Un giorno, non so dirti quando, ci rincontreremo io e te.
Tu per la strada coi dischi, la spesa, io ancora ubriaco al cafè.*
Un anno. Un anno esatto passò dal giorno in cui Dante aveva portato via le rimanenze di Simone dalla casa di Manuel. Ed era stato chiamato come sempre ad essere quello forte, quando forte non si sentiva per niente.
E forse proprio per debolezza, nella casa che un tempo condivideva con Simone, non riuscì a rimanerci. Fino a che Luna rimase con lui era tutto più sopportabile, poi Luna era tornata a casa sua e Manuel si era ritrovato di nuovo solo.
Solo contro il mondo, solo contro i demoni immondi che gli perseguitavano i pensieri, solo con la mancanza fin troppo reale dell'altra parte di sé.
Così dopo appena due giorni da solo chiamò Luna con una proposta fatta con il cuore in mano, con ogni sentimento a nudo. "Se cerca casa insieme?"
E Luna in fondo al cuore lo sapeva che glielo avrebbe chiesto, lo sapeva che per quanto forte Manuel fosse, non sarebbe riuscito a portare quel mondo di dolore nelle spalle da solo. Aveva captato l'impellenza della richiesta e si era subito messa alla ricerca di un posto per loro due.
L'occasione le si era presentata qualche giorno dopo quando era venuta a sapere da un vecchio signore al bar che si trasferiva. Avrebbe messo il suo piccolo bilocale in affitto qualche settimana più tardi e sapere che Luna e Manuel lo avrebbero preso fu per lui una gioia- anche perché era sicuro che loro stessero insieme da quando li aveva visti per la prima volta.
Così, un mese dopo Manuel e Luna si erano trasferiti in quell'appartamento che si era riempito di comprensione e piano piano anche di risate e di una ritrovata spesieratezza che scaldava i cuori ad entrambi. Altre volte una piccola nuvola si posava sopra di loro, tuonando di malumore e di qualche sonora litigata che grazie a Luna finiva sempre in bene, davanti alla televisione con una commedia stupida, una vaschetta di gelato e due cucchiai.
E quella domenica mattina, Manuel era reduce da una sbronza vergognosa dal sabato sera. Stupido, lo sapevi che avevi il turno di domenica mattina.
La testa girava più del normale, nessun caffè era riuscito a attutire il cerchio alla testa, che in quel momento gli sembrava più accentuato del solito, così si portò le dita alle tempie, massaggiandole. Il gesto non passò inosservato a Luna, però.
"Mo te prendi 'n succo de frutta e 'n oki che sta nella tasca della mia borsa. Vai a prende 'na boccata de aria qua fori ai tavolini, quando c'ho bisogno te richiamo."
Manuel la guardò grato di quelle attenzioni da mamma, con la sola forza di annuire e aprire i frigo per prendere un succo di pompelmo.
Si sedette stancamente al tavolo, abbandonandosi al sole tiepido che gli batteva in faccia, sperando di non dover rientrare più dentro al bar a lavorare. Prese gli occhiali da sole, inforcandoli velocemente nel viso. Sto sole ha già rotto 'lcazzo.
Si affacciò dentro al bar per urlare a Luna che sarebbe andato a fare due passi per riprendersi e lei acconsentì asciutta, sperando solo che tornasse presto e che non arrivasse il capo nel tempo in cui lui era assente.
Iniziò a camminare in modo storto senza una vera meta, speranzoso di perdere la brutta sensazione di mal di mare che lo assaliva ogni due minuti. Si guardava i piedi, controllando di andare dritto e perché in quel momento gli sembravano particolarmente buffi.