Ma, da quando Senna non corre più
Ah, da quando Baggio non gioca più
Oh no no, da quando mi hai lasciato pure tu
Non è più domenica
E non si dimentica*
La decisione di Manuel arrivò non appena toccò di nuovo casa: doveva affrontare ciò che era successo, in qualsiasi modo.
Probabilmente partire dal rimettere apposto sarebbe stata la cosa più dolorosa e al contempo efficace.
Si appoggiò alla porta di ingresso e scivolò a terra lentamente, come schiacciato da un enorme peso sopra la testa. Ma non era lì, il peso Manuel lo portava dentro l'anima, dentro il cuore che trasudava tristezza, troppa tristezza per una sola persona.
La scarpa di Simone era ancora dove l'aveva tirata. Un moto di rabbia e risentimento risalì in lui, montando dallo stomaco alla gola, uscendo in un singhiozzo strozzato.
Basta piangere, basta era il suo pensiero costante da giorni. Si sentiva così infimo, così nulla. Residui di una persona che una volta aveva vissuto, che adesso a malapena riusciva a sopravvivere.
Si fece un po' di coraggio, strofinandosi le mani nelle guance, cercando conforto in quella piccola carezza da sé stesso.
Si alzò in piedi e andò verso la scarpa, che ripose vicino agli stivaletti color cioccolato di Simone.
Qualche vetro delle varie cornici che aveva distrutto era arrivato anche lì alla porta di ingresso, ovunque Manuel si girasse c'era Simone, un ricordo sbiadito eppure ancora così vivido.
Impresso nella sua testa, marchiato nel suo cuore e nella sua pelle. Un ricordo indelebile, diventato amaro e inguardabile. Manuel stava arrivando alla conclusione che lui odiava Simone adesso, o perlomeno cercava di convincersi di questo. Odiava il modo in cui lo stava facendo sentire, odiava il fatto che lo avesse abbandonato e che avesse fatto in modo di rimanere comunque dentro quella casa.
Odiava le foto di ricordi rotti sparse per terra, ormai mutati in incubi.
Incubi che lo perseguitavano di notte e di giorno, li sentiva attaccarsi alle scapole, lacerandogli pelle e mente.
Proseguì nel salotto, dove per terra giacevano le foto e i residui di cornici accuratamente scelte da Simone per avere tutto coordinato con il resto. Perfettone pensò Manuel, tirando su un sorriso involontario al ricordo di un Simone impegnato nella scelta della giusta sfumatura di colore.
Gli mancava persino quello, nonostante quanto fosse stato infastidito quando Simone non si riusciva a decidere.
Gli mancava qualsiasi cosa di Simone, qualsiasi piccola sfumatura che si rimproverava ogni giorno di non aver colto. Qualsiasi piccola smorfia nel suo viso, ogni sorriso accennato.
Era come un drogato in astinenza, il suo pensiero non si staccava da Simone, da qualsiasi cosa potesse lontanamente riguardarlo.
Lo trovava in ogni canzone, in ogni frase di quelle che scorreva online, in ogni gesto della gente.
Qualsiasi cosa parlava di Simone alla sua testa, al suo cuore e alla sua anima. Il dolore che quel ragazzo gli aveva provocato era direttamente proporzionale all'amore che tutt'ora provava per lui.
Manuel, nonostante tutto, lo avrebbe accolto a braccia aperte se fosse tornato.
Si accasciò di nuovo per terra, ubriaco di mancanze, senza più nessuna certezza.
Raccolse una delle foto da terra, quella che prima era dentro alla cornice preferita di Simone. Ritraeva loro due, i loro volti sorridenti nella penombra di una serata pressoché perfetta dispersi in macchina nelle campagne toscane.