita, inevitabile e invadente solitudine che non perdeva occasione per guardarlo in faccia, con un sorriso macabro, ricordandogli che c'erano solo loro due.
Manuel aveva riempito la sua vita di attività da quando Simone non c'era più, la sua casa la vedeva soltanto quando era ora di dormire, e spesso cercava di non tornarci neanche per quello.
Quando ci tornava era perché si sentiva in grado di farlo, dopo qualche superalcolico di troppo e il bisogno impellente di una doccia calda.
Avrebbe preferito tapparsi gli occhi entrando, pur di non vedere quegli stivaletti color cioccolato nella scarpiera, graffiati appena nella suola di gomma, ricordandogli il posto dove era successo, ricordandogli esattamente il momento.
*
"A Simo' statte fermo, che me metti ansia così." Manuel cercava di tranquillizzare Simone, eppure non era la prima volta che prendeva un aereo. Per Manuel sì invece, e si stava per sentire male.
Simone era volato più volte a Glasgow, a trovare la madre, Manuel non aveva mai avuto occasione di volare e adesso che era arrivato il momento e la possibilità avrebbe voluto non averla.
E avere vicino Simone non era il massimo. Era ansioso a livelli altissimi, probabilmente la persona peggiore da avere vicino se avesse voluto stare tranquillo.
Ma a Manuel stare tranquillo non interessava, preferiva avere Simone vicino. Anche agitato, Simone gli andava bene in ogni modo.
E dall'agitazione si divincolò dalla presa della mano di Manuel, scusandosi con gli occhi e alzandosi, facendo muovere le gambe in modo nervoso.
E il più grande lo sapeva, Simone quando era teso doveva muoversi in qualche modo, doveva scaricare la tensione nelle gambe, nei piedi, in qualsiasi modo potesse fare.
E in effetti aveva preso a fare qualche passetto davanti a Manuel, per poi sedersi nella sedia davanti a lui, non facendo caso ad un pezzo di pavimento malmesso in cui rischiò di inciampare, guadagnando un graffio nella suola dei suoi stivaletti preferiti.
Imprecò un paio di volte accarezzando gli stivaletti come se fossero stati figlioli, sotto gli occhi divertiti del più grande, che grazie alla distrazione stava decisamente meglio.
*
Maledetti stivali, a Manuel non erano mai piaciuti e in quel momento gli facevano proprio rivoltare lo stomaco, ormai mangiato dai ricordi fin troppo nitidi.
Barcollò verso la cucina, dove lo aspettavano con ansia le bollette da pagare. Lo guardavano anche loro, con quel fare di chi si sente nella posizione di giudicare.