VENTITRÈ

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Evelyn era uscita per vedere l'alba, come le piaceva fare ogni volta che trascorreva del tempo in Cornovaglia; credeva che la vita scorresse in modo diverso laggiù.

Differentemente dalle altre volte, si recò sulle scogliere, rimanendo immobile sull'orlo di una di essere, meditando sul fatto che facendo un solo passo avrebbe posto fine alle sofferenze di tutti, compresa la sua. Guardò le onde infrangersi sulle rocce sotto di lei, chiedendosi per quale motivo questa sorte fosse toccata proprio a lei; le occhiaie sotto ai suoi occhi nocciola erano sempre più accentuate, così come le ossa sporgenti delle sue clavicole che tanto detestava vedere. Rifletteva sul fatto che fino a un mese prima era una semplice studentessa di letteratura mentre adesso non aveva nemmeno idea di cosa il futuro avesse in serbo per lei. Come se non bastasse, adesso era improvvisamente sbucato dal nulla un fratello di cui nessuno le aveva mai parlato e che lei non aveva nemmeno mai visto, nemmeno quando sua madre era volata lontano da lei.

Non si sarebbe mai potuta dimenticare di quel giorno: aveva sei anni e la pioggia cadeva copiosamente fuori dalla finestra della camera dei suoi genitori. Suo padre era andato a chiamarla, l'aveva presa per mano e l'aveva condotta al capezzale della moglie in modo che potesse salutarla per l'ultima volta.

"Sta piovendo, mamma."

"Si, amore mio, sta piovendo."

"Stai andando via?"

"Credo di si, Evelyn."

"E quando tornerai?"

"Non potrai vedermi, ma sarò sempre insieme a te, ogni volta che pioverà, vuol dire che starò svuotando la mia vasca da bagno."

"Ti voglio bene, mamma."

"Ti voglio bene anch'io, amore mio."

Da quel giorno era rimasta da sola ad affrontare tutto, a subire le violenze, ad incassare le botte e gli insulti, le umiliazioni e la solitudine.

Tristan le aveva confessato che aveva un fratello e lei non riusciva a capitarsene: le disse che Nolan gli raccontò di suo fratello poco prima che lei se ne andasse via con Aiden, non sapevano molto a riguardo, solo che era scappato di casa quando era solo un ragazzino, facendo perdere le tracce di sé, ma c'erano ancora troppe cose che ad Evelyn non erano chiare.

Perché suo padre non le aveva mai detto di avere un fratello? Perché nemmeno sua madre lo aveva fatto? Ma soprattutto, per quale motivo si era fatto vivo in questo momento? Che cosa voleva da lei?

"Oh, per la miseria, Evelyn! Perché non mi hai detto che uscivi? Sono entrato in camera tua per portarti la colazione e il tuo letto era vuoto! Hai idea dello spavento che mi hai fatto prendere?" Tristan apparve da dietro le rocce, visibilmente affannato e provato dalla piccola arrampicata.

"Scusami, non volevo spaventarti. Sono uscita per vedere l'alba." Rispose, alzandosi in piedi velocemente, ancora scossa per lo spavento che aveva preso nel sentire Tristan improvvisamente.

Voleva solo rimanere da sola, senza nessuno accanto, aveva bisogno di capire come sarebbe andata la sua vita e, soprattutto, aveva bisogno di trovare ciò che suo padre aveva lasciato per lei.

Si sentiva come se qualcuno le avesse strappato l'ennesimo pezzo di cuore, sentiva di aver bisogno di quell'unico tocco che sapeva non avrebbe potuto avere, anche se Aiden le aveva mentito, anche se le aveva riservato parole di ghiaccio, si rifiutava di credere che lo avesse fatto per farle del male. La sua mente aveva bisogno di lui, e il ragazzo non abbandonava i pensieri di Evelyn nemmeno per un secondo: ogni giorno immaginava di sentire di nuovo le sue mani appoggiate sulla parte bassa della sua schiena, immaginava di poter guardare ancora quegli occhi che la osservavano attenti, seguendola ovunque andasse, gli stessi occhi in cui lei si perdeva, gli stessi occhi che avevano le stesse sfumature di quel mare agitato che aveva di fronte.

𝑠𝑎𝑣𝑒 𝑚𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora