TRENTASETTE

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"E se dormissi sempre qui?"

Evelyn se ne stava in piedi, proprio davanti alla grande finestra, scrutando impaziente il viale della villa nella speranza di veder sbucare chissà chi. Improvvisamente, un sorriso si fece strada sul suo volto e i suoi nervi si rilassarono nel momento in cui vide un paio di mani appoggiarsi al davanzale di fronte a lei, mentre abbandonava la sua schiena contro un petto che conosceva fin troppo bene.

"Ce l'ho ancora a morte con la tua amica per averti concesso di fare quello che hai fatto." Le sussurrò, appoggiando il mento sulla sua nuca mentre la sentiva sorridere.

"Dovresti essere arrabbiato con me, lei ha fatto solo quello che le ho chiesto di fare, farebbe qualsiasi cosa per accontentarmi."

Aiden abbassò lo sguardo sulla ragazza che teneva tra le braccia. "Ho fatto le cose peggiori di questo mondo e tu non mi hai mai fatto sentire sbagliato, credi davvero che potrei arrabbiarmi con te per questo?"

Lui aveva capito, non si trattava solo del fatto di piacersi, non era quello che lo spaventava, si trattava del fatto di capirsi, totalmente e incondizionatamente, si trattava di non avvertire i buchi neri, i vuoti, lo smarrimento.

Aiden avrebbe potuto dirle che aveva ucciso, torturato, lei non avrebbe mai lasciato la sua dannata mano.

"Basta torturati Aiden." Gli disse voltandosi nella sua presa per guardarlo negli occhi: fu quando lo vide distrutto che capì che non era lui l'oscurità, era essa un'ombra attaccatagli all'anima, e fu allora che desiderò che tutto il dolore che si portava dentro, tutti i sensi di colpa che lo assalivano, prendessero lei, liberando lui. "Hai fatto ciò che hai fatto per un motivo, per quanto sbagliato potesse essere, questa è la nostra vita, non l'abbiamo scelta, ma è quello che abbiamo."

Guardandola negli occhi, il ragazzo non sentì altro bisogno se non quello di tenerla ancorata a lui, di proteggerla anche a costo della sua vita. Dalla volta in cui si erano lasciati, le cose si erano complicate per entrambi, e lui non avrebbe mai potuto rischiare che lei fosse messa in pericolo un'altra volta. Evelyn gli accarezzò le braccia, per poi portare quel suo tocco vellutato sul viso del ragazzo, che sorrise a quel dolce contatto.

"Ti senti meglio?" Le chiese mentre le posava le sue labbra sulla fronte. "Dovresti riposarti, il viaggio è stato lungo e quello che è successo prima non è stato..."

"Sto bene, Aiden, non voglio che ti preoccupi." Disse.

"Resto dell'idea che dovresti riposarti, devi recuperare il sonno e..."

"Sto bene." Ripetè velocemente lei. "Veramente, ho tutto il tempo per dormire più tardi." Concluse, dandogli un piccolo e innocente bacio sulla punta del naso.

"Per la miseria..." Sbuffò Amy raggiungendoli in salotto. "Potreste evitare questo tipo di smancerie? Almeno quando sono nei paraggi? Tutto questo mi disgusta a livelli non indifferenti." Evelyn si lasciò scappare una leggera risata, abbandonandosi sul petto di Aiden che, a differenza della ragazza, non sorrideva nemmeno.

"Se non tieni chiusa quella boccaccia che ti ritrovi..." Cominciò.

"Aiden." Lo interruppe Evelyn, catturando il suo sguardo. Si studiarono per lunghi istanti mentre lei gli spostava le ormai lunghe ciocche di capelli da davanti agli occhi. "Cerca di essere gentile..." Gli disse, sorridendogli mentre ritraeva la mano, ma il ragazzo fu veloce ad acciuffarla e posarle un bacio sul dorso di essa.

"Sono gentile." Disse, sulla pelle della sua mano.

"Posso chiederti una cosa?" Domandò Evelyn, sentendosi lievemente in imbarazzo mentre non smetteva di osservare la barba incolta sul viso di Aiden.

𝑠𝑎𝑣𝑒 𝑚𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora