Questo capitolo contiene scene violente.
Leggere con cautela.
"Aiden, perché mio padre ti sta chiamando?" Evelyn ripetè la domanda nonostante conoscesse già la risposta. La ragazza aveva saputo da Tristan del coinvolgimento di Aiden nella parte più alta della gerarchia malavitosa, ma si sentiva tremendamente offesa per il fatto che lui non si fosse degnato di dirle nulla.
"Non credo siano affari tuoi, se non vuoi dirmi quello che è successo va bene, io..."
"Dovrei?! Spiegami il perché dovrei raccontarti quello che succede nella mia vita quando tu non fai altro che tenermi nascosto tutto! Lo sai che la fiducia deve essere reciproca, vero?!" Evelyn strillò, amareggiata dal suo atteggiamento.
"Lo so." Pronunciò il ragazzo, con voce bassa e seria. "Lo so benissimo che deve essere corrisposta."
Evelyn non sapeva se si sarebbe potuta fidare di lui; lei gli aveva permesso di guardare in faccia i suoi demoni, si era lasciata studiare, aveva accettato il fatto che lui avesse letto le sue confidenze, eppure, in quel momento, tutto ciò che era in grado di percepire, era come lui la escludesse completamente dalla sua vita.
Lei era convinta che lui non si fidasse di lei.
"Mi dispiace." Le disse lui, nel momento in cui lei si scostò da davanti a lui per raggiungere la porta.
"Non ti preoccupare, non ti ruberò altro tempo."
Aiden la afferrò per un polso, facendo attenzione a farlo nel modo più delicato possibile. "Non allontanarmi, Evelyn." Le disse tenendo i suoi occhi in quelli della ragazza. "Chiedimi qualsiasi cosa e ti prometto che sarò più che onesto con te, ma ti prego, non allontanarti da me. Insultami se senti il bisogno di farlo, prendimi a pugni, arrabbiati e gridami addosso, fai qualsiasi cosa tu ti senta di fare ma non andare via da me."
Il cuore della ragazza saltò almeno un paio di battiti prima che lei riuscisse a realizzare ciò che le era appena stato detto.
"Va bene, non lo farò."
"Io mi fido di te, Evelyn. È delle persone che abbiamo intorno che non mi fido, e così devi fare anche tu. Non ti devi fidare di nessuno, chiaro?" Aiden la stava supplicando, cercava di metterla in guardia anche da sé stesso, sopratutto da sé stesso.
Non avrebbe mai potuto guardarla negli occhi e dirle che la stava ingannando. Non avrebbe potuto raccontarle che aveva ricevuto il compito di tenerla d'occhio e di assicurarsi che sarebbe stata pronta quando sarebbe arrivato il suo momento di compiere ufficialmente il suo ingresso in quello che suo padre chiamava 'il mondo del lavoro'. Per Aiden lei non sarebbe mai stata solo qualcosa da sorvegliare, qualcuno da addestrare come un cane da riporto, qualcuno di cui sbarazzarsi alla fine. Evelyn era molto più di tutto questo, e lui si malediva ogni giorno per pensare alla ragazza in un modo differente da quello in cui avrebbe dovuto farlo.
La sua mano tornò ad incastrarsi tra i suoi capelli, accarezzandone le punte prima che lei si ritrasse dal suo tocco, quasi spaventata.
"Non devi avere paura di me, Evelyn. Sarei l'ultima persona che ti ferirebbe." Le disse, e lei gli permise di continuare con quel tocco che tanto la tranquillizzava.
"Puoi dirmi che cosa vuole mio padre da te?" Gli chiese, di nuovo, senza ottenere nessuna risposta se non un leggero tremore nel suo sguardo. "Aiden..."
"Dovrò andare a Manchester, sai che gli osservatori ci hanno chiamati e sai benissimo quali altri compiti avrò al di fuori di quello."
Il respiro di Evelyn rallentò e non seppe dire se fosse un bene o un male.
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𝑠𝑎𝑣𝑒 𝑚𝑒
RomanceQuesta storia contiene argomenti che possono urtare la sensibilità di alcuni di voi, come depressione, abuso, aggressione sessuale, stupro, tentativo di suicidio, trauma psicologico, autolesionismo e morte di personaggi. La lettura è consigliata ad...